MANIFESTO PER LA SALUTE SESSUALE E RIPRODUTTIVA CHE VOGLIAMO

Questo manifesto nasce per costruire un’idea nuova di salute sessuale e riproduttiva, basata sul nostro benessere e sull’autodeterminazione sui nostri corpi e le nostre vite, non sulle norme della medicina coloniale ed eterocispatriarcale, che ha come unico riferimento i corpi di uomini cis, bianchi, eterosessual di 70 kg ed abili. Per questo, la sanità e i luoghi della salute devono tornare ad essere realmente pubblici e adeguatamente finanziati, in quello che ormai è diventato “sistema” aziendale che pensa al budget e non più un “servizio sanitario nazionale” (SSN). 

Aborto su misura per noi: libero, sicuro, gratuito, garantito, in tutta Italia, nessuna regione e/o persona esclusa, in base alle proprie esigenze di vita e non alla vostra morale.

Abortire deve essere un’esperienza di facile accesso e non traumatizzante, a prescindere da età, luogo di residenza, motivazione, orario di lavoro, condizione sociofamiliare, abilità, colore della pelle, identità di genere o transgenere, e orientamento sessuale. Vogliamo poter essere noi a scegliere come sentirci emotivamente, senza alcuna violenza medica che ci impone necessariamente uno stato d’animo.

Vogliamo un nuovo paradigma per l’aborto costruito a nostra misura. Vogliamo poter scegliere se abortire in ospedale, in consultorio oppure in casa con amichə, da solə o col partner in sicurezza tramite la telemedicina, senza nessuna corsa a ostacoli per ottenere la documentazione adeguata. Ciò è possibile attraverso:

  1. l’abolizione dei 7 giorni di ripensamento nei certificati IVG;
  2. l’obbligo per ogni medicə di medicina generale e farmacista di fornire il certificato IVG su richiesta, dopo due test di gravidanza positivi, senza alcuna necessità di ulteriore accertamento; 
  3. il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza garantito in ogni ospedale e consultorio pubblico del Paese, tramite l’abolizione dell’obiezione di coscienza per il personale medico-sanitario e la costruzione di liste pubbliche con nomi del personale obiettore nella fase di transizione verso l’abolizione;
  4. la definizione dell’aborto farmacologico come principale modalità con cui vengono praticate le IVG, con un aumento  della finestra temporale in cui è possibile la somministrazione della RU486 fino a a 10 settimane e senza ricovero in tutta Italia, in linea con quanto accade in altri Paesi europei;
  5. la garanzia di accesso all’aborto farmacologico tramite telemedicina a ogni persona che preferisca non abortire in un luogo sanitario, con supporto medico obbligatorio e disponibile, qualunque sia il luogo scelto e la motivazione, e un servizio di accompagnamento pre-aborto che fornisca adeguate informazioni su come funziona, su ogni casistica e necessità;
  6. l’accesso incondizionato all’aborto chirurgico in ogni ospedale pubblico, compatibilmente con la salute della persona gestante, senza alcun limite di settimana e con l’utilizzo della sola anestesia locale, se non richiesto diversamente dalla persona; l’abolizione della pratica del raschiamento, se non strettamente necessaria per ragioni di salute. Vogliamo che il criterio di riflessione sul massimo di settimane per ogni IVG sia la volontà e la salute della persona in questione, non il dibattito bioetico teorico su quando inizia la vita.
  7. la possibilità di accesso all’IVG anche senza tessera STP o TEAM, con rilascio contestuale della stessa in ogni regione, al momento della richiesta di IVG. Ciò consente maggiore accessibilità all’aborto per donne, persone trans+ e intersex con background migratorio, poiché, sebbene l’IVG sia già una procedura slegata dalla cittadinanza, le barriere linguistiche e burocratiche creano spesso una lotta contro il tempo ancora più spietata. 
  8. la possibilità di IVG gratuita anche per chi ha visto turistico, nel rispetto delle scelte delle tante persone gestanti che intendono restare in Italia o che provengono da Paesi in cui non è garantito il diritto all’aborto;
  9. l’introduzione della mediazione culturale come figura obbligatoria in ogni consultorio, ospedale e struttura che somministra IVG;
  10. la costruzione di campagne informative sull’accesso all’aborto e di kit multilingua costruiti in base alle diverse culture, che spieghino le modalità con cui si può abortire, sottolineando i propri diritti e cosa fare se non sono rispettati;
  11. la costruzione di un osservatorio nazionale sulle esperienze di IVG a cui ogni persona che ha abortito può presentare facilmente reclami in caso di esperienza negativa e traumatizzante;
  12. l’apertura, la riapertura e il potenziamento di consultori laici e non confessionali, 1 in ogni città e, per i paesi più grandi, uno ogni 10.000 abitanti, aperti 12 ore per 6 giorni a settimana, gratuiti e universali, con co-gestione, monitoraggio e protagonismo nell’organizzazione delle attività da parte di chi li attraversa, tramite la presenza di “assemblee delle donne e delle libere soggettività” in ogni consultorio. I consultori devono essere uno spazio sicuro e devono garantire accoglienza, prevenzione, cura a tutte le donne, le persone assegnate femmine alla nascita che non si riconoscono come donne, le persone intersex con vulva/utero e le donne trans, senza discriminazioni di genere, classe, orientamento sessuale, conformazione ed aspetto fisico, disabilità, religione, provenienza etnica e culturale. Nei consultori deve esserci un’equipe multidisciplinare composta da ginecologə, ostetricə, psicologə, assistenti sociali, infermierə, mediatorə culturali, personale amministrativo e per le pulizie, preparato a entrare in contatto con vissuti complessi e in particolare con esperienze di violenze di genere, invalidazione, discriminazioni e razzismo. In ogni città i consultori devono garantire spazi di ascolto e scoperta di sé, lo spazio giovani, l’accesso all’IVG tramite RU486, l’accompagnamento a tutte le fasi della vita, dalla scoperta della sessualità e delle prime mestruazioni, alla gravidanza, alla contraccezione, all’aborto, al puerperio, al percorso adottivo, alla menopausa, all’affermazione di genere. I consultori devono promuovere lo screening precoce dei tumori al collo dell’utero e la diagnosi tempestiva delle malattie invisibilizzate (endometriosi, adenomiosi, vulvodinia), la distribuzione di contraccettivi gratuiti, consulenze e visite ginecologiche, ostetriche, sessuologiche accessibili senza alcuna impegnativa. I consultori non devono medicalizzare, né psichiatrizzare bisogni e desideri e devono essere gestiti in totale autonomia e in spazi differenziati da altri luoghi della salute e dalle case di comunità, con una specifica formazione a un approccio medico-sanitario transfemminista per tutto il personale;
  13. l’utilizzo garantito alle reti transfemministe di spazi nei reparti che somministrano l’RU486 e nei consultori pubblici per attività di mutuo supporto e informazione, con divieto di presenza delle associazioni anti scelta e no gender.

Vogliamo riconoscere il benessere sessuale nell’autodeterminazione di genere e nella sessualità come pratica consensuale, sicura, positiva e piacevole, senza alcuno stigma:

  1. educazione al corpo, al piacere e a una sessualità positiva, consapevole, non normata, scelta, non solo penetrativa e non solo genitale in ogni scuola di ogni ordine e grado, con riferimento al consenso; alla non normalizzazione del dolore sessuale e mestruale, tra le altre cose, per la diagnosi precoce di endometriosi, adenomiosi e vulvodinia; all’accessibilità della sessualità per persone disabili, neurodivergenti, con malattie croniche o difficoltà sessuali; alle diverse pratiche ed esperienze di sessualità esistenti nel mondo e nelle culture; all’abbattimento degli stereotipi sessuofobici, omolesbobiatransfobici, ìrazzisti, grassofobici, sessisti e abilisti verso i corpi non conformi; alla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse, alla contraccezione e all’aborto. Vogliamo che si faccia specifico riferimento alla rimozione di ogni stigma verso le persone che si identificano nello spettro ACE, affinché l’attrazione sessuale non sia un obbligo sociale.
  2. educazione alla conoscenza del proprio corpo nelle diverse fasi ormonali e della vita per persone adulte, per favorire la prevenzione e consapevolezza sui propri diritti in ambito sanitario, obbligatoriamente somministrata dal pubblico a ogni dipendente o collaboratorə assuntə, ma soprattutto accessibile nei consultori pubblici anche a chiunque non abbia un contratto, voglia partecipare e ne senta il bisogno. La formazione deve essere tarata su tutti i corpi esistenti, compresi i corpi non bianchi e/o appartenenti a diverse culture, fuori dal binarismo di genere, grassi e disabili;
  3. superamento dei protocolli esistenti per l’affermazione di genere, garantendo centri pubblici accessibili in ogni regione, cure gratuite e percorsi che rispettino le volontà e l’autodeterminazione di ognunə, senza psichiatrizzazione obbligata e al di fuori dei binarismi.
  4. accesso gratuito a preservativi, dental dam, femidom, contraccettivi ormonali di ogni genere, distribuiti gratuitamente direttamente nelle farmacie e nei consultori pubblici;
  5. ampliamento del diritto alla chiusura delle tube in età fertile anche per le persone che non hanno avuto figliə e senza alcun certificato diverso dalla raccolta di consenso informato della persona;
  6. accesso gratuito e garantito in ogni città a screening e cure per le infezioni sessualmente trasmesse ed ai percorsi di prevenzione e diagnosi precoce di HIV, HPV e tumore al seno/petto per tutte le donne e le persone trans+, anche nel caso in cui abbiano già modificato i documenti anagrafici, promuovendone maggiore ricerca pubblica.  
  7. accesso a PrEP e PEP (profilassi pre e post esposizione all’HIV) gratuito e maggiori studi sulle persone con utero che la utilizzano;
  8. supporto sessuologico garantito e gratuito su richiesta per tuttə, specie per chiunque viva difficoltà sessuali, malattie croniche, oncologiche, disabilità, è sottopostə a terapie ormonali per l’affermazione di genere o stia vivendo un qualsiasi cambiamento legato a medicinali,  esperienze o fasi della vita che modificano la percezione del proprio corpo, la propria libido, il proprio desiderio e le pratiche sessuali. Vogliamo che ogni medicə tenga conto della sessualità nello spiegarci gli effetti collaterali potenziali di ogni terapia e integri la sessualità nella dimensione del nostro benessere.
  9. aumento della formazione specifica per il supporto sessuologico e psicologico garantito e gratuito a chi è sopravvissutə a violenze di genere e sessuali;;
  10. istituzione di una formazione medica obbligatoria per tutte le specializzazioni sul riconoscimento, la prevenzione e le conseguenze di atteggiamenti e pratiche abiliste, omolesbobiatransfobiche, sessuofobiche, grassofobiche, razziste, sessiste e violente nella pratica medica, con specifico riferimento al consenso,  al linguaggio, alle parole ed al modo di porsi. Non vogliamo più vivere visite mediche giudicanti traumatizzanti, patologizzanti e/o psichiatrizzanti per via dei nostri gusti, dei nostri comportamenti e delle nostre pratiche sessuali;
  11. riconoscimento del lavoro sessuale e accesso garantito e senza stigma a un programma di screening periodici, con frequenza concordata in base a necessità.

Vogliamo che la maternità sia un’esperienza di autodeterminazione per tuttə le persone che la scelgono. Vogliamo sia garantito l’accesso alle tecnologie riproduttive a prescindere dal reddito e che sia superato il senso di solitudine ed abbandono indotto dal SSN, così come il paradigma di maternità super performante, imposto socialmente a tutte le persone gestanti.

  1. l’accesso garantito e coperto dal SSN al congelamento degli ovuli (social freezing), oggi garantito solo per casi oncologici e non accessibile economicamente.
  2. l’accesso alla fecondazione assistita come pratica coperta dal SSN ed economicamente accessibile per tuttə le persone con utero, specie per persone in relazioni non etero-tradizionali e donne, persone trans+ e intersex single, contro un’idea di famiglia tradizionale obsoleta;
  3. la garanzia di un accesso facilitato alla presa in carico per gravidanza per donne e persone trans+ con background migratorio, attraverso il rilascio contestuale di tessera STP o TEAM e tenendo conto delle diverse appartenenze culturali nell’approccio alla gravidanza ed al puerperio;
  4. la formazione su violenza ostetrico-ginecologica nei percorsi pre-parto promossi dai consultori, per conoscere diritti e riconoscere abusi;
  5. la garanzia della libertà di scelta individuale e autonoma tra parto non medicalizzato e parto con epidurale, senza alcun giudizio da parte del personale medico-sanitario;
  6. il rafforzamento in numero e capillarità dei centri nascite gestiti da ostetriche negli ospedali pubblici e la garanzia di un servizio pubblico che, come accade in altri Paesi, consenta il parto in casa in piena sicurezza, con personale dedicato e protocollo di emergenza strutturato, al fine di evitare che tale possibilità sia concessa solo dal privato;
  7. l’abolizione dell’induzione al parto per ragioni di tempi ospedalieri non legate alla salute della persona gestante;
  8. la concretizzazione e l’ascolto dei bisogni pratici ed emozionali prima, durante e dopo il parto con percorsi pubblici ed accessibili a tuttə di mutuo sostegno pre e post partum;
  9. l’umanizzazione delle sale parto, dei nidi, dei reparti rivolti solo alle persone gestanti e l’abolizione delle barelle e delle camere con più di due letti nei reparti;
  10. la presenza di nidi e la disponibilità a rispondere alle richieste delle persone partorienti, qualsiasi esse siano, sia quando chiedono di stare con lə neonatə che quando hanno bisogno di riposo, senza colpevolizzazioni, giudizi, colpe ed imposizioni di regole sanitarie spesso dovuti alle carenze degli organici e degli spazi;
  11. la possibilità di avvalersi di personale di sostegno nelle 48 ore successive al parto, secondo le richieste di chi ha partorito, con accompagnamento all’allenamento, se richiesto e scelto;
  12. possibilità di avvalersi gratuitamente di un sostegno psicologico perinatale per almeno 12 mesi dopo il parto, utile a confrontarsi con tutte le scoperte e le conseguenze sul proprio corpo, sul proprio cambio di ritmi di vita, sulle proprie relazioni sessuali ed affettive di una maternità scelta e desiderata.

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