ASSEMBLEA NAZIONALE DI NON UNA DI MENO


BOLOGNA 3-4 FEBBRAIO 2024 

Il 25 Novembre la Marea è risalita così alta da non poter essere contenuta. Il rifiuto comune e condiviso della violenza maschile sulle donne e di genere è risuonato nelle strade fortissimo. 
Con la stessa potenza vogliamo affrontare il percorso che ci porterà l’8 Marzo a scioperare contro la violenza patriarcale che ci uccide , il sistema economico che ci sfrutta e il genere che ci costringe.
Per organizzare la nostra Rabbia e i nostri Desideri, per costruire uno sciopero che sia di tuttx e per tuttx ci vediamo sabato 3 e domenica 4 febbraio a Bologna nelle aule dell’Alma Mater in viale Carlo Berti Pichard n.6 nelle aule A2, 1, 2 e C.

NB: Per tutt3 colore che avessero necessità particolari vi preghiamo di comunicarcele attraverso i canali social di Non Una di Meno Bologna o all’indirizzo mail nonunadimeno.bologna@gmail.com

Qui trovate il form d’iscrizione all’assemblea nazionale: 👇👇👇

FORM PARTECIPAZIONE ASSEMBLEA

Importante compilarlo in modo da facilitare l’organizzazione e la gestione dei tavoli di lavoro.

STRUTTURA DELL’ASSEMBLEA

Sabato 3 Febbraio

ore 10.30-13.00_Plenaria
ore 13.00-14.00 Pranzo
ore 14.30-17.00 Plenaria
ore 17.00-17.30 Pausa
ore 17.30-19.00 Plenaria

ore 19.00 Passeggiata arrabbiata
dalle 20 alle 23 secret party

Domenica 4 Febbraio
ore 10.00-13.00 Tavoli di lavoro
ore 13.00-13.30 Pranzo
ore 13.30-16.00 Plenaria conclusiva

Vogliamo che questa Assemblea Nazionale sia uno spazio di confronto libero e sicuro per tutte le persone che decideranno di prenderne parte, uno spazio di confronto per rafforzare la consapevolezza che ci spinge ancora oggi a pensare che lo sciopero transfemminista sia ancora lo strumento per contrastare la violenza. 

Ci vediamo a Bologna!
Amore e Rabbia
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TRACCE LABORATORIE

Assemblea nazionale 7-8 ottobre a firenze

Di seguito tutte le tracce delle laboratorie che si svolgeranno dalle 14 alle 17 nel pomeriggio di sabato 7 ottobre (QUI TUTTO IL PROGRAMMA).

Questo laboratorio parte dal fenomeno dei femminicidi, transicidi, lesbicidi, infanticidi, puttanocidi, per esplorare le pratiche messe in campo fin qui (come i riti dell’8 di ogni mese) e nuove azioni possibili di contrasto alla violenza. Inoltre, il laboratorio esplora la relazione tra Non Una Di Meno e Centri anti-violenza, per sviluppare percorsi di complicità e strategie organiche di risposta alla violenza. 

Questo laboratorio si ricollega al senso dei tavoli giuridico-legali sviluppati nei primi anni di NUDM. Nasce dal bisogno di tornare a essere puntuali, precise e concrete di fronte a uno scenario politico in cui proprio sul piano giuridico-legislativo si muove l’attacco ai corpi delle donne* e delle persone LGBTQIA+, non ultimo con il voto sulla GPA come reato universale. Vuole essere un laboratorio politico ma anche tecnico, attraverso cui individuare punti concreti, leggi e procedimenti su cui NUDM vuole intervenire attivamente come movimento. Sentiamo il bisogno di tornare a questo piano concreto e puntuale, che ci consenta di essere efficaci su più piani. 

Se la violenza è strutturale, abbiamo bisogno di intervenire sull’educazione. In questo senso, il laboratorio vuole muovere dal piano della denuncia e della risposta alla violenza, sul piano della prevenzione attraverso l’educazione. Vogliamo costruire un’educazione formale, non formale e informale all’affettività, alla sessualità e al consenso, che coinvolga tutte le fasce di età. Vogliamo condividere e implementare i saperi esistenti, le forme di intervento e le reti nel campo dell’educazione all’affettività, alla sessualità e al consenso. Di fronte agli attacchi sempre più violenti all’educazione alle differenze e la persistenza delle norme di genere, vogliamo costruire risposte non puramente difensive, ma in grado di intervenire efficacemente.

Questa laboratoria é dedicata a come decostruire la narrazione tossica della violenza da parte dei media, quali problematiche permangono, su quali canali di comunicazione. Inoltre, la laboratoria mira a costruire una nostra contro-narrazione, in termini di immaginario, parole e analisi del fenomeno, che sia in grado di essere efficace a livello comunicativo anche attraverso i nostri canali. Ad esempio, i movimenti femministi in Italia nel 2007 sono riusciti a rendere la parola “femminicidio”, fino a quel momento quasi inesistente, la parola usata dai media nei casi di violenza di genere. La laboratoria vorrebbe individuare un obiettivo altrettanto concreto che sia realmente in grado di modificare la narrazione esistente sulla violenza di genere. 

Questa laboratoria vuole essere un luogo in cui riflettere sul modo in cui sessismo e violenza si sviluppano nei luoghi di elezione, come le comunità, i gruppi amicali, i movimenti. Proprio all’interno dei gruppi di elezione la violenza si manifesta e viene affrontata in un modo che ancora ci spinge ad agire, per rompere il vincolo di omertà, complicità, ma anche per sviluppare strategie alternative al di là della falsa dicotomia punizione/assoluzione. 

 

Non Una Di Meno è un movimento transfemminista che si radica nelle condizioni sociali, economiche di violenza estrema che milioni di donne e soggettività non conformi subiscono. A partire da questo sguardo di “classe” vorremmo creare lotta, fiducia, pratiche. La dimensione materiale è centrale in questa fase neoliberale di crescente impoverimento, solitudine e marginalità, in cui come movimento vogliamo e dobbiamo rispondere. La carenza sistemica del welfare, aggravate dalla crisi pandemica, il progressivo smantellamento dei servizi, e il doppio carico di lavoro ricadono ancora sulle spalle delle donne e delle soggettività. Il legame tra sessismo e razzismo ancora influenza il mercato del lavoro, l’accesso alle risorse e la possibilità di vivere una vita vivibile. Attraverso la lente intersezionale, questa laboratoria si interroga sul contesto che viviamo, e sugli obiettivi concreti a cui guardare come movimento. 

Il laboratorio fa riferimento alla guerra sul corpo terra, sulle soggettività non conformi e sui corpi degli animali non umani. Intendiamo la guerra come fenomeno sistemico, che và dalla violenza carceraria, dei CPR, delle colonizzazioni, dell’estrattivismo, della repressione, alle guerre di occupazione, contro i popoli originari. Una guerra che riguarda anche la violenza delle norme etero cis, con conseguenze sull’autodeterminazione dei corpi che si sottraggono a queste norme. Una violenza specista che insegue, reclude, ingabbia, mutila, caccia, umilia e smembra le soggettività sfruttate per gerarchia di specie.

Sul metodo delle laboratorie

Tutte le laboratorie sono strutturate seguendo il metodo World Cafè, perchè questa metodologia?

Il World Café è un metodo efficace per dar vita a conversazioni condivise e costruttive, utile per stimolare la creatività e la partecipazione. L’obiettivo di questo metodo è di mobilitare in modo creativo pensieri e risorse, produrre apprendimento, condividere conoscenze e generare cambiamento. Stimola tutte le persone ad intervenire, dandone la possibilità reale in piccoli sottogruppi, e nello stesso tempo permette di scambiare idee e opinioni tra un gran numero di persone.

Come si svolge?

Ci si divide in gruppi da non più di 8/10 persone, con unə moderatorə per gruppo.

Questa metodologia parte da 3 domande/questioni chiave aperte e generative, che vengono affrontate in 3 round successivi. La terza domanda è sempre sulle pratiche. A titolo di esempio, 3 domande di un gruppo saranno:

I) Che cosa stiamo imparando dai sentimenti, desideri, bisogni, difficoltà vissuti in questo momento da Non una di meno e dai CAV, nell’affrontare i casi di violenza e nel costruire azioni ad essi connesse (8 di ogni mese, passeggiate ecc)? 

II) Quali punti di convergenza esistono tra Non una di meno e CAV, e che rapporto è auspicabile e funzionale costruire per supportare i CAV e potenziare le azioni di Non una di meno?

III) Che pratica immaginiamo per il 25N e l’8 di ogni mese per andare oltre la ritualità e coinvolgere la comunità, coinvolgendo sia NUDM che i CAV?

Ogni gruppo parte dalla prima domanda.  

A ogni round si discute nel proprio gruppo, lə moderatorə rimane fissə nel gruppo e prende nota dei contributi di chi partecipa su un grande foglio al centro. Attraverso la scrittura degli appunti sul cartellone prende forma il pensiero collettivo. Dei pennarelli saranno a disposizione di tuttə sul tavolo per collaborare scrivendo appunti e parole chiave, disegnando, facendo collegamenti, ma lə moderatorə deve tener presente che dovrà appuntare gli interventi in modo da poter fare una sintesi finale.

Terminato il round si fa un breve momento di pausa.

Poi le persone, tranne lə moderatorə, cambiano gruppo. 

Inizia un nuovo round a partire da una nuova domanda. 

Invitiamo ogni gruppo all’ascolto attivo e a assumersi la responsabilità che ogni persona che partecipa al gruppo intervenga almeno una volta. 

Ogni round dura 40 minuti, con 15 minuti di pausa, per un totale di due ore e mezza. 

Alla fine, lə moderatricə preparano insieme una unica sintesi finale della laboratoria a partire dalle discussioni di tutti i sotto-gruppi. La sintesi include una restituzione delle discussioni e la proposta di una pratica/gesto/azione da portarci a casa, per il 25 novembre (e non solo). 

ASSEMBLEA NAZIONALE 7 E 8 OTTOBRE A FIRENZE

Sabato 7 e domenica 8 Ottobre a Firenze si svolgerà l’assemblea nazionale di Non Una di Meno, in vista del 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere.

L’assemblea si svolgerà negli spazi del PalAffari, in Piazza Adua 1: https://maps.app.goo.gl/HcZtwHBTvzkRXBhK6


Dal 2016 il movimento femminista e transfemminista di Non Una di Meno scende in piazza per denunciare il fenomeno strutturale della violenza di genere e la piaga dei femminicidi. Lo facciamo con uno sguardo intersezionale, consapevoli delle molteplici dimensioni implicate nel modo in cui la violenza è agita e vissuta.

Quest’anno, più che mai, arriviamo carichə di rabbia all’autunno. Dopo settimane in cui si sono inseguite notizie di stupri di gruppo, femminicidi, violenza domestica, sessismo democratico. In un quadro politico nel quale le donne, le persone LGBTQIA+, le persone migranti, le persone povere, l’ambiente, sono sempre piú sotto attacco.

Vogliamo ripartire dal desiderio, perchè la nostra rabbia è una denuncia verso un mondo che detestiamo, ma anche la ferma convinzione di costruire orizzonti di liberazione.

“Se è possibile pensare “oltre”, noi vogliamo pensarlo”

[La Ragnatela]
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RESTITUZIONE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE NON UNA DI MENO – TUTTI I REPORT

Reggio Emilia, 29-30 Ottobre 2022


Di seguito tutti i link a tutti report della due giorni nazionale a Reggio Emilia. Selezionando la pagina che ti interessa troverai i documenti conclusivi di plenarie e tavoli tematici!

Plenaria Iniziale
Tavolo Violenza
Autodeterminazione
Tavolo Guerre
Tavolo Ecologie Politiche
Plenaria Conclusiva








Aspettando di vederci il 26 Novembre a Roma, buona lettura!

testo introduttivo ASSEMBLEA PLENARIA 29 OTTOBRE

Abbiamo aperto il testo della chiamata a questa assemblea nazionale, frutto di una discussione condivisa tra le assemblee territoriali di Nudm, assumendo gli scenari che ci troviamo di fronte oggi, profondamente mutati rispetto a quelli che hanno caratterizzato la nascita del nostro movimento di lotta, come base da cui partire per immaginare i nostri passi nell’immediato futuro ma anche per definire una prospettiva di più lungo periodo.
Se volgiamo lo sguardo alla prima travolgente marea transfemminista del 26 novembre 2016, non possiamo non rilevare come la situazione sociale e politica che stiamo vivendo presenti tratti impensabili fino a qualche anno fa, un vero e proprio passaggio epocale che ci interroga sul che fare in relazione all’inedito contesto e alla sfida (alle sfide) trasformativa che ci attende. Le parole chiave che abbiamo evocato nelle nostre più recenti discussioni sono state non a caso discontinuità, mutamento radicale, urgenza.

La guerra, le crisi sanitaria, sociale e climatica hanno impattato con la forza di un tornado sui nostri corpi e sulle nostre vite e non possiamo ignorare la centralità che esse assumono nell’analisi della violenza patriarcale, strutturale e sistemica contro cui ci battiamo fin dalla nostra nascita, e che ci impone di mettere e rimettere in discussione elaborazioni teoriche, chiavi di lettura, sguardi e prospettive, strumenti e pratiche. Tutti questi processi hanno reso la violenza patriarcale più intensa e pervasiva, e rendono più difficile raccogliere le forze necessarie per lottare contro di essa, ma anche più urgente che mai ripensare la nostra iniziativa per essere all’altezza di quello che abbiamo davanti.

– Il lockdown e la crisi pandemica hanno riportato al centro il tema della riproduzione sociale come fondamentale terreno di conflitto per chiunque voglia affrontare il tema della violenza strutturale e sistemica senza semplificazioni e riduzionismi.
Abbiamo assistito alla definitiva visibilizzazione del lavoro essenziale e di cura, gratuito o malpagato, denunciando la retorica della sua glorificazione mediatica in assenza di qualsiasi misura di riconoscimento degna di questo nome. Le impennate dei trend che ci hanno consegnato – e ci consegnano tuttora in modo incrementale – cifre da capogiro riguardanti la povertà assoluta e la povertà relativa ci parlano di un impoverimento crescente della popolazione che colpisce con particolare gravità donne, bambinə e lavoratrici precarie lgbtqia+.

La pandemia ha anche mostrato le sempre più evidenti difficoltà nell’accesso alla salute, conseguenza ampiamente prevista dei processi di privatizzazione selvaggia delle istituzioni della cura e del welfare “universalistico”, che decenni di smantellamento dei servizi pubblici hanno condannato ad essere escludenti e classiste (dobbiamo cominciare a riappropriarci di questi termini!).

La crisi pandemica è stata inoltre l’occasione per progettare e sperimentare la riorganizzazione in senso mercatistico e aziendalistico del sistema scolastico e formativo, sempre più schiacciato in logiche di potere e controllo da parte di un mondo economico e finanziario che intende garantire a se stesso la riproduzione di forza lavoro povera e funzionale ai propri obiettivi di profitto. Percorsi formativi standardizzati, la didattica a distanza, già ampiamente sperimentata durante la pandemia, strumenti di controllo dell’insegnamento/apprendimento quali la didattica per competenze, i sistemi di valutazione Invalsi (nella scuola) e Anvur (nell’università), l’ingresso nelle scuole, in veste di esperti, di

rappresentanti dei movimenti pro-vita e di sponsor aziendali, sono solo alcuni dei dispositivi di disciplinamento attivati.

– La crisi climatica sta accelerando e, come abbiamo scritto nel nostro appello, non è più solo lo scenario di un futuro imminente, ma un presente generato da un modello di sviluppo neoliberista, patriarcale e predatorio segnato dalla violenza, dallo sfruttamento dell’ecosistema e del lavoro, che minaccia la vita stessa. La guerra ha posticipato indefinitamente piani di transizione ecologica già insufficienti e orientati al profitto, e di fronte abbiamo la sfida di articolare un discorso femminista e transfemminista all’altezza del conflitto ecologico in corso.

Il tema della riproduzione ambientale ed ecologica si propone con forza e con modalità diverse rispetto al passato, interrogandoci su come costruire collettivamente, secondo una prospettiva antipatriarcale e transfemminista, le condizioni per respingere i diktat della guerra, che impongono sacrifici insostenibili e decretano l’archiviazione dei già insufficienti processi di “riparazione” ambientale avviati, rischiando di chiudere il campo di scontro della lotta globale per la giustizia climatica e quello aperto con la pandemia sul terreno della salute.

– La guerra, come esito ultimo della crisi della globalizzazione, assume i connotati di un evento/processo che sconvolge e ridefinisce la mappa geopolitica ed economica mondiale attraverso la corsa al riarmo e la minaccia atomica, la stretta autoritaria e antidemocratica che colpisce innanzitutto i corpi di donne, migranti, persone LGBTQIA+ e lavoratrici, utilizzando l’approvvigionamento energetico come una delle leve principali.
L’incremento dell’inflazione, che colpisce non solo l’Europa ma sta letteralmente esplodendo nei paesi dell’Est, raddoppiando o triplicando i prezzi nel giro di pochi giorni, significa che la povertà sarà una condizione sempre più diffusa, lo sfruttamento del lavoro gratuito e salariato delle donne nelle case sarà ulteriormente intensificato, le “rimesse” saranno radicalmente impoverite minacciando la sopravvivenza delle famiglie dei migranti.
La guerra russo-ucraina, come tutte le guerre attive o latenti sul pianeta, legittima la violenza sessuale sulle donne socialmente tollerata e la repressione e la cancellazione dei diritti delle persone lgbtqia+ .
I profughi ucraini, prevalentemente donne, sono oggetto di forme di sfruttamento estremo e la guerra è diventata un alibi per instaurare nuove gerarchie tra i migranti.
Il contraccolpo patriarcale transnazionale, alimentato dai discorsi autoritari che prescrivono alle donne i ruoli di mogli e madri di famiglia, le misure e le campagne anti-gender, gli attacchi alla convenzione di Istanbul, le misure antiaborto, tutto converge per consolidare e inasprire la divisione sessista del lavoro e attaccare quei movimenti che mettono in discussione la famiglia patriarcale come nucleo di riproduzione sociale dei sistemi neoliberali e capitalistici. Anche il patriarcalismo reazionario del nuovo governo italiano, che fa della famiglia il perno della riproduzione sociale e della stabilizzazione del mercato, va letto in questa cornice.
La guerra in Ucraina evidenzia in particolare come la posta in gioco oggi, in uno scenario in cui la guerra sta esacerbando la violenza patriarcale, moltiplicando gerarchie e differenze, dividendo le nostre lotte, è come riattivare un’iniziativa politica transnazionale femminista e transfemminista per modificare profondamente le attuali condizioni di riproduzione sociale e le nostre condizioni materiali di vita.

In tutto questo l’affermazione elettorale della destra razzista, antiabortista, familista e ultraconservatrice ci consegna un governo che, al di là delle dichiarazioni “ufficiali”, sta agendo alacremente, sopra o

sottobanco, per depotenziare il diritto all’aborto e sopprimere gli spazi di autodeterminazione delle donne e delle persone lgbtqia+, per svuotare, quando non sopprimere, i percorsi di affermazione di genere, di liberazione dalle oppressioni delle norme imposte dal sistema per tuttə.
Un governo che, prima ancora di costituirsi, ha alimentato a dismisura la propaganda razzista preparandosi a perseguire l’obiettivo della chiusura dei confini. Che vuole programmaticamente ridurre le tasse ai ricchi ed eliminare strumenti già minimi e insufficienti di autonomia economica, come il reddito di cittadinanza. Che già nella sua composizione e nell’immaginario che evoca attraverso le provocatorie denominazioni che ha dato ai suoi ministeri (della famiglia, natalità, e parità di genere, etc.) riproduce uno schema sociale profondamente patriarcale, iniquo e classista. Un governo che nel suo profilo internazionale allinea l’Italia al clima culturale e al programma politico reazionario e autoritario di Polonia e Ungheria, affermando un’idea di fortezza Europa sovranista e razzista.

Il modello caro ai clerico-fascisti, che promuove la triade Dio-Patria-Famiglia in funzione repressiva e liberticida, non è più il fantasma che si aggirava a Verona e in alcune aule regionali (vd. Regione Emilia-Romagna) nel 2019, ma si incarna oggi in un disegno di governo del paese già in atto e ha le orribili fattezze di uomini e donne ultracattolici e fascisti – oggi uomini e donne “governativi” e “istituzionali”-, Fontana, La Russa, Roccella…

Ed eccoci qui, di fronte a uno scenario e a un clima politico e culturale non solo profondamente mutato ma decisamente avverso alle nostre istanze, a tessere di nuovo il nostro discorso politico ripensandolo, dopo sei anni intensi di lotte del movimento femminista e transfemminista, attraversati da accadimenti anche estremi, qualcuno sicuramente non prevedibile e non previsto.

Riprendiamo qui le parole condivise del nostro appello.
Ripensare il discorso politico non può prescindere dal ripensare e rilanciare pratiche e forme organizzative adeguate alle sfide del presente, in grado di agire i conflitti sui territori e nello spazio politico pubblico, non solo sul terreno della resistenza ma per costruire nuovi immaginari che partano dai nostri bisogni e desideri.
Non può sfuggire dall’interrogarci sul moltiplicare convergenze e costruire percorsi e orizzonti comuni a partire da un approccio intersezionale fondato sulla materialità delle nostre esistenze, dal riconoscimento di privilegi e oppressioni che le percorrono, dall’attraversamento e dalla moltiplicazione di spazi di espressione politica larghi, non identitari nè appropriabili.

Chiamiamo donne, persone lgbtqia+, persone migranti e razzializzate, precariə, disoccupatə, attivistə per il clima e chi si riconosce in queste urgenze a costruire insieme le lotte per i mesi futuri e la mobilitazione nazionale del prossimo 26 novembre.

Facciamo risalire la marea verso e oltre il 26N. Tuttə insieme, Non Una Di Meno!!!

Tocca il titolo che ti interessa per leggere il report

Plenaria Iniziale
Tavolo Violenza
Autodeterminazione
Tavolo Guerre
Tavolo Ecologie Politiche
Plenaria Conclusiva

TAVOLO VIOLENZA E AUTODETERMINAZIONE – ASSEMBLEA NAZIONALE 29-30.10.2022

LAVOLO VIOLENZA E AUTODETERMINAZIONE

Ecco le tracce dei tavoli di discussione per l’ ASSEMBLEA NAZIONALE di NON UNA DI MENO a Reggio Emilia!

Lo scoppio della guerra in Ucraina lo scorso 24 febbraio ci ha travoltə mentre ancora raccoglievamo i cocci della pandemia e della sua disastrosa gestione. Il successivo otto marzo, giornata di sciopero transfemminista transnazionale, siamo scesə in piazza sostenendo che “la guerra è la più alta espressione della violenza patriarcale”, per rivendicare la nostra scelta di essere fuori dai binari imposti, rifiutandoci di prendere parte all’uno o all’altro schieramento, consapevoli che la guerra del capitale colonialista, in qualsiasi parte del mondo venga combattuta, ricade rovinosamente sulle vite delle popolazioni, a partire da chi è in situazione di maggiore oppressione sociale ed economica.

Durante il nostro sciopero, e in questi mesi che si sono succeduti, abbiamo dichiarato in ogni piazza la nostra ferma e convinta “opposizione alla guerra, al patriarcato, all’autoritarismo e al militarismo” e al loro legame con il capitalismo classista, razzista e abilista che tutto e tuttə usa e consuma. Sappiamo anche che è la violenza patriarcale il filo rosso che attraversa e collega tutti gli spazi che viviamo, pubblici e privati. Una violenza che si esprime in molteplici forme: intrafamiliare, lavorativa, economica, psicologica; violenza sui corpi, violenza climatica e ambientale, violenza sulle libere soggettività.

Il conservatorismo europeo e mondiale ha stretto la sua morsa rendendo ancor più evidenti ed esplicite le politiche che alcuni Stati perseguono: un familismo basato sulla rigidità dei ruoli binari padre – madre e che si riferisce a un modello ipotetico di “famiglia tradizionale”, ma che nella realtà costruisce il modello di famiglia mono nucleare eteronormata funzionale al capitalismo; l’imposizione della maternità che prende in considerazione le persone con utero come strumento di concepimento ma non considera la genitorialità; una forte misoginia espressa nella narrazione di donna-vittima da proteggere; la crescente omolesbobitransfobia e, ribadiamo, misoginia che vede nell’impedimento di scegliere sui nostri corpi e sulle nostre vite l’intento di governarci e controllarci; l’incedere bellicista della corsa al riarmo con la guerra che così permea dai luoghi di conflitto ai nostri territori.

La sensazione di impunità che moltə cittadinə provano dal risultato elettorale, sta facendo sì che diventi sempre più sfacciata e violenta la difesa e la rivendicazione dell’intramontabile orizzonte ideologico fascista: “dio, patria, famiglia”. Abbiamo chiaro di non aver avuto mai governi definibili femministi né alleati, ma è altrettanto chiaro che il livello diffuso di conflitto nei nostri confronti è destinato a crescere, sia politicamente che socialmente, così come la nostra oppressione.

Il governo fascista ultra-conservatore esprime il suo programma politico reale attraverso l’istituzione di ministeri e ministri i cui nomi non lasciano dubbi sugli intenti: e ancora e di nuovo, sotto attacco siamo noi. Siamo noi, donne che rifiutano di essere vittime e madri, persone razzializzate, persone appartenenti alla comunità LGBTQIAP+ che rivendicano la propria esistenza e pretendono diritti, migranti costantemente criminalizzatə e respintə da confini armati, persone con abilità differenti e quindi non performanti secondo la prospettiva del capitale ultra conservatore, e tuttə coloro che il sistema eteropatriarcale dell’uomo bianco etero e cis addita come da raddrizzare, riallineare, cancellare o semplicemente usare.

💥Al loro agire continueremo a rispondere che il nostro posto nel mondo siamo noi a deciderlo e che qui, come in ambito transnazionale, la lotta femminista e transfemminista si è già messa in moto: in Iran dove coraggiosissime giovani donne sfidano lo stato teocratico e fascista; in Siria del Nord e Iraq dove le compagne continuano a difenderci tuttə da un modello di mondo che non ci appartiene e non vogliamo più, perdendo spesso la loro vita in nome dell’uguaglianza tra le genti; negli USA dove le persone con corpi gestanti non hanno paura di dire “abbiamo sempre abortito, continueremo a farlo, che vi piaccia o no”; in Polonia e in Ungheria dove la resistenza di chi si oppone a leggi misogine e omolesbobitransfobiche è sempre più aspra. E le sorelle in Afghanistan, Palestina, Sud America, Africa da sempre e sempre di più lottano per la loro autodeterminazione e per difendere loro i territori.

In questo momento #nonunpassoindietro deve essere la base da cui partire per rilanciare le nostre idee, le nostre parole, le nostre pratiche, le nostre rivendicazioni. L’intersezionalità, che è fondamento di Non Una di Meno, deve essere ribadita con decisione e spiegata con parole chiare, che possano arrivare fuori dal movimento. È il momento di costruire alleanze e reti che permettano, tra le altre cose, di rendere visibile quanto la violenza patriarcale sia strutturale e infestante.

🔥 Andiamo verso un 26N che non dovrà essere una ritualità, ma dovrà rappresentare il culmine di un percorso fatto insieme, costruito collettivamente e rappresentato su tutto il territorio in maniera univoca. Sulla base di queste premesse, in prospettiva del 26N e oltre, ci poniamo diverse domande per riflettere in modo condiviso e collettivo su quali strumenti costruire, quali strategie e intersezioni di lotta attuare, quali nuovi inediti immaginari creare per essere anche noi parte di questa resistenza e lotta femminista e transfemminista globale, per cacciare indietro ogni tentativo di decidere per noi, su di noi, contro di noi.

Per combattere tuttə insieme quello stesso nemico che si manifesta sotto varie spoglie e forme: il patriarcato e la violenza insita nella sua propagazione. Ma anche per immaginare insieme il mondo per come lo vorremmo davvero, per dover smettere di difenderci. Partendo da quel concetto di autodeterminazione che significa per noi partire da sé, per costruire un mondo che comprenda l’esistenza e l’espressione di tuttə.

La violenza maschile contro le donne e di genere nel nostro paese continua a crescere. I femminicidi e i trans*cidi, raccontati ad oggi dal nostro osservatorio, non sono percepiti come un problema sociale e culturale ma come un aspetto del pacchetto “violenza, sicurezza, immigrazione”, dunque:

• Quali nuovi strumenti darci per superare questa visione, sempre più diffusa, nell’opinione pubblica? Come portare alla luce le contraddizioni sulle quali la logica securitaria vince su tutto, anche quando quel tutto sono le nostre vite? Come portare in evidenza i dati reali delle violenze in Italia e sottrarre così la violenza di genere dai temi della propaganda razzista e fascista?

• Quali nuove alleanze intessere, su quali obiettivi, con vecchi e nuovi complici (C.A.V., realtà femministe e comitati territoriali)?

• Come riaffermiamo in questo contesto, nazionale e transnazionale, che noi donne e libere soggettività non vogliamo “essere salvate” o che ci venga detto come e cosa ci farebbe stare in salvo, ma che si impari a riconoscere gli strumenti di fuoriuscita dalla violenza e autodeterminazione che abbiamo e stiamo costruendo in autonomia?

• Come condividiamo fra noi e oltre noi gli strumenti di sottrazione alla violenza e di sostegno reciproco?

• Come reagire collettivamente di fronte alla violenza istituzionale che si attua sui confini, nei tribunali, nelle questure, presso i servizi sociali e nella scuola?

• Le prime proposte di legge/modifica di legge di questo governo sono tutte rivolte ad arginare, impedire, finanche criminalizzare la scelta libera e la consapevolezza sui nostri corpi e sulle nostre vite, con un attacco frontale al diritto di aborto. Come rendiamo l’autodeterminazione terreno di conflitto e opposizione?

• Come decliniamo in questa nuova fase il nostro “molto più di 194”? Quali strumenti e alleanze mettiamo in campo per renderlo concreto e realizzabile?

• La campagna “Sensibile Invisibile” su endometriosi, vulvodinia, fibromialgia e neuropatia del pudendo, ha messo in luce delle patologie non riconosciute dal SSN. È possibile ripartire da qui per costruire nuove tutele per chi soffre di malattie croniche, anche tramite il nostro lavoro sui territori?

• Come immaginare collettivamente l’approccio che vorremmo alla nostra salute anche al di là della questione riproduttiva?

• Come resistere collettivamente e singolarmente alla violenza sui luoghi di lavoro e della forma lavoro stessa della contemporaneità? Come resistere al lavoro che sfrutta, che uccide?

Le soggettività LGBTQIAP+ sono nel mirino del nuovo governo di destra sulla scia di quello che accade in Polonia e Ungheria. Non solo si rimettono in discussione le poche istanze sui diritti approvate in questo paese, ma si sta iniziando una vera e propria lotta alle “teorie gender” che passa attraverso la scuola, con lo slogan molto funzionale quanto ipocrita del “giù le mani dai bambini”. Anche prima del nuovo governo, l’Italia non brillava per i diritti delle persone LGBTQIAP+, il DDL-Zan, che appoggiavamo solo ed esclusivamente al grido di “molto più di Zan”, ne è una dimostrazione.

Non solo, in questa campagna elettorale i partiti che si identificavano a sinistra avevano punti sui diritti LGBTQIAP+, ma puntavano soprattutto al “matrimonio egualitario”, che era lo slogan più gettonato, tralasciando tematiche che sono nel nostro paese estremamente urgenti, come una legge che sancisca l’autodeterminazione delle persone trans e vieti psichiatrizzazioni, patologizzazioni e l’intervento chirurgico su bambinə intersex, dando seguito alla Risoluzione del Parlamento Europeo del 14 febbraio 2019 che tra le altre recitava: “condanna fermamente i trattamenti e la chirurgia di normalizzazione sessuale; accoglie con favore le leggi che vietano tali interventi chirurgici, come a Malta e in Portogallo, e incoraggia gli altri Stati membri ad adottare quanto prima una legislazione analoga”.

• Dato che abbiamo la consapevolezza che durante questo governo sarà impossibile immaginare l’approvazione di leggi a favore delle persone LGBTQIAP+, possiamo immaginare di costruire rivendicazioni in linea con le nostre reali necessità, portando una particolare attenzione a specificità come quelle delle persone Intersex, bisessuali e asessuali, che spesso sono dimenticate e cancellate anche dalla comunità stessa?

• In linea con la scelta dello scorso anno di dedicare una settimana di lotta e manifestazioni dal 20 novembre, TDOR-Transgender Day of Remembrance, al 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, di genere e patriarcale, come ci immaginiamo di rilanciare questa importante connessione?

• “Giù le mani dai bambini” è uno degli slogan più efficaci delle destre sovraniste per negare di affrontare il tema delle identità affettivo sessuali nelle scuole. Possiamo immaginare una risposta efficace a questa idea che fare formazione nelle scuole possa essere un modo per confondere lə bambinə, invece che un modo efficace per fare informazione sulla sessualità e affettività? Come parlare delle effettive forme di violenza che le persone piccole subiscono e della loro invisibilizzazione?

QUALI SLOGAN E PAROLE D’ORDINE PER IL NOSTRO 26 NOVEMBRE DI LOTTA MA ANCHE E SOPRATTUTTO DI LIBERAZIONE PERSONALE E COLLETTIVA?

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‼️ Il 25 novembre é la giornata fissata a livello internazionale, ma per noi, come ogni ann,o il corteo nazionale si terrà a Roma di sabato, dunque il 26N!

TAVOLO SULLA GUERRA – ASSEMBLEA NAZIONALE 29-30.10.2022

GUERRA

Ecco le tracce dei tavoli di discussione per l’ ASSEMBLEA NAZIONALE di NON UNA DI MENO a Reggio Emilia!

La guerra in Ucraina sta radicalmente ridefinendo le condizioni in cui viviamo producendo effetti che vanno ben oltre l’Ucraina e si dispiegano su scala mondiale. Ad otto mesi dal suo inizio, la guerra in Ucraina si mostra come espressione più brutale dell’attacco patriarcale, presentandosi al contempo come nuova “normalità”. Una normalità fatta di violenze quotidiane, militarizzazione dei territori e delle vite, nazionalismo, razzismo, cristallizzazione dei “naturali” ruoli di genere, il rinsaldamento di modelli patriarcali di famiglia e società, l’invisibilizzazione di ogni lotta sociale e dissidenza. La guerra impone degli aut aut e restringe il campo di agibilità politica, a partire dalla libertà di criticare i governi per le scelte fatte.

Questo tavolo di lavoro nasce da due esigenze. La prima è confrontare diverse posizioni emerse negli ultimi mesi: la guerra in Ucraina è una guerra tra le altre? O costituisce una cesura rispetto al passato che riconfigura del tutto l’ordine globale e le condizioni in cui viviamo e lottiamo? La seconda è che questo dibattito riconosca che oggi nessuna battaglia femminista può prescindere dall’opposizione degli effetti della guerra sulle nostre vite, le nostre condizioni di lavoro, le possibilità di lottare.

È quindi indispensabile analizzare le conseguenze della guerra in ottica femminista e transfemminista, riflettere e ricercare possibili alleanze e pensare come, dal punto di vista operativo, possono/debbano cambiare le nostre pratiche di lotta.

• Quali sono gli effetti materiali della guerra in corso in termini di violenza patriarcale e di genere, di divisione sessuale del lavoro, salari e condizioni materiali di vita e lavoro di donne e persone LGTBQIPA+? Come caratterizziamo la prospettiva femminista e transfemmminista contro la guerra, a partire dalla condizione delle donne e delle persone LGBTQIAP+? Come creiamo connessioni tra le profughe che scappano dalla violenza della guerra, le donne e le persone LGBTQIAP+ che in Russia continuano a lottare contro l’oppressione di Putin e tra tuttx coloro che a causa della guerra nei prossimi mesi dovranno farsi carico dell’aumento del lavoro riproduttivo?

• La guerra come incide sulle nostre possibilità di organizzarci e lottare contro il patriarcato a livello transnazionale? In questo contesto cosa implica l’avanzata di governi nazionalisti e razzisti che fanno della famiglia, dell’attacco alle donne e alle persone LGBTQIAP+ il fulcro delle loro politiche?

• Come femministe e transfemministe, che pace vogliamo? Come possiamo riappropriarci del suo potenziale trasformativo e rivoluzionario, facendo della pace un terreno di lotta politica che sia all’altezza della sfida e della posizione per noi inedita di internità alla guerra?

• Contro cosa c’è da lottare sul nostro territorio, in Italia? A partire dalle responsabilità italiane, dall’implicazione diretta dell’Italia nei conflitti.

• Verso il 26N come fare del rifiuto della guerra un punto centrale della nostra lotta contro la violenza maschile e di genere? Come possiamo connetterci e articolarci con altre realtà e lotte a livello transnazionale? Come possiamo comunicare in modo chiaro la nostra prospettiva e quali termini possono esprimere il nostro rifiuto della guerra?

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‼️ Il 25 novembre é la giornata fissata a livello internazionale, ma per noi, come ogni ann,o il corteo nazionale si terrà a Roma di sabato, dunque il 26N!

TAVOLO ECOLOGIE POLITICHE – ASSEMBLEA NAZIONALE 29-30.10.2022

ECOLOGIE POLITICHE

Ecco le tracce dei tavoli di discussione per l’ ASSEMBLEA NAZIONALE di NON UNA DI MENO a Reggio Emilia!

In questo tavolo vogliamo proseguire, approfondire ed entrare nello specifico delle analisi che verranno presentate nella plenaria di apertura. A partire dalle riflessioni iniziate già in pandemia su come la crisi climatica, energetica ed economica non ricada in modo uguale su tuttə e su come le donne, in quanto storicamente responsabili della riproduzione sociale, siano colpite in modo particolare, vogliamo fare dei passi avanti e ragionare su come rendere l’ecologia politica parte integrante delle nostre analisi ed elemento fondamentale delle nostre rivendicazioni.

Vogliamo interrogarci su come la prospettiva ecologista ed ecofemminista può integrare le riflessioni e le lotte portate avanti in questi anni su lavoro e welfare, salute, violenza di genere, su come creare lotte intersezionali in questa fase e come partecipare a quelle che sono già in corso per creare contaminazioni e convergenze.

Qua sotto gli interrogativi a cui vogliamo dedicare spazio in questo tavolo, con l’obiettivo di darci degli strumenti concreti per poter inserire queste rivendicazioni all’interno delle nostre lotte, sempre mantenendo la nostra prospettiva femminista e transfemminista verso e oltre il 26 novembre.

• Cosa vuol dire avere un punto di vista femminista e transfemminista sulla crisi climatica, energetica, sociale ed economica? Come questa situazione impatta le nostre vite? Come evidenziare i nessi tra le diverse crisi che stiamo attraversando e i loro effetti in un modo che sia comprensibile a tuttə e che sia radicato nelle condizioni materiali ed esperienze vissute?

• Come creiamo un percorso di lotta che sappia tenere insieme l’impoverimento, la crisi ecologica, le conseguenze della guerra per uscire dalla retorica per cui c’è ogni volta un’unica e nuova emergenza da affrontare, che ci vorrebbero imporre governi e mass media? Come possiamo partire da noi, dall’impoverimento che stiamo vivendo nelle nostre vite, dalle esigenze delle persone, per allargare alle condizioni globali che ne sono causa e individuare le controparti? Quali rivendicazioni e prospettive possono contrastare questi fenomeni? Come parliamo di redistribuzione, reddito, salario minimo e welfare in questo contesto? Come questi temi possono diventare l’occasione di allargamento del nostro lavoro, conoscenza di nuove persone e costruzione di processi politici?

• Quali relazioni, contaminazioni, punti di incontro e pratiche comuni possiamo costruire con i movimenti ecologisti e con quelli che stanno nascendo contro il carovita (Fridays for Future, Extinction Rebellion, Ecologia politica, Riseup, Noi non paghiamo, Comitati teleriscaldati, GKN ecc)? Come ci poniamo rispetto a questi processi nazionali e non solo (Insorgiamo, Climate Social Camp, ecc)?

• Come inseriamo queste analisi e obiettivi politici nel percorso verso e oltre il 26 novembre, senza diluire e perdere la nostra lente sulle diverse forme di violenza maschile contro le donne e di genere? Quali rivendicazioni fondamentali vogliamo portare in piazza a partire dalle riflessioni di questo gruppo? Come costruiamo una mobilitazione ampia e attraversabile su questi temi, mantenendo saldo il punto di vista radicale e la specificità femminista e antisessista che ci caratterizzano?

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‼️ Il 25 novembre é la giornata fissata a livello internazionale, ma per noi, come ogni ann,o il corteo nazionale si terrà a Roma di sabato, dunque il 26N!

ASSEMBLEA NAZIONALE di NON UNA DI MENO 29-30 ottobre 2022 – Reggio Emilia

💥 Assemblea nazionale NON UNA DI MENO 💥
Reggio Emilia 29-30 ottobre 2022

🟣 Sabato 29 e domenica 30 ottobre ci troveremo da tutta Italia a Reggio Emilia per l’assemblea nazionale di Non Una Di Meno. Per rilanciare la sfida di tessere ancora insieme tutti i frammenti di lotte quotidiane, molteplici e necessarie, continuare a portare avanti un piano di iniziativa collettivo e condiviso, perché del grido femminista e transfemminista che ci unisce c’è più che mai bisogno: Non Una di Meno!

Link per iscriversi in presenza o online: http://tinyurl.com/mry53ksm

✨ L’assemblea é il momento politico e di socialità dove condividiamo la nostra lettura e analisi della fase politica, ci confrontiamo sugli obiettivi politici, metodi e pratiche delle nostre lotte.

📍 L’assemblea si svolgerà presso l’Ostello della Ghiara, a Reggio Emilia, durante le intere giornate di sabato e domenica. Vi saranno gruppi di discussione alternati a momenti di assemblea plenaria.

⭕ L’assemblea é aperta a tuttə. Durante le discussioni collettive la priorità é data agli interventi dei nodi territoriali di Non Una di Meno, e a seguire a gruppi, associazioni, persone singole.

👇🏽 APPELLO DI LANCIO DELL’ASSEMBLEA 👇🏽

🔥 A sei anni dalla prima marea transfemminista a Roma, il 26 novembre 2016, ci troviamo oggi in uno scenario completamente mutato che ci impone di ridiscutere concetti, chiavi interpretative, strumenti e pratiche che per essere calate nel presente sempre più segnato da guerra, crisi sociale e climatica.

La lotta contro la violenza patriarcale deve fare i conti con queste profonde discontinuità, assume un senso nuovo e apre a connessioni e convergenze da esplorare e approfondire.

🟣 Prima la pandemia ha rimesso al centro il tema della riproduzione sociale come prioritario terreno di conflitto: la definitiva visibilizzazione del lavoro essenziale e di cura, gratuito o malpagato, e l’urgenza di politiche ridistributive della ricchezza, il ripensamento e rifinanziamento delle istituzioni della cura e del welfare pubblico, l’accesso alla salute su scala transnazionale.

🟢 La crisi climatica si afferma oggi non come scenario futuro ma come presente terribilmente reale, diretta conseguenza di un modello di sviluppo neoliberista, patriarcale e coloniale segnato dalla violenza, dallo sfruttamento dell’ecosistema e dei corpi, in contraddizione con la vita stessa.

🔴 Ci muoviamo nello scenario di una guerra come esito ultimo della crisi della globalizzazione che ridisegnerà gli equilibri in tutto il mondo, una ridefinizione segnata dal riarmo e dal pericolo atomico, dalla stretta autoritaria e antidemocratica profonda che colpisce prima di tutto i corpi di donne, migranti, persone LGBTQIA+ e poverə. Una guerra che si serve dell’approvvigionamento energetico come una delle leve principali.

📛 L’affermazione elettorale della destra razzista, antiabortista, familista e ultraconservatrice porta al governo chi in questi anni nelle amministrazioni regionali e in Parlamento ha attaccato l’accesso all’aborto, l’autodeterminazione di donne e persone LGBTQIA+ e nei percorsi di affermazione di genere, la liberazione dalle oppressioni delle norme imposte dal sistema per tuttə e fa continua propaganda razzista per avere i confini chiusi, per ridurre le tasse ai ricchi e togliere anche strumenti già minimi e insufficienti di autonomia economica, come il reddito di cittadinanza, e che riproduce uno schema sociale profondamente patriarcale, iniquo e classista. Allinea l’Italia al programma reazionario di Polonia e Ungheria e afferma un’idea di fortezza Europa sovranista e razzista.

❌ Si sposta così sempre più a destra l’asse in un conflitto interno che si scarica sui nostri corpi riproponendo in funzione identitaria il modello caro ai clerico-fascisti di Dio-Patria-Famiglia che abbiamo già visto rappresentarsi a Verona nel 2019 e come anche simbolicamente affermano le elezioni a Presidenti di Camera e Senato di un antiabortista ultracattolico come Fontana e di un nostalgico fascista come La Russa.

🔻Ci troviamo dunque a ripensare il nostro discorso politico, dopo sei anni intensi di lotte del movimento femminista e transfemminista ma in un contesto mutato che ci incalza.

🔻 Ripensare il discorso politico non può prescindere dal ripensare e rilanciare pratiche e forme organizzative adeguate alle sfide del presente, in grado di agire i conflitti sui territori e nello spazio politico pubblico, non solo sul terreno della resistenza ma per costruire nuovi immaginari che partano dai nostri bisogni e desideri.

🔻 Non può sfuggire dall’interrogarci sul moltiplicare convergenze e costruire percorsi e orizzonti comuni a partire da un approccio intersezionale fondato sulla materialità delle nostre esistenze, dal riconoscimento di privilegi e oppressioni che le percorrono, dall’attraversamento e dalla moltiplicazione di spazi di espressione politica larghi, non identitari nè appropriabili.

🔻 Chiamiamo donne, persone lgbtqia+, migranti, precariə, disoccupatə, attivistə per il clima e chi si riconosce in queste urgenze a costruire insieme le lotte per i mesi futuri e la mobilitazione nazionale del prossimo 26 novembre.

🔥 Per tutto questo ci vediamo a Reggio Emilia il 29 e 30 ottobre in una quantomai necessaria assemblea nazionale, per fare risalite tuttə insieme la marea verso e oltre il 26N.

#risalelamarea
#amoreerabbia
💜🔥✊🏼

ℹDi seguito la struttura della due giorni e alcune info tecniche! ℹ

✨ L’assemblea é il momento politico e di socialità dove condividiamo la nostra lettura e analisi politica, ci confrontiamo sugli obiettivi politici, metodi e pratiche delle nostre lotte.

L’assemblea si svolgerà presso l’Ostello della Ghiara, a Reggio Emilia, durante le intere giornate di sabato e domenica. Vi saranno gruppi di discussione alternati a momenti di assemblea plenaria.

ACCESSIBILITÀ
La lingua di lavoro é l’italiano. L’assemblea si tiene al piano terra e al primo piano, raggiungibile con ascensore accessibile. Sono disponibili bagni per persone con disabilità.

⭕ L’assemblea é aperta a tuttə. Durante le discussioni collettive la priorità é data agli interventi dei nodi territoriali di Non Una di Meno, e a seguire a gruppi, associazioni, persone singole.

➡ L’assemblea sarà divisa nei seguenti momenti:

SABATO 29 ottobre

H10:00-13:00 Plenaria introduttiva con un’analisi della fase politica e sociale

H14:00-18:00 Gruppi di discussione in parallelo.
-Violenza ed autodeterminazione
-Guerra
-Ecologie politiche

DOMENICA 30 ottobre

H10:00-16:00 Plenaria conclusiva a partire dal lavoro nei tavoli e verso e oltre il 26N

❤️‍🔥 Con AMORE E RABBIA ❤️‍🔥

Non una di meno

REPORT ASSEMBLEA NAZIONALE NUDM-GENNAIO 2022-COMUNICAZIONE, PRATICHE E PERCORSO DI AVVICINAMENTO ALL’8 MARZO

A partire dal riconoscimento dell’importanza politica centrale della comunicazione, l’assemblea si è soffermata sulla necessità di tenere insieme da un lato il racconto critico dell’esistente, dall’altro le pratiche che vogliamo mettere in atto per costruire un’alternativa. Vogliamo comunicare le nostre analisi, prospettive, rivendicazioni e contenuti in modo semplice e accessibile, calato nella realtà quotidiana che viviamo, perché tuttə possano riconoscervisi. 

A questo scopo e per rilanciare il movimento, sentiamo il bisogno di un immaginario comune che dia prospettiva, forza e coesione al nostro percorso. 

Dopo aver analizzato come molte delle nostre parole d’ordine siano oggi alla ribalta nel dibattito pubblico e in particolare nella strategia nazionale per le pari opportunità promossa dal governo, vogliamo ribaltare quest’ultima in chiave femminista e intersezionale. In questo modo potremo attualizzare le nostre rivendicazioni verso e oltre l’8 marzo e costruire una strategia femminista per tuttə, uno strumento non chiuso ma in divenire, da costruire nei territori e con le persone che intrecciamo, per rilanciare il processo dello sciopero.

Lo sciopero dell’8 marzo, infatti, vuole essere uno sciopero per tuttə, per tutti i corpi e tutte le condizioni di vita, lavoro e non lavoro, poiché, con la sua connotazione di rottura sistemica con ogni aspetto dell’esistente e le sue declinazioni (sciopero dal lavoro produttivo, riproduttivo, dai generi e dai consumi) vive di pratiche diversificate accessibili a tuttə. Inoltre, la nostra comunicazione verso lo sciopero deve restituire la forza e la dimensione collettiva dello sciopero e del suo processo, come orizzonte di cambiamento e trasformazione collettiva rispetto ad un sistema che tende a frammentare le nostre vite in chiave individualistica. Non siamo solə, il peso della pandemia e della crisi non può ricadere sulle nostre spalle, scioperando insieme ce ne liberiamo!

In vista di questa giornata sarà fondamentale condividere e creare reti di solidarietà a lotte di lavoratorə, dando maggiore forza ai percorsi già intrapresi dal tavolo lavoro e costruendone di nuovi.

Per quanto riguarda gli strumenti concreti di comunicazione che vogliamo darci, è necessario che questi siano diversificati per raggiungere più persone possibili e declinare nostri contenuti in forme diverse:

  • per il lancio dello sciopero, scriveremo una lettera aperta a lavoratorə e delegatə, un testo rivolto alle organizzazioni sindacali, un appello per coinvolgere il mondo della scuola tutto nel processo;
  • sarà necessario aggiornare costantemente il vademecum per lo sciopero, con le adesioni di categoria, le pratiche alternative di sciopero dal lavoro produttivo per smart working, partite iva, contratti atipici, le modalità di sciopero dal lavoro riproduttivo, dai generi, dai consumi;
  • vogliamo produrre pillole e infografiche sulle rivendicazioni, le ragioni, le forme di partecipazione allo sciopero;
  • anche lo spazio radiofonico può essere importante per lanciare l’8 marzo, la trasmissione transfemminonda è a disposizione per questo.

In generale, sentiamo il bisogno di riprenderci tempi e spazi pubblici in città come online, in modo coordinato, con testi, immagini, contenuti audiovisivi (attacchinaggi, adesivi, videomapping…). Nella costruzione di tutti questi strumenti saranno preziosi i dati e gli elementi che ci giungono dall’osservatorio su femmicidi e transcidi e dall’autoinchiesta sul lavoro.

Il percorso di avvicinamento allo sciopero dovrà vivere di diverse azioni, pratiche, assemblee, sui territori e coordinate a livello nazionale:

  • bisogna individuare una data condivisa in cui concentrare azioni di lancio e conferenze stampa sullo sciopero;
  • sarà anche utile fare un social storm nazionale di avvicinamento all’8, una data funzionale potrebbe essere il 14 febbraio, per inquinare la comunicazione sull’amore romantico;
  • ci saranno assemblee verso e oltre l’8 marzo in diversi spazi fisici e virtuali: nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei consultori, nelle piazze, in convergenza con altri movimenti, momenti di autoformazione online e in presenza;
  • organizzeremo piazze tematiche e volantinaggi e iniziative per distribuire kit per lo sciopero, portare avanti l’autoinchiesta e l’elaborazione sulle pratiche di sciopero, fare sportelli di mutuo aiuto in piazze, mercati, centri commerciali:
  • le città che vorranno fare propria questa pratica organizzeranno slut walk.

Per l’otto marzo, laddove sarà possibile, vogliamo organizzare cortei per tornare ad essere marea e riprenderci lo spazio pubblico che tanto ci è stato negato per tanto tempo. Allo stesso tempo, è fondamentale immaginare pratiche di partecipazione per chi non può essere in piazza: selfie, hashtags, contributi audio, cacerolazo dal balcone…

*Foto di Luca Profenna