di Marzia Bianchi

Quimey ha quasi 26 anni e studia a Bahia Blanca, provincia di Buenos Aires. Nel suo post di facebook di ieri ha scritto che anche lei è una di quelle persone che pensano che solamente con una marcia non si cambia niente però neanche restando a casa, si ottiene qualcosa.
Per questo motivo si è vestita di nero in segno di lutto ed è scesa in piazza insieme alle sue compagne d’ Università e a tante altre persone.
Agus, studentessa all’Università di Mendoza, ai confini con il Cile, non è da meno. Dice che non se ne può più e che Lucia è solo l’ultima in ordine cronologico, delle donne che sono state brutalmente uccise nell’ultimo anno. Risale proprio a poco tempo fa infatti, l’ultima marcia nella città di Mendoza, a seguito dell’assassinio di tre donne nel giro di una settimana. L’unico dato positivo, dice, è stata la partecipazione di tanti uomini tra studenti e lavoratori.
Lucía Pérez, 16 anni, è l’ultima vittima a Mar de la Plata, l’ultima di una triste e lunga lista. L’8 ottobre scorso è stata invitata, presumibilmente, a casa di uno dei suoi aguzzini e una volta lì, è stata drogata, torturata e stuprata ripetutamente da tre uomini. Straziata fino alla morte.
In Argentina viene commesso un crimine contro le donne ogni 36 ore, più di 230 ogni anno. Senza contare quelli non denunciati. Sono i numeri di una guerra.
E qui fermiamoci un attimo, tiriamo un lungo sospiro e facciamo un passo indietro.
Nell’antica cultura dei nativi argentini, la Natura è un’entità femminile. La donna nella sua quotidianità, ha sempre avuto un ruolo centrale rispetto ad ogni aspetto della società, vitale quanto la Natura stessa. La violenza contro le donne è violenza contro natura. Prima del colonialismo europeo, la violenza sulle donne sarebbe stato un reato impensabile. Per secoli le donne Guaranì hanno dovuto crescere da sole nei villaggi, migliaia di figli degli uomini europei delle città, trasformando in una prassi consolidata, l’abbandono dei figli nelle loro comunità.
La donna vittima come madre, come figlia, come natura, come la Terra stessa. Ñuke Mapu (Madre Terra) come la chiamano i Mapuche.
In Argentina la violenza contro la donna, come nel resto del Sudamerica, l’hanno importata gli europei insieme alla stessa cultura maschilista che ancora combattiamo nel Vecchio Continente.
La crisi economica, nelle società machiste e maschio-centriche dell’odierno Sud-America sono il contesto ottimale per misurare il reale avanzamento delle libertà individuali e collettive nel presente dell’occidente. Lucia è stata uccisa nella cattolica Argentina, non troppo diversa in questo senso dal musulmano Iran o dall’ortodossa Romania. In un periodo storico in cui si cerca continuamente di esasperare un presunto scontro tra civiltà, che invece si somigliano molto quando si parla della condizione delle donne.
In un contesto di crisi profonda, in cui la violenza verso la propria moglie è all’ordine del giorno, i limiti dell’educazione scolastica rispetto all’influenza della vita familiare, si palesano prepotentemente. L’educazione alla libertà ha dei principi precisi, che riguardano un concetto basilare: il rispetto per il prossimo. Questo principio purtroppo deve ancora entrare davvero nella nostra cosiddetta Civiltà.
Costruire una società libera non è semplice, passa per l’impegno diretto di ogni individuo, che viva direttamente o indirettamente questa violenza.
Ognuno provi a cambiare il proprio pezzetto di mondo, di Argentina, di Sud o Centro America, scendendo in piazza e manifestando. Quante ragazze, donne dovranno morire ancora, prima di poter vedere invertita questa assurda parabola di violenza che continua ad aumentare di anno in anno?
Quimey e Agus scendono in piazza insieme alle donne di tutto il Sud America, fermando il lavoro e lo studio o più in generale, il tempo di un intero continente per un’ora.
Tanti passi, di donne e uomini di ogni estrazione sociale e orientamento politico, di tante etnie, credo religiosi e nazionalità, che rappresentano un unico grande passo. Nel nome di Lucia e di tutte le altre donne vittime di violenza.
Ci uniamo a loro umanamente e con azioni quotidiane, consapevoli che nella civile Europa, le statistiche e i numeri purtroppo non sono poi così distanti dall’Argentina.
Foto di Agustina Juliana Santonato