Ecco le tracce dei tavoli di discussione per l’ ASSEMBLEA NAZIONALE di NON UNA DI MENO a Reggio Emilia!
La guerra in Ucraina sta radicalmente ridefinendo le condizioni in cui viviamo producendo effetti che vanno ben oltre l’Ucraina e si dispiegano su scala mondiale. Ad otto mesi dal suo inizio, la guerra in Ucraina si mostra come espressione più brutale dell’attacco patriarcale, presentandosi al contempo come nuova “normalità”. Una normalità fatta di violenze quotidiane, militarizzazione dei territori e delle vite, nazionalismo, razzismo, cristallizzazione dei “naturali” ruoli di genere, il rinsaldamento di modelli patriarcali di famiglia e società, l’invisibilizzazione di ogni lotta sociale e dissidenza. La guerra impone degli aut aut e restringe il campo di agibilità politica, a partire dalla libertà di criticare i governi per le scelte fatte.
Questo tavolo di lavoro nasce da due esigenze. La prima è confrontare diverse posizioni emerse negli ultimi mesi: la guerra in Ucraina è una guerra tra le altre? O costituisce una cesura rispetto al passato che riconfigura del tutto l’ordine globale e le condizioni in cui viviamo e lottiamo? La seconda è che questo dibattito riconosca che oggi nessuna battaglia femminista può prescindere dall’opposizione degli effetti della guerra sulle nostre vite, le nostre condizioni di lavoro, le possibilità di lottare.
È quindi indispensabile analizzare le conseguenze della guerra in ottica femminista e transfemminista, riflettere e ricercare possibili alleanze e pensare come, dal punto di vista operativo, possono/debbano cambiare le nostre pratiche di lotta.
• Quali sono gli effetti materiali della guerra in corso in termini di violenza patriarcale e di genere, di divisione sessuale del lavoro, salari e condizioni materiali di vita e lavoro di donne e persone LGTBQIPA+? Come caratterizziamo la prospettiva femminista e transfemmminista contro la guerra, a partire dalla condizione delle donne e delle persone LGBTQIAP+? Come creiamo connessioni tra le profughe che scappano dalla violenza della guerra, le donne e le persone LGBTQIAP+ che in Russia continuano a lottare contro l’oppressione di Putin e tra tuttx coloro che a causa della guerra nei prossimi mesi dovranno farsi carico dell’aumento del lavoro riproduttivo?
• La guerra come incide sulle nostre possibilità di organizzarci e lottare contro il patriarcato a livello transnazionale? In questo contesto cosa implica l’avanzata di governi nazionalisti e razzisti che fanno della famiglia, dell’attacco alle donne e alle persone LGBTQIAP+ il fulcro delle loro politiche?
• Come femministe e transfemministe, che pace vogliamo? Come possiamo riappropriarci del suo potenziale trasformativo e rivoluzionario, facendo della pace un terreno di lotta politica che sia all’altezza della sfida e della posizione per noi inedita di internità alla guerra?
• Contro cosa c’è da lottare sul nostro territorio, in Italia? A partire dalle responsabilità italiane, dall’implicazione diretta dell’Italia nei conflitti.
• Verso il 26N come fare del rifiuto della guerra un punto centrale della nostra lotta contro la violenza maschile e di genere? Come possiamo connetterci e articolarci con altre realtà e lotte a livello transnazionale? Come possiamo comunicare in modo chiaro la nostra prospettiva e quali termini possono esprimere il nostro rifiuto della guerra?
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Il 25 novembre é la giornata fissata a livello internazionale, ma per noi, come ogni ann,o il corteo nazionale si terrà a Roma di sabato, dunque il 26N!