COMUNICATO STAMPA SUI FATTI AVVENUTI AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO

Riteniamo estremamente grave la manipolazione mediatica perpetrata dalla ministra Roccella sulla contestazione al Salone Del Libro e la gestione repressiva delle forze dell’ordine, che rappresentano un precedente pericoloso verso ogni manifestazione di protesta. Rispediamo al mittente le accuse strumentali di violenza: basta guardare i video per rendersi conto della modalità dell’iniziativa, svolta solo con voci, corpi e cartelli, che ha coinvolto anche tantissime persone che si sono spontaneamente unite a fischiare alla ministra. Costruire una discussione mediatica che chiama violenza la semplice espressione di dissenso, vuol dire far passare come illegittima ogni contrarietà al Governo.

Il Governo statale e regionale continua a dedicare prezioso tempo della propria azione politica per cancellare i nostri diritti, mentre le liste d’attesa per le visite negli ospedali pubblici raggiungono l’anno, impedendo di fatto l’accesso alle cure e il diritto alla salute soprattutto per le persone meno abbienti, mentre i fiumi esondano senza alcuna politica di contrasto al cambiamento climatico, mentre viene messo in discussione il reddito e l’accesso al welfare. Loro operano con gentilezza e senza violenza quando minano i diritti delle famiglie omogenitoriali e fomentano l’odio contro di noi? È incredibile assistere ad un dibattito pubblico nel quale non è concepibile che le persone che subiscono certe politiche siano arrabbiate. Non bisogna abusare della parola ‘dialogo’ fuori tempo massimo e a puro scopo mediatico. Né si può rimuovere l’asimmetria di potere che c’è tra una ministra e un gruppo di attiviste, raccontando quel che è accaduto come “un gruppo di donne non ha lasciato parlare un’altra donna” e rimuovendo intenzionalmente il fatto che Roccella è stata contestata in quanto rappresentante istituzionale e non in quanto autrice. Lo ribadiamo chiaramente, non basta essere donne per essere tutte dalla stessa parte: c’è chi opprime e chi invece da determinate politiche viene oppressa.

Auspichiamo che l’opposizione alle politiche del Governo possa moltiplicarsi in tutte le città, nonostante il clima di criminalizzazione che hanno costruito. Abbiamo voluto dare un segnale: a differenza nostra, sia la ministra che l’assessore hanno già tantissimi palchi per darci delle assassine perché abortiamo o per istigare all’odio verso di noi in quanto persone lgbtqia+, hanno a disposizione strumenti legislativi, possibilità di finanziare economicamente le loro politiche, potere mediatico. Nonostante le lacrime di coccodrillo e le esagerazioni vittimistiche, restare in silenzio per qualche ora non ha certo intaccato il ruolo di potere di Roccella, che continua ad essere su tutti i giornali, quanto invece le (non) politiche del suo Governo incidono sulla nostra vita, impedendoci di decidere sui nostri corpi, di avere un reddito, di curarci, di vivere in città tutelate dal rischio idrogeologico. Vogliamo i fatti, perché delle parole non ce ne facciamo più nulla e non legittimiamo di certo un Governo che nega i diritti sociali e civili e che è sostenuto dalle organizzazioni neofasciste, salvo poi accusare di fascismo chiunque si opponga ai suoi diktat, svuotando le parole del proprio significato.

L’eco mediatica della nostra iniziativa ha visto un astuto tentativo di strumentalizzazione da parte di Fratelli D’Italia, virando sulle dinamiche politiche legate al futuro del Salone del Libro e coinvolgendo perfino La Gioia, pur di non accettare la contestazione e non entrare nel merito dei  temi. Quanto sono minacciosi cori e voci che esprimono i propri bisogni? Questo Governo, il più a destra degli ultimi 30 anni, non è intoccabile, e deve sottostare alle dinamiche della dialettica democratica, tra le quali c’è anche la contestazione, come già accaduto a tanti esponenti di altri Governi, e all’interno dello stesso Salone del Libro. 

La sola esistenza di un Ministero per la natalità e la famiglia basta per comprendere la pericolosità della linea politica governativa. Le frasi pronunciate da Roccella in molteplici interviste come “l’aborto è una scorciatoia che non dovrebbe più esserci” o “un bambino ha diritto ad avere una mamma ed un papà”, sono un attacco terribile ai diritti delle donne, delle persone LGBTQIA+, delle persone tutte. Durante l’iniziativa, peraltro, la Ministra ha sottolineato dal palco che l’obiezione di coscienza del personale medico non mette in discussione il diritto all’aborto. I dati, però, parlano da soli: in molte Regioni italiane non è più possibile abortire senza cambiare città, a causa dell’alto tasso di obiezione di coscienza che in Piemonte raggiunge oltre il 60%, con picchi del 91% all’ospedale di Alessandria e dell’81% all’ospedale di Novara, senza contare i finanziamenti alle associazioni antiabortiste. In tantissime Regioni i presidi ospedalieri non garantiscono l’accesso all’aborto farmacologico o ne limitano le settimane rispetto ai termini di legge.

SULLA NOSTRA CONTESTAZIONE ALLA MINISTRA ROCCELLA AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO

Il 21 maggio, come Non una di Meno Torino insieme a @xrtorino @fridaysforfuture_torino @essenon_torino@ecologiapoliticatorino siamo statə al salone del libro di Torino per impedire alla ministra Roccella ed all’assessore Marrone di portare la propria propaganda antiabortista in città. In una Regione che stanzia 1 milione di euro per le associazioni antiabortiste, mentre la sanità è al collasso e non esistono politiche di contrasto al cambiamento climatico (e lo si vede da quanto sta accadendo in queste ore di allerta metereologica nella nostra città), non potevamo certo restare silenti. Abbiamo voluto portare col sorriso alla ministra ed all’assessore le priorità che abbiamo per le nostre vite: autodeterminazione, reddito, sanità, ecologia, contrasto alle disuguaglianze.

Avremmo dovuto farli parlare? Crediamo che sia la ministra che l’assessore abbiano già tantissimi, troppi, palchi per darci dellə assassinə perché abortiamo o per istigare all’odio verso di noi in quanto persone lgbtqia+, che abbiano a disposizione strumenti legislativi, possibilità di finanziare le loro politiche, potere mediatico. Ci sembra che farli restare in silenzio per qualche ora sia nulla rispetto alla violenza che viviamo tutti i giorni a causa delle loro politiche, che non ci permettono neppure di curarci o di accedere a diritti fondamentali.

Per noi democrazia non è affatto far parlare chiunque e dare spazio anche ad opinioni lesive dei diritti, ma, anzi, riequilibrare l’abuso di potere che ogni giorno viviamo sulle nostre vite. 
Leggiamo a mezzo stampa una storia distorta e non accettiamo che la nostra azione sia utilizzata strumentalmente nel dibattito sul futuro del Salone del Libro, togliendo spazio ai contenuti della nostra protesta. Oggi la nostra azione, portata avanti con soli “pericolosissimi” cartelli e voci, ha coinvolto tante persone in visita al Salone che spontaneamente si sono unite a noi, mostrando grande condivisione delle nostre ragioni. Siamo davvero inorriditə dalla facilità con cui si grida alla violenza pur di giustificare l’eccesso di repressione nei nostri confronti, ma gratə di tutta la vostra solidarietà.

Ci siamo divertitə, ci rivedremo presto, da qui non passerete!

Comunicato stampa 6m: manifestazione nazionale “Interruzione volontaria di patriarcato”

La rete transfemminista NON UNA DI MENO torna in piazza dopo la giornata di lotta dell’8 marzo, convocando una manifestazione nazionale ad Ancona per l’aborto libero, sicuro, gratuito, per tutt3, con concentramento in Largo Fiera della Pesca il 6 maggio alle ore 14:30 

La presidente del consiglio Giorgia Meloni, a seguito del suo insediamento, ha rassicurato furbamente l’opinione pubblica di non avere intenzione di modificare la legge che garantisce l’accesso all’aborto. Il suo partito, infatti, sa benissimo che per mettere in discussione il diritto ad abortire non serve modificare la legge 194/78, basta muoversi tra i suoi rivoli e le sue lacune, come si è fatto da anni a livello regionale. 

Sono proprio le regioni laboratorio dell’attuale compagine governativa come Marche, Umbria, Abruzzo, Piemonte, Veneto ad aver messo in campo politiche di drastica riduzione dell’accesso all’IVG, tolleranza dell’obiezione di coscienza di struttura, ingresso e finanziamento delle associazioni anti-abortiste nei consultori pubblici e smantellamento dei consultori stessi.

È tempo di mobilitarci insieme con un grande corteo nazionale, perchè il diritto all’aborto non sia garantito solo su carta! Non Una di Meno sarà ad Ancona, dove l’aborto non è più garantito, perché la situazione in questo territorio è un simbolo. Nonostante anni di denunce, quando si prova a prenotare un’interruzione volontaria di gravidanza nelle Marche, viene consigliato di spostarsi direttamente in un’altra regione. Non si tratta di un caso isolato: in Molise c’è una sola medica non obiettrice di coscienza in tutta la Regione, in Abruzzo la percentuale di obiezione supera il 90%, in Campania si pratica IVG in meno di ¼ dei reparti di ginecologia, in Calabria si può abortire in meno del 50% degli ospedali. 

È il nostro movimento, quindi, a volere che la legge cambi, ma a partire dai nostri bisogni e da alcune rivendicazioni chiave: l’abolizione dei 7 giorni di riflessione dopo aver ottenuto il certificato IVG, l’abolizione dell’articolo 9 che disciplina l’obiezione di coscienza, la somministrazione della RU486 in tutti gli ospedali e consultori, l’estensione del numero di settimane per accedere all’IVG, la sperimentazione dell’aborto telemedico in piena sicurezza, la formazione di tutto il personale perché sia garantita accoglienza adeguata a tutte le persone che decidono di abortire a prescindere dal loro genere.

Lo slogan della manifestazione è “Interruzione volontaria di patriarcato”, cioè la fine di un sistema che opprime le donne e le persone LGBTQIA+. La visione del Governo supporta un’idea di patria fondata sul mito della famiglia borghese, patriarcale, bianca, con rigidi ruoli di genere, che non rappresenta in nulla le vite di tantissime persone in questo Paese, e si inserisce in una visione politica che attacca l’autodeterminazione di tutte le soggettività marginalizzate. Mentre la maggioranza, in linea con i suoi alleati internazionali, da una parte promuove politiche restrittive sull’aborto e presenta in Parlamento proposte di legge per il riconoscimento della personalità giuridica dell’embrione come quelle Gasparri e Menia, dall’altra attacca la genitorialità LGBTQIA+ e razzializzata, promuove la guerra alle persone più povere, è mandante politico delle stragi in mare, consente il condono fiscale ai più ricchi, è complice del disastro ambientale, e ostacola il salario minimo. 

Non Una di Meno intende costruire questa giornata in rete con quella opposizione sociale che mette al centro la connessione tra diritti sociali e diritti civili, smascherando, a partire dal vissuto di tutte le persone che saranno in piazza ad Ancona, chi li narra ancora come divisi.

NON UNA DI MENO

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Interruzione Volontaria di Patriarcato

6 maggio: corteo nazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito



I continui attacchi alla scelta di autodeterminazione di tuttə sono sempre più pressanti: dalle politiche sulla natalità alla vita delle persone LGBTIAQ*+ in cui l’unico modello è la famiglia eterosessuale bianca. 

Scendiamo in piazza nelle Marche, regione-laboratorio delle destre dove la scelta di abortire é diventata un percorso a ostacoli, che purtroppo potrebbe presto essere una realtà in molte regioni. 

Come a Verona, scendiamo in piazza contro il patriarcato conservatore familista e ultracattolico, che incarna la società che stiamo cercando si superare.
Quel patriarcato che ci vuole madri a tutti i costi, ostacolando l’aborto senza darci nessuna tutela sanitaria o sul lavoro , lo stesso che respinge le persone migranti provocando continue stragi in mare e che giustifica e riproduce il razzismo istituzionale, lo stesso patriarcato che crea gerarchie tra le famiglie e considera il sessismo e l’omolesbobitransfobia, come l’abilismo, solo come questioni funzionali alle retoriche punitive e giustizialiste.

Il 6 maggio la marea transfemminista invaderá le strade di Ancona per ribadire che SUI NOSTRI CORPI DECIDIAMO SOLO NOI.

Amore e rabbia
NON UNA DI MENO

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Sabato 6 maggio 2023
CORTEO NAZIONALE
Ancona, H14:00
Per l’aborto libero, sicuro, gratuito
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*** N.B. l’evento è in aggiornamento! Seguiranno maggiori dettagli a breve sulla giornata! ***

>> Qui il COMUNICATO STAMPA ONLINE

>> Leggi qui il nostro MANIFESTO SULLA SALUTE SESSUALE E RIPRODUTTIVA CHE VOGLIAMO

VADEMECUM SCIOPERO 8 M 2023


8 MARZO 2023: Sciopero proclamato!

Anche quest’anno, per l’8 marzo, Non Una di Meno ha chiesto a tutte le organizzazioni sindacali di convocare lo sciopero generale di 24 ore, dunque in tutti i settori del pubblico impiego e del privato; a partire dalla convinzione che l’astensione dal lavoro produttivo sia un’articolazione fondamentale dello sciopero transfemminista (qui puoi leggere la lettera aperta di Non Una di Meno). A oggi lo sciopero per la giornata dell’8 è stato proclamato da diversi sindacati di base (QUI LE CONVOCAZIONI)

Se hai dubbi sulle modalità di partecipazione alle giornate del 3 marzo sciopero globale per il clima  e dell’8 marzo giornata di sciopero globale transfemminista:
Lo SCIOPERO SINDACALE è proclamato SOLO PER LA GIORNATA DELL’8 MARZO.
Il 3 marzo lo sciopero per il clima non assumerà la forma di sciopero sindacale, ma avrà varie forme di mobilitazione pubblica a seconda delle città (cortei, presidi, piazze tematiche, assemblee, sciopero studentesco ecc). Come Non Una Di Meno attraverseremo questa data a fianco delle realtà ecologiste, e la questione ecologica sarà tra i punti cardine dell’otto marzo, e dunque la possibilità di scioperare sui posti di lavoro nella giornata dell’8 porta con sé anche tutte le rivendicazioni ecologiste.


Lo sciopero è un diritto

Se hai problemi a scioperare o difficoltà a reperire le convocazioni di sciopero 
scrivici alla mail o alle nostre pagine social ti inoltreremo le convocazioni e proveremo a sostenerti nello sciopero. Altrimenti qui trovi tutte le forme in cui è possibile partecipare allo sciopero dell’otto marzo Cosa posso fare per scioperare? 8m2023 

In ogni caso però ricorda che lo sciopero è un diritto. L’art. 40 della Costituzione dichiara: “Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”. Lo sciopero dunque è un diritto di rango costituzionale in capo a ogni lavoratrice e lavoratore sebbene, negli anni, abbia subito limitazioni che ne hanno intaccato la potenza. Anche per questo motivo, scioperare e rivendicare nuovi diritti rappresenta un elemento di rottura imprescindibile. Durante lo sciopero il rapporto di lavoro è sospeso, di conseguenza, anche la prestazione lavorativa da parte della lavoratrice e la retribuzione da parte del datore di lavoro.


Come funziona la proclamazione dello sciopero?

Nelle 24 ore del giorno 8 marzo 2023, quindi, tutte le lavoratrici sia del pubblico impiego che del privato possono scioperare perché esiste la copertura sindacale generale. Il che significa che puoi scioperare anche se nel tuo luogo di lavoro non c’è un sindacato di quelli che hanno indetto lo sciopero e/o indipendentemente dal fatto che tu sia iscritta o meno a un sindacato.

La comunicazione dello sciopero arriverà all’azienda direttamente dalla Commissione di Garanzia, dalla Regione o dall’associazione datoriale alla quale l’azienda fa riferimento.

È comunque possibile, soprattutto per il comparto privato, che qualche datore di lavoro non riceva la comunicazione o neghi di averla ricevuta. In tal caso, controlla le comunicazioni affisse in bacheca, se non compare, richiedila al tuo responsabile del personale o contattaci per avere una copia dell’indizione e dell’articolazione dello sciopero nel tuo settore, così da poterla affiggere direttamente sul posto di lavoro.

Sul blog, in ogni caso,  potrai trovare le proclamazioni inviate alla Commissione di Garanzia per lo sciopero.

È anche possibile, data l’estrema frammentarietà del mondo del lavoro contemporaneo, che in qualche luogo di lavoro privato – soprattutto tra quelli che non fanno riferimento alle maggiori confederazioni padronali – non sia stato indetto lo sciopero. In questo caso, rivolgiti al nodo di Non Una di Meno della tua città o a quello a te più vicino: è possibile provvedere all’indizione – tramite i sindacati – fino al giorno prima dello sciopero (fatta eccezione per i posti di lavoro sottoposti a L.146/90, i cosiddetti servizi pubblici essenziali, per i quali è necessario inviare la comunicazione al datore di lavoro almeno 10 giorni prima). Scuole statali, ospedali e servizi sanitari pubblici territoriali, dato l’elevato numero e la capillare diffusione sul territorio, ricevono comunicazione dello sciopero tramite una Circolare che il MIM (nel caso delle scuole statali) e la Regione (per ospedali e servizi sanitari pubblici territoriali) sono tenuti a inviare in ogni singola scuola e a ogni direzione di ente ospedaliero e/o ASL.

Nonostante la proclamazione sindacale dello sciopero, con relativa pubblicazione sul sito della Commissione di Garanzia Sciopero (http://www.cgsse.it), avvenga con largo anticipo rispetto alla data prevista, queste circolari spesso arrivano a ridosso dello sciopero o non arrivano e alle lavoratrici viene detto che non possono scioperare. Non solo le lavoratrici possono scioperare, ma è bene segnalare, attraverso la casella di posta elettronica di Non Una di Meno, dove questo accade, per procedere, là dove si persista, con una diffida sindacale.

La Circolare del MIM verrà comunque pubblicata sul sito, in modo da poter essere presentata in ogni scuola dalla stessa lavoratrice. Per la sanità pubblica, essendo le Circolari regionali, ci si può rivolgere al nodo di Non Una di Meno del territorio di appartenenza.

La lavoratrice non è tenuta a dichiarare preventivamente all’azienda la sua adesione allo sciopero, dunque non occorre alcuna comunicazione personale.

Specifiche di sciopero per alcuni settori

Nel settore sanità, la copertura parte dal primo turno della mattina dell’8 marzo e finisce all’inizio del primo turno della mattina del 9 marzo; tutte le lavoratrici possono quindi scioperare indipendentemente dal turno cui sono adibite: sia la mattina, sia il pomeriggio che la notte.

Nel caso del trasporto pubblico locale l’articolazione delle ore di sciopero, così come delle fasce protette, può variare da città a città. Per quanto riguarda il trasporto ferroviario e attività ferroviarie: dalle ore 00.00 alle ore 21.00 dell’ 08/3, per il comparto autostrade dalle ore 00.00 alle ore 24.00 dell’08/3. Lavoratori tpl 24 ore. Per il Trasporto aereo, dalle ore 10.00 alle ore 14.00.

Per il settore dei Vigili del Fuoco, lo sciopero nazionale è così articolato: personale operativo dalle ore 8,00 alle ore 14,00; personale giornaliero o amministrativo (intera giornata).

Restrizioni Al Diritto Di Sciopero: Facciamo Chiarezza

Sciopero nei servizi pubblici essenziali L. 146/90

La legge 146 del 1990 disciplina il diritto di sciopero per i servizi pubblici essenziali, cioè quelli volti a garantire il diritto alla vita, alla salute, alla libertà, alla libertà di circolazione, all’assistenza e previdenza sociale, all’istruzione e alla libertà di comunicazione.

I servizi per cui la legge disciplina tale diritto, quindi, sono molti e diversi tra loro: i più noti – per la loro vicinanza alla vita quotidiana della maggior parte delle persone – sono la sanità, i trasporti pubblici urbani ed extraurbani, l’amministrazione pubblica, le poste, la radio e la televisione pubblica e la scuola; ma devono essere garantiti anche i servizi di raccolta dei rifiuti, l’approvvigionamento di energie, risorse naturali e beni di prima necessità.

In tutti questi ambiti il diritto allo sciopero, quindi, non è assoluto ma relativo alla possibilità di garantire alcuni diritti dei cittadini.

Per questo motivo, per tutti i servizi sottoposti a L. 146/90, devono essere previsti i contingenti minimi di personale tramite contrattazione integrativa o accordo sindacato/azienda. È in capo al datore di lavoro il diritto/dovere di individuare le/i dipendenti da inserire nei contingenti minimi e inviare loro entro 5 giorni dalla data dello sciopero la comunicazione di “esonero dallo sciopero”, ovvero di recarsi in servizio il giorno dello stesso.

Qualora la dipendente inserita nei contingenti minimi abbia intenzione di scioperare, deve inviare entro 24 ore dal ricevimento dell’ordine di prestare servizio una comunicazione all’azienda della volontà di aderire all’astensione e, quindi, di essere sostituita.

L’azienda ha il dovere di verificare la possibilità di sostituzione della dipendente. Solo nel caso tale sostituzione non fosse possibile è ammissibile il rifiuto al diritto. In ogni caso, l’azienda deve comunicare alla dipendente di averla sostituita o meno, quindi se può scioperare o se deve lavorare.

  Le aziende che erogano il servizio che lo sciopero potrebbe far venir meno, inoltre, sono obbligate con almeno 5 giorni di anticipo a dare comunicazione all’utenza sulle modalità e gli orari dei servizi essenziali garantiti.

Ricordati che il diritto allo sciopero è un diritto individuale in capo a ogni singola lavoratrice e lavoratore, sancito e garantito dalla Costituzione Italiana, e il cui esercizio non può essere precluso e/o limitato (se non per quanto riguarda le modalità di erogazione dei servizi di pubblica utilità di cui ai paragrafi precedenti).

LO SCIOPERO DELL’8 MARZO É UNO SCIOPERO DAL LAVORO PRODUTTIVO (la cui forma principale è lo sciopero dai posti di lavoro) MA ANCHE DA QUELLO RIPRODUTTIVO (tutto il lavoro necessario alla “riproduzione della specie”: lavoro domestico, cura dell piccol, delle relazioni…). Per conoscere le forme con cui praticare lo sciopero dell’8 marzo leggi qui  Cosa posso fare per scioperare? 8m2023

Stampa, inoltra e diffondi questo vademecum!

Per chiarire qualsiasi dubbio o segnalare eventuali abusi al tuo diritto di scioperare contattaci a questa e- mail: nudmsciopero@gmail.com

Proveremo a rispondere alle tue richieste e a darti supporto.

BUONO SCIOPERO!

MANIFESTO PER LA SALUTE SESSUALE E RIPRODUTTIVA CHE VOGLIAMO

Questo manifesto nasce per costruire un’idea nuova di salute sessuale e riproduttiva, basata sul nostro benessere e sull’autodeterminazione sui nostri corpi e le nostre vite, non sulle norme della medicina coloniale ed eterocispatriarcale, che ha come unico riferimento i corpi di uomini cis, bianchi, eterosessual di 70 kg ed abili. Per questo, la sanità e i luoghi della salute devono tornare ad essere realmente pubblici e adeguatamente finanziati, in quello che ormai è diventato “sistema” aziendale che pensa al budget e non più un “servizio sanitario nazionale” (SSN). 

Aborto su misura per noi: libero, sicuro, gratuito, garantito, in tutta Italia, nessuna regione e/o persona esclusa, in base alle proprie esigenze di vita e non alla vostra morale.

Abortire deve essere un’esperienza di facile accesso e non traumatizzante, a prescindere da età, luogo di residenza, motivazione, orario di lavoro, condizione sociofamiliare, abilità, colore della pelle, identità di genere o transgenere, e orientamento sessuale. Vogliamo poter essere noi a scegliere come sentirci emotivamente, senza alcuna violenza medica che ci impone necessariamente uno stato d’animo.

Vogliamo un nuovo paradigma per l’aborto costruito a nostra misura. Vogliamo poter scegliere se abortire in ospedale, in consultorio oppure in casa con amichə, da solə o col partner in sicurezza tramite la telemedicina, senza nessuna corsa a ostacoli per ottenere la documentazione adeguata. Ciò è possibile attraverso:

  1. l’abolizione dei 7 giorni di ripensamento nei certificati IVG;
  2. l’obbligo per ogni medicə di medicina generale e farmacista di fornire il certificato IVG su richiesta, dopo due test di gravidanza positivi, senza alcuna necessità di ulteriore accertamento; 
  3. il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza garantito in ogni ospedale e consultorio pubblico del Paese, tramite l’abolizione dell’obiezione di coscienza per il personale medico-sanitario e la costruzione di liste pubbliche con nomi del personale obiettore nella fase di transizione verso l’abolizione;
  4. la definizione dell’aborto farmacologico come principale modalità con cui vengono praticate le IVG, con un aumento  della finestra temporale in cui è possibile la somministrazione della RU486 fino a a 10 settimane e senza ricovero in tutta Italia, in linea con quanto accade in altri Paesi europei;
  5. la garanzia di accesso all’aborto farmacologico tramite telemedicina a ogni persona che preferisca non abortire in un luogo sanitario, con supporto medico obbligatorio e disponibile, qualunque sia il luogo scelto e la motivazione, e un servizio di accompagnamento pre-aborto che fornisca adeguate informazioni su come funziona, su ogni casistica e necessità;
  6. l’accesso incondizionato all’aborto chirurgico in ogni ospedale pubblico, compatibilmente con la salute della persona gestante, senza alcun limite di settimana e con l’utilizzo della sola anestesia locale, se non richiesto diversamente dalla persona; l’abolizione della pratica del raschiamento, se non strettamente necessaria per ragioni di salute. Vogliamo che il criterio di riflessione sul massimo di settimane per ogni IVG sia la volontà e la salute della persona in questione, non il dibattito bioetico teorico su quando inizia la vita.
  7. la possibilità di accesso all’IVG anche senza tessera STP o TEAM, con rilascio contestuale della stessa in ogni regione, al momento della richiesta di IVG. Ciò consente maggiore accessibilità all’aborto per donne, persone trans+ e intersex con background migratorio, poiché, sebbene l’IVG sia già una procedura slegata dalla cittadinanza, le barriere linguistiche e burocratiche creano spesso una lotta contro il tempo ancora più spietata. 
  8. la possibilità di IVG gratuita anche per chi ha visto turistico, nel rispetto delle scelte delle tante persone gestanti che intendono restare in Italia o che provengono da Paesi in cui non è garantito il diritto all’aborto;
  9. l’introduzione della mediazione culturale come figura obbligatoria in ogni consultorio, ospedale e struttura che somministra IVG;
  10. la costruzione di campagne informative sull’accesso all’aborto e di kit multilingua costruiti in base alle diverse culture, che spieghino le modalità con cui si può abortire, sottolineando i propri diritti e cosa fare se non sono rispettati;
  11. la costruzione di un osservatorio nazionale sulle esperienze di IVG a cui ogni persona che ha abortito può presentare facilmente reclami in caso di esperienza negativa e traumatizzante;
  12. l’apertura, la riapertura e il potenziamento di consultori laici e non confessionali, 1 in ogni città e, per i paesi più grandi, uno ogni 10.000 abitanti, aperti 12 ore per 6 giorni a settimana, gratuiti e universali, con co-gestione, monitoraggio e protagonismo nell’organizzazione delle attività da parte di chi li attraversa, tramite la presenza di “assemblee delle donne e delle libere soggettività” in ogni consultorio. I consultori devono essere uno spazio sicuro e devono garantire accoglienza, prevenzione, cura a tutte le donne, le persone assegnate femmine alla nascita che non si riconoscono come donne, le persone intersex con vulva/utero e le donne trans, senza discriminazioni di genere, classe, orientamento sessuale, conformazione ed aspetto fisico, disabilità, religione, provenienza etnica e culturale. Nei consultori deve esserci un’equipe multidisciplinare composta da ginecologə, ostetricə, psicologə, assistenti sociali, infermierə, mediatorə culturali, personale amministrativo e per le pulizie, preparato a entrare in contatto con vissuti complessi e in particolare con esperienze di violenze di genere, invalidazione, discriminazioni e razzismo. In ogni città i consultori devono garantire spazi di ascolto e scoperta di sé, lo spazio giovani, l’accesso all’IVG tramite RU486, l’accompagnamento a tutte le fasi della vita, dalla scoperta della sessualità e delle prime mestruazioni, alla gravidanza, alla contraccezione, all’aborto, al puerperio, al percorso adottivo, alla menopausa, all’affermazione di genere. I consultori devono promuovere lo screening precoce dei tumori al collo dell’utero e la diagnosi tempestiva delle malattie invisibilizzate (endometriosi, adenomiosi, vulvodinia), la distribuzione di contraccettivi gratuiti, consulenze e visite ginecologiche, ostetriche, sessuologiche accessibili senza alcuna impegnativa. I consultori non devono medicalizzare, né psichiatrizzare bisogni e desideri e devono essere gestiti in totale autonomia e in spazi differenziati da altri luoghi della salute e dalle case di comunità, con una specifica formazione a un approccio medico-sanitario transfemminista per tutto il personale;
  13. l’utilizzo garantito alle reti transfemministe di spazi nei reparti che somministrano l’RU486 e nei consultori pubblici per attività di mutuo supporto e informazione, con divieto di presenza delle associazioni anti scelta e no gender.

Vogliamo riconoscere il benessere sessuale nell’autodeterminazione di genere e nella sessualità come pratica consensuale, sicura, positiva e piacevole, senza alcuno stigma:

  1. educazione al corpo, al piacere e a una sessualità positiva, consapevole, non normata, scelta, non solo penetrativa e non solo genitale in ogni scuola di ogni ordine e grado, con riferimento al consenso; alla non normalizzazione del dolore sessuale e mestruale, tra le altre cose, per la diagnosi precoce di endometriosi, adenomiosi e vulvodinia; all’accessibilità della sessualità per persone disabili, neurodivergenti, con malattie croniche o difficoltà sessuali; alle diverse pratiche ed esperienze di sessualità esistenti nel mondo e nelle culture; all’abbattimento degli stereotipi sessuofobici, omolesbobiatransfobici, ìrazzisti, grassofobici, sessisti e abilisti verso i corpi non conformi; alla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse, alla contraccezione e all’aborto. Vogliamo che si faccia specifico riferimento alla rimozione di ogni stigma verso le persone che si identificano nello spettro ACE, affinché l’attrazione sessuale non sia un obbligo sociale.
  2. educazione alla conoscenza del proprio corpo nelle diverse fasi ormonali e della vita per persone adulte, per favorire la prevenzione e consapevolezza sui propri diritti in ambito sanitario, obbligatoriamente somministrata dal pubblico a ogni dipendente o collaboratorə assuntə, ma soprattutto accessibile nei consultori pubblici anche a chiunque non abbia un contratto, voglia partecipare e ne senta il bisogno. La formazione deve essere tarata su tutti i corpi esistenti, compresi i corpi non bianchi e/o appartenenti a diverse culture, fuori dal binarismo di genere, grassi e disabili;
  3. superamento dei protocolli esistenti per l’affermazione di genere, garantendo centri pubblici accessibili in ogni regione, cure gratuite e percorsi che rispettino le volontà e l’autodeterminazione di ognunə, senza psichiatrizzazione obbligata e al di fuori dei binarismi.
  4. accesso gratuito a preservativi, dental dam, femidom, contraccettivi ormonali di ogni genere, distribuiti gratuitamente direttamente nelle farmacie e nei consultori pubblici;
  5. ampliamento del diritto alla chiusura delle tube in età fertile anche per le persone che non hanno avuto figliə e senza alcun certificato diverso dalla raccolta di consenso informato della persona;
  6. accesso gratuito e garantito in ogni città a screening e cure per le infezioni sessualmente trasmesse ed ai percorsi di prevenzione e diagnosi precoce di HIV, HPV e tumore al seno/petto per tutte le donne e le persone trans+, anche nel caso in cui abbiano già modificato i documenti anagrafici, promuovendone maggiore ricerca pubblica.  
  7. accesso a PrEP e PEP (profilassi pre e post esposizione all’HIV) gratuito e maggiori studi sulle persone con utero che la utilizzano;
  8. supporto sessuologico garantito e gratuito su richiesta per tuttə, specie per chiunque viva difficoltà sessuali, malattie croniche, oncologiche, disabilità, è sottopostə a terapie ormonali per l’affermazione di genere o stia vivendo un qualsiasi cambiamento legato a medicinali,  esperienze o fasi della vita che modificano la percezione del proprio corpo, la propria libido, il proprio desiderio e le pratiche sessuali. Vogliamo che ogni medicə tenga conto della sessualità nello spiegarci gli effetti collaterali potenziali di ogni terapia e integri la sessualità nella dimensione del nostro benessere.
  9. aumento della formazione specifica per il supporto sessuologico e psicologico garantito e gratuito a chi è sopravvissutə a violenze di genere e sessuali;;
  10. istituzione di una formazione medica obbligatoria per tutte le specializzazioni sul riconoscimento, la prevenzione e le conseguenze di atteggiamenti e pratiche abiliste, omolesbobiatransfobiche, sessuofobiche, grassofobiche, razziste, sessiste e violente nella pratica medica, con specifico riferimento al consenso,  al linguaggio, alle parole ed al modo di porsi. Non vogliamo più vivere visite mediche giudicanti traumatizzanti, patologizzanti e/o psichiatrizzanti per via dei nostri gusti, dei nostri comportamenti e delle nostre pratiche sessuali;
  11. riconoscimento del lavoro sessuale e accesso garantito e senza stigma a un programma di screening periodici, con frequenza concordata in base a necessità.

Vogliamo che la maternità sia un’esperienza di autodeterminazione per tuttə le persone che la scelgono. Vogliamo sia garantito l’accesso alle tecnologie riproduttive a prescindere dal reddito e che sia superato il senso di solitudine ed abbandono indotto dal SSN, così come il paradigma di maternità super performante, imposto socialmente a tutte le persone gestanti.

  1. l’accesso garantito e coperto dal SSN al congelamento degli ovuli (social freezing), oggi garantito solo per casi oncologici e non accessibile economicamente.
  2. l’accesso alla fecondazione assistita come pratica coperta dal SSN ed economicamente accessibile per tuttə le persone con utero, specie per persone in relazioni non etero-tradizionali e donne, persone trans+ e intersex single, contro un’idea di famiglia tradizionale obsoleta;
  3. la garanzia di un accesso facilitato alla presa in carico per gravidanza per donne e persone trans+ con background migratorio, attraverso il rilascio contestuale di tessera STP o TEAM e tenendo conto delle diverse appartenenze culturali nell’approccio alla gravidanza ed al puerperio;
  4. la formazione su violenza ostetrico-ginecologica nei percorsi pre-parto promossi dai consultori, per conoscere diritti e riconoscere abusi;
  5. la garanzia della libertà di scelta individuale e autonoma tra parto non medicalizzato e parto con epidurale, senza alcun giudizio da parte del personale medico-sanitario;
  6. il rafforzamento in numero e capillarità dei centri nascite gestiti da ostetriche negli ospedali pubblici e la garanzia di un servizio pubblico che, come accade in altri Paesi, consenta il parto in casa in piena sicurezza, con personale dedicato e protocollo di emergenza strutturato, al fine di evitare che tale possibilità sia concessa solo dal privato;
  7. l’abolizione dell’induzione al parto per ragioni di tempi ospedalieri non legate alla salute della persona gestante;
  8. la concretizzazione e l’ascolto dei bisogni pratici ed emozionali prima, durante e dopo il parto con percorsi pubblici ed accessibili a tuttə di mutuo sostegno pre e post partum;
  9. l’umanizzazione delle sale parto, dei nidi, dei reparti rivolti solo alle persone gestanti e l’abolizione delle barelle e delle camere con più di due letti nei reparti;
  10. la presenza di nidi e la disponibilità a rispondere alle richieste delle persone partorienti, qualsiasi esse siano, sia quando chiedono di stare con lə neonatə che quando hanno bisogno di riposo, senza colpevolizzazioni, giudizi, colpe ed imposizioni di regole sanitarie spesso dovuti alle carenze degli organici e degli spazi;
  11. la possibilità di avvalersi di personale di sostegno nelle 48 ore successive al parto, secondo le richieste di chi ha partorito, con accompagnamento all’allenamento, se richiesto e scelto;
  12. possibilità di avvalersi gratuitamente di un sostegno psicologico perinatale per almeno 12 mesi dopo il parto, utile a confrontarsi con tutte le scoperte e le conseguenze sul proprio corpo, sul proprio cambio di ritmi di vita, sulle proprie relazioni sessuali ed affettive di una maternità scelta e desiderata.

Antifascistə sempre. Con la dirigente scolastica

Come abbiamo sostenuto lə studenti del liceo Michelangiolo aggreditə dalla squardaccia fascista, scendendo in piazza con loro a Firenze, così ora esprimiamo la nostra solidarietà alla dirigente scolastica attaccata
dal ministro Valditara per la sua presa di posizione antifascista contro quell’aggressione.

Valditara ha affermato che questa politicizzazione della scuola per lui è completamente fuori luogo. Eppure proprio lui ha dimostrato che scuola e istruzione sono un campo di scontro politico: ha chiamato in causa il merito per sostenere una scuola che produce gerarchie e tratta la povertà come una colpa personale, ha invocato la disciplina e l’umiliazione per soffocare ogni pretesa di libertà di chi con la scuola dovrà formarsi.

La matrice che ha generato l’attacco infame e fascista fuori dal Michelangiolo è la stessa che permette a ministri come Valditara di attaccare e distruggere la scuola dall’alto delle sue cariche, e che li autorizza a soffocare il dissenso invocando ordine e disciplina. Noi non possiamo accettarlo. Come femministe, transfemministe, antifasciste sappiamo che l’istruzione è da sempre un terreno di lotta per l’emancipazione, abbiamo rivendicato un’educazione alle differenze perché dalla scuola cominci la trasformazione antipatriarcale e antirazzista che vogliamo conquistare. E come femministe e transfemministe vediamo che l’attacco che in queste ore è stato sferrato contro la scuola pubblica riguarda anche chi ci lavora in condizioni di precarietà che ora diventano sempre più minacce politiche verso chiunque faccia dell’insegnamento un’occasione di liberazione.

Anche per questo l’8 marzo scioperiamo e invitiamo lavoratrici, lavoratorə, studenti, sindacati e organizzazioni, a incrociare le braccia e scendere in piazza per fare della scuola un luogo politico di liberazione.

–>leggi qui l’appello allo sciopero 8marzo di scuola e università
https://nonunadimeno.wordpress.com/2023/02/22/appello-allo-sciopero-8marzo-di-scuola-e-universita/

3-8 marzo 23: APPELLO PER SETTIMANA ECOTRANSFEMMINISTA

Il 3 e l’8 marzo saremo nuovamente in piazza per scioperare contro la violenza che devasta corpi e territori. 

Da alcuni anni i movimenti ecologisti e transfemministi hanno adottato lo sciopero come pratica di lotta, ma quest’anno vogliamo unire i due scioperi in una settimana di mobilitazione ecotransfemminista. Siamo ormai consapevoli del fatto che la violenza contro cui lottiamo è la stessa e ha la stessa origine in un sistema capitalista, antropocentrico e patriarcale che lega in maniera indissolubile lo sfruttamento delle risorse naturali allo sfruttamento dei corpi.

Il 3 e l’8 marzo scioperiamo e ci uniamo in una settimana di mobilitazione tra queste due date perché la nostra lotta è la stessa: non ci può essere giustizia climatica senza giustizia sociale e viceversa! 

Non siamo tuttə nella stessa barca. Scioperiamo perché la crisi climatica non colpisce tuttə allo stesso modo, ma amplifica le diseguaglianze già presenti nella società aggravando le condizioni delle categorie marginalizzate e svantaggiate. La pandemia da Covid-19, le cui cause sono profondamente legate alla crisi climatica, ne è stata un’ulteriore conferma: sono state le donne, le persone socializzate come tali e le soggettività LGBTQIA+ a pagare il prezzo più alto della crisi sanitaria.

Scioperiamo perché non vogliamo più mettere il nostro tempo al servizio del lavoro produttivo e riproduttivo, nell’ottica del profitto di pochi sulle spalle di molte. La sopravvivenza di questo sistema economico predatore esige lo sfruttamento di tutte le risorse naturali disponibili e pretende l’obbligo di produrre altre vite, sempre messe a disposizione del lavoro. La transizione ecologica va basata su questi fatti, e non usata da poche compagnie per fare enormi profitti.

Questo è il sistema che noi rifiutiamo.

Scioperiamo perché la crisi climatica è già qui e i suoi effetti materiali sulle nostre vite sono ormai evidentissimi: siccità, inquinamento, crisi energetica e inflazione non sono processi inevitabili, ma il frutto di precise scelte politiche ed economiche. 

Scioperiamo perché non vogliamo essere sempre noi a pagare il prezzo più alto. Vogliamo città dove l’accesso ai servizi sia garantito a tuttə, in cui il trasporto pubblico sia diffuso e gratuito; città in cui non ci si ammala per l’aria che respiriamo e in cui non si muore per le temperature eccessive; dove essere liberə di muoverci e di vivere una vita libera e felice. Questa realtà non si costruisce da sola nè ci verrà regalata da chi al potere non ha intenzione di cambiare. Questo lo costruiamo noi, insieme, ogni giorno, e vi invitiamo a esserci anche in questi due giorni.

Il 3 marzo invitiamo tutte le persone che potranno essere in piazza a partecipare alle manifestazioni locali organizzate in occasione dello sciopero per il clima.

Per l’8 Marzo Non Una di Meno ha chiesto anche quest’anno a tutte le organizzazioni sindacali di convocare lo sciopero generale di 24 ore, che sarà garantito per tutti i settori del pubblico impiego e del privato: su questo blog nei prossimi giorni si potranno man mano trovare tutte le proclamazioni inviate alla Commissione di Garanzia per lo sciopero.

Nella settimana dal 3 all’8 marzo invitiamo inoltre tutte le persone che sentono il bisogno di mettere in discussione e in crisi il sistema di produzione attuale, ad agire con i propri mezzi e secondo le proprie possibilità uno sciopero dei e dai consumi, rivolto in particolare alle catene dei fast food e della fast fashion, rappresentative di quelle multinazionali che continuano a fare extra profitti a scapito di qualunque forma di giustizia sociale ed ambientale.

IL FUTURO SARA’ ECOTRANSFEMMINISTA O NON SARA’!

MATERIALI – SCARICA E DIFFONDI!

TUTTI I MATERIALI

Manifesto nazionale

Vademecum sciopero

BIGLIETTO PER AUTORIDUZIONE MEZZI

GRAFICA VUOTA PER AZIONI TRIBUNALI

LUMACA GENDER FREE PER LUOGHI GENDERFREE