COME POTER PARTECIPARE ALLA GIORNATA DI MOBILITAZIONI E SCIOPERO DELL’8 MARZO 2024


LO SCIOPERO TRANSFEMMINISTA DELL’8 MARZO É UNO SCIOPERO DAL LAVORO PRODUTTIVO la cui forma principale è l’astensione dal lavoro dipendente e salariato.
Quindi posso aderire allo sciopero indetto dai sindacati seguendo le indicazioni del vademecum

PER LEGGERE E SCARICARE IL VADEMECUM

 MA É ANCHE SCIOPERO SOCIALE
 cioè sciopero da tutte quelle forme di lavoro non riconosciuto per cui vanno inventate pratiche di visibilizzazione e astensione dal lavoro. 

Se sei un lavoratricə  precaria, ricercatricə , lavoratricə  autonomə , collaboratricə  a progetto, stagista
puoi astenerti dal lavoro l’8 marzo. Per rendere visibile il tuo sciopero, imposta la risposta automatica alla tua mail: “oggi non posso rispondere, aderisco allo sciopero transfemminista”. 

Per il lavoro informale, nero, grigio, di formazione/lavoro, non riconosciuto
puoi praticare forme parziali di sciopero: non rispondere alla mail o al telefono, svolgere solo le mansioni per cui sei effettivamente pagatə , lavorare con lentezza applicando i regolamenti alla lettera in modo di rallentare il ritmo e ridurre la produzione. 

Se fai parte di categorie del lavoro pubblico essenziale e/o non puoi scioperare
Indossa qualcosa di nero e fuxia, spillette o panuelos di Non Una di Meno per #lottomarzo: rendi visibile la tua adesione alla giornata e partecipa alle piazze chiamate nella tua città. 

LO SCIOPERO DELL’8 MARZO É ANCHE SCIOPERO DAL LAVORO RIPRODUTTIVO
tutto il lavoro, cioè,  necessario alla “riproduzione della specie”: lavoro domestico, di relazione, di cura e assistenza delle persone piccole, disabilizzate, non autosufficienti, fragili, anziane, … per lə caregiver non è scontato né possibile, spesso, astenersi dal lavoro di cura. Lo sciopero dell’8 marzo è una giornata di visibilizzazione pubblica del carico di lavoro domestico e di cura, gratuito o malpagato. Metti qualcosa di nero e fuxia, porta spillette o panueleos del #lottomarzo per rendere visibile la tua adesione alla giornata di lotta, partecipa alle piazze di Non Una di Meno nella tua città, costruiamo collettivamente pratiche di partecipazione online. 

LO SCIOPERO DEI CONSUMI SI INTRECCIA ALLO SCIOPERO CONTRO LA GUERRA
rilanciando il boicottaggio di tutti quei marchi che finanziano il genocidio in Palestina e la guerra. L’8 marzo non comprare nella grande distribuzione, non consumare nelle grandi catene, non comprare sulle piattaforme di e-commerce e di delivery. 

LO SCIOPERO DAI GENERI 
si pratica rifiutando i ruoli imposti dagli stereotipi e la valorizzazione dei nostri stili di vita: la cura, l’attenzione, il sorriso, l’accoglienza, la bellezza, l’accondiscendenza, la pazienza, l’eleganza, la creatività, … Rifiutati di svolgere il ruolo che ti è socialmente imposto e su cui si produce guadagno su competenze e qualità non retribuite. 

Per chiarire qualsiasi dubbio o segnalare eventuali abusi al tuo diritto di scioperare contattaci a questa e- mail: nudmsciopero@gmail.com

Proveremo a rispondere alle tue richieste e a darti supporto.

BUONO SCIOPERO!

PER QUALSIASI INFO, MATERIALI, DIFFICOLTÀ NON ESITARE A CONTATTARCI SUI SOCIAL O ALLA MAIL

SCIOPERIAMO CONTRO LA VIOLENZA PATRIARCALE. VADEMECUM 8M2024

8 MARZO 2024: Sciopero Generale proclamato!

VADEMECUM

L’8 marzo sarà sciopero transfemminista (leggi l’appello).Saràsciopero dalla produzione e dalla riproduzione, sciopero dai consumi e dai generi. Le forme saranno plurime per estendere la pratica dello sciopero a tutti quei soggetti del lavoro e del non lavoro, del lavoro autonomo, precario, informale, nero, della formazione/lavoro che ne sono normalmente esclusi. 

Anche quest’anno, per l’8 marzo Non Una di Meno ha chiesto a tutte le organizzazioni sindacali di convocare lo sciopero generale di 24 ore – dunque in tutti i settori del pubblico impiego e del privato – per garantire a tuttə  lə  lavoratricə  con contratti di lavoro dipendente la possibilità di astenersi dal lavoro produttivo. 

A oggi lo sciopero per la giornata dell’8 è stato proclamato da diversi sindacati a livello nazionale e regionale.

(qui puoi trovare la Lettera aperta di Non Una di Meno alle sindacaliste e alle delegate e le Proclamazioni)

Lo sciopero è un diritto. Cosa posso fare per scioperare l’8 marzo? 

Se non sai come fare per scioperare, se hai problemi a scioperare o difficoltà a reperire le convocazioni di sciopero sul tuo posto di lavoro, scrivici alla mail nudmsciopero@gmail.com o alle nostre pagine social: ti inoltreremo le convocazioni e proveremo a darti supporto e informazioni. 

In ogni caso, ricorda che lo sciopero è un diritto garantito dalla Costituzione che all’art. 40 dichiara: “Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”. 
Lo sciopero è dunque un diritto di rango costituzionale garantito a ogni lavoratorə  sebbene, negli anni, abbia subito limitazioni che ne hanno intaccato la potenza. Anche per questo motivo, scioperare e rivendicare nuovi diritti rappresenta un elemento di rottura imprescindibile. 

Lo sciopero è un diritto individuale che si esercita collettivamente. Durante lo sciopero il rapporto di lavoro è sospeso, di conseguenza, anche la prestazione lavorativa da parte dellə  lavoratricə  e la retribuzione da parte del datore di lavoro lo sono.

Come funziona la proclamazione dello sciopero?

Diverse sigle sindacali hanno proclamato sciopero per le 24 ore del giorno 8 marzo 2024: tutte le lavoratrici sia del pubblico impiego che del privato, quindi, possono scioperare perché esiste la copertura sindacale generale. 

  • Puoi scioperare anche se nel tuo luogo di lavoro non c’è nessuno dei sindacati che hanno indetto lo sciopero.
  • Puoi scioperare indipendentemente dal fatto che tu sia iscritta o meno a un sindacato.
  • Non sei tenuta a dichiarare preventivamente all’azienda la tua adesione allo sciopero, dunque non occorre alcuna comunicazione personale.

La comunicazione dello sciopero arriverà all’azienda direttamente dalla Commissione di Garanzia Sciopero (http://www.cgsse.it), dalla Regione o dall’associazione datoriale alla quale l’azienda fa riferimento.

Sciopero nel comparto privato

È comunque possibile, soprattutto per il comparto privato, che qualche datore di lavoro non riceva la comunicazione o neghi di averla ricevuta. 

In tal caso, controlla le comunicazioni affisse in bacheca sul tuo posto di lavoro. Se non compare la comunicazione, richiedila al tuo responsabile del personale o contattaci per avere una copia dell’indizione e dell’articolazione dello sciopero nel tuo settore, così da poterla affiggere direttamente sul posto di lavoro.

Sul blog di Non Una di Meno, in ogni caso, potrai trovare le proclamazioni inviate alla Commissione di Garanzia per lo sciopero. È anche possibile che in qualche luogo di lavoro privato – soprattutto tra quelli che non fanno riferimento alle maggiori confederazioni padronali – non sia stato indetto lo sciopero. In questo caso, scrivi a nudmsciopero@gmail.com o rivolgiti al nodo di Non Una di Meno della tua città o a quello a te più vicino: è possibile provvedere all’indizione – tramite i sindacati – fino al giorno prima dello sciopero (fatta eccezione per i posti di lavoro sottoposti a L.146/90, i cosiddetti servizi pubblici essenziali, per i quali è necessario inviare la comunicazione al datore di lavoro almeno 10 giorni prima). 

Sciopero nel comparto pubblico

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito – MIM (nel caso delle scuole statali) e la Regione (per ospedali e servizi sanitari pubblici territoriali) sono tenuti a inviare la comunicazione dello sciopero tramite una Circolare a ogni singola scuola statale, a ogni direzione di ente ospedaliero e/o ASL e servizi sanitari pubblici territoriali.

Nonostante la proclamazione sindacale dello sciopero, con relativa pubblicazione sul sito della Commissione di Garanzia Sciopero (http://www.cgsse.it), avvenga con largo anticipo rispetto alla data prevista, le Circolari spesso arrivano a ridosso dello sciopero o non arrivano e alle lavoratrici viene detto che non possono scioperare. 

Non solo le lavoratrici possono scioperare, ma è bene segnalare, attraverso la casella di posta elettronica di Non Una di Meno, dove questo accade, per procedere, là dove si persista, con una diffida sindacale.

Per la Sanità Pubblica, essendo le Circolari regionali, ci si può rivolgere al nodo di Non Una di Meno del territorio di appartenenza per eventuale supporto e informazioni.

Specifiche di sciopero per alcuni settori

Nel settore sanità, la copertura parte dal primo turno della mattina dell’8 marzo e finisce all’inizio del primo turno della mattina del 9 marzo; tutte le lavoratrici possono quindi scioperare indipendentemente dal turno cui sono adibite: sia la mattina, sia il pomeriggio che la notte.

Nel caso del trasporto pubblico locale l’articolazione delle ore di sciopero, così come delle fasce protette, può variare da città a città. 

Per quanto riguarda il trasporto ferroviario e attività ferroviarie: dalle ore 00.00 alle ore 21.00.

Per il settore dei Vigili del Fuoco, lo sciopero nazionale è così articolato: personale Operativo, giornaliero o amministrativo: dalle ore 8,00 alle ore 14,00.

Sono esclusi dallo sciopero, limitatamente alla Regione Abruzzo, interessata dalle consultazioni elettorali del 10 marzo 2024, i settori:
Regioni Autonomie Locali, Trasporto Pubblico locale, Igiene Ambientale,
Telecomunicazioni, Elettricità, Energia e Petrolio, Gas-Acqua, Funerario, Ministeri,
Trasporto Marittimo, Vigili del fuoco, Elicotteri e Carburanti.

Sciopero nei servizi pubblici essenziali L. 146/90: Facciamo Chiarezza

La legge 146 del 1990 disciplina il diritto di sciopero per i servizi pubblici essenziali, cioè quelli volti a garantire il diritto alla vita, alla salute, alla libertà, alla libertà di circolazione, all’assistenza e previdenza sociale, all’istruzione e alla libertà di comunicazione.

I servizi per cui la legge disciplina tale diritto, quindi, sono molti e diversi tra loro: i più noti – per la loro vicinanza alla vita quotidiana della maggior parte delle persone – sono la sanità, i trasporti pubblici urbani ed extraurbani, l’amministrazione pubblica, le poste, la radio e la televisione pubblica e la scuola; ma devono essere garantiti anche i servizi di raccolta dei rifiuti, l’approvvigionamento di energie, risorse naturali e beni di prima necessità.

In tutti questi ambiti il diritto allo sciopero, quindi, non è assoluto ma relativo alla possibilità di garantire alcuni diritti dei cittadini. Per questo motivo, per tutti i servizi sottoposti a L. 146/90, devono essere previsti i contingenti minimi di personale tramite contrattazione integrativa o accordo sindacato/azienda. È in capo al datore di lavoro il diritto/dovere di individuare le/i dipendenti da inserire nei contingenti minimi e inviare loro entro 5 giorni dalla data dello sciopero la comunicazione di “esonero dallo sciopero”, ovvero di recarsi in servizio il giorno dello stesso.

Qualora la dipendente inserita nei contingenti minimi abbia intenzione di scioperare, deve inviare entro 24 ore dal ricevimento dell’ordine di prestare servizio una comunicazione all’azienda della volontà di aderire all’astensione e, quindi, di essere sostituita.

L’azienda ha il dovere di verificare la possibilità di sostituzione della dipendente. Solo nel caso tale sostituzione non fosse possibile è ammissibile il rifiuto al diritto. In ogni caso, l’azienda deve comunicare alla dipendente di averla sostituita o meno, quindi se può scioperare o se deve lavorare.

Le aziende che erogano il servizio che lo sciopero potrebbe far venir meno, inoltre, sono obbligate con almeno 5 giorni di anticipo a dare comunicazione all’utenza sulle modalità e gli orari dei servizi essenziali garantiti.

Ricordati che il diritto allo sciopero è un diritto individuale in capo a ogni singola lavoratrice e lavoratore, sancito e garantito dalla Costituzione Italiana, e il cui esercizio non può essere precluso e/o limitato (se non per quanto riguarda le modalità di erogazione dei servizi di pubblica utilità di cui ai paragrafi precedenti).

Se sei un lavoratricə  precaria, ricercatricə , lavoratricə  autonomə , collaboratricə  a progetto, stagista, o cerchi altre informazioni su come poter scioperare VAI A QUESTA PAGINA

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Per chiarire qualsiasi dubbio o segnalare eventuali abusi al tuo diritto di scioperare contattaci a questa e- mail: nudmsciopero@gmail.com

Proveremo a rispondere alle tue richieste e a darti supporto.

BUONO SCIOPERO!

DOMANDE FREQUENTI

Posso scioperare se nel mio posto di lavoro non è stato comunicato lo sciopero? 
Puoi scioperare anche se nel tuo luogo di lavoro non c’è nessuno dei sindacati che hanno indetto lo sciopero. 
Diverse sigle sindacali hanno proclamato sciopero per le 24 ore del giorno 8 marzo 2024: tutte le lavoratrici sia del pubblico impiego che del privato, quindi, possono scioperare perché esiste la copertura sindacale generale. 
Controlla le comunicazioni affisse in bacheca sul tuo posto di lavoro. Se non compare la comunicazione, richiedila al tuo responsabile del personale o contattaci per avere una copia dell’indizione e dell’articolazione dello sciopero nel tuo settore. Se nel tuo posto di lavoro non è stato indetto lo sciopero, contattaci, è possibile provvedere all’indizione – tramite i sindacati – fino al giorno prima dello sciopero.

Come faccio a sapere se nel mio posto di lavoro è stato indetto lo sciopero?
Diverse sigle sindacali hanno proclamato sciopero per le 24 ore del giorno 8 marzo 2024: tutte le lavoratrici sia del pubblico impiego che del privato, quindi, possono scioperare perché esiste la copertura sindacale generale. 
La comunicazione dello sciopero arriverà all’azienda direttamente dalla Commissione di Garanzia per lo sciopero (http://www.cgsse.it), dalla Regione o dall’associazione datoriale alla quale l’azienda fa riferimento.
Controlla le comunicazioni affisse in bacheca sul tuo posto di lavoro. Se non compare la comunicazione, richiedila al tuo responsabile del personale o contattaci per avere una copia dell’indizione e dell’articolazione dello sciopero nel tuo settore. Se nel tuo posto di lavoro non è stato comunicato lo sciopero, contattaci, è possibile provvedere alla trasmissione dell’indizione – tramite i sindacati – fino al giorno prima dello Sciopero.

Posso scioperare se non sono iscritta al sindacato?
Puoi scioperare indipendentemente dal fatto che tu sia iscritta o meno a un sindacato.
Puoi scioperare anche se il sindacato a cui sei iscritta o che è presente nella tua azienda non proclama lo sciopero.

Devo avvisare il mio datore di lavoro o il mio capo che sciopererò?
Non sei tenuta a dichiarare preventivamente all’azienda la tua adesione allo sciopero, dunque non occorre alcuna comunicazione personale. 

Cosa comporta scioperare?
Lo sciopero è un diritto costituzionale, quindi vale per tuttə. È un diritto individuale che si esercita collettivamente. Lo sciopero deve essere proclamato da almeno un sindacato. Durante lo sciopero il rapporto di lavoro è sospeso, di conseguenza, anche la prestazione lavorativa da parte dellə lavoratricə e la retribuzione da parte del datore di lavoro lo sono.

Sono unə stagista, posso scioperare? 
Un tirocinio curriculare o extracurriculare non è considerato un rapporto di lavoro. Puoi assentarti, previa comunicazione, senza ricevere compenso. Leggi il vademecum dello sciopero per approfondire le pratiche dello sciopero sociale. 

Sono una socia lavoratrice. Posso scioperare? 
Unə sociə-lavoratricə di una cooperativa può scioperare. Se hai un contratto a tempo indeterminato o determinato, lo sciopero è proclamato e valgono le stesse regole per tutto il settore privato. Se hai un contratto di collaborazione a progetto, Co.Co.Co. o sei una lavoratricə a Partita IVA, l’8 marzo puoi astenerti dal lavoro ma, per visibilizzare la tua adesione allo sciopero, imposta la risposta automatica della tua mail scrivendo: “oggi non posso rispondere, aderisco allo sciopero transfemminista”.

Sto facendo il servizio civile. Posso scioperare? 
Il servizio civile non è considerato un rapporto di lavoro. Puoi assentarti prendendo un permesso da concordare con il tuo OLP. Leggi il vademecum dello sciopero per approfondire le pratiche dello sciopero sociale. 

Ho un contratto di collaborazione a progetto. Posso scioperare? 
Se hai contratti di collaborazione, a progetto o sei una partita IVA, puoi astenerti dal lavoro ma per visibilizzare la tua adesione allo sciopero imposta la risposta automatica della tua mail scrivendo: “oggi non posso rispondere, aderisco allo sciopero transfemminista”.

8M2024: SALUTE E CONSULTORI-CONSULTORIE

L’8 marzo scendiamo in piazza per una salute transfemminista:

  • Psicolog3 di base per tuttə,
  • Accesso alla salute per tuttə senza ostacoli e discriminazioni di genere, razza, classe, grassezza, ecc
  • Formazione adeguata di tutto il personale sanitario,
  • Un sistema sanitario omogeneo che superi le differenze tra Nord/Sud e città/periferia,
  • Consultori attivi e finanziati, aperti non solo alle donne, ma anche a persone trans e queer,
  • Tele medicina per l’Interruzione Volontaria di Gravidanza.

Verso l’8M nelle piazze la Rete nazionale consultori e consultorie lancia una settimana di mobilitazioni in tutta Italia per difendere i consultori pubblici e scongiurarne lo smantellamento e il depotenziamento.

CI VOLETE IN MILLE PEZZI… CI AVRETE UNITƏ IN MILLE PIAZZE 26 FEBBRAIO – 3 MARZO 2024 SETTIMANA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE

Per difendere i consultori pubblici, per pretendere che non vengano smantellati o svuotati della loro funzione di risposta ai reali bisogni dei territori e delle soggettività che li abitano;

💥 Per autogestire consultorie transfemministe come luoghi di elaborazione politica e di costruzione di sguardi e pratiche diverse sul diritto alla salute e al benessere individuale e collettivo;

💥 Per lottare contro la distruzione del Servizio Sanitario Nazionale pubblico e la sua conseguente privatizzazione, che coinvolge i consultori in prima linea;

💥 Per contrastare le politiche sanitarie nazionali e regionali che svuotano di servizi e di personale i consultori, fino ad arrivare alla loro chiusura e contemporaneamente potenziano le strutture private gestite da enti religiosi e associazioni sedicenti pro-vita;

💥 Per estirpare l’obiezione di coscienza in tutte le sue forme;

⚡️ Perché siamo provatə dalle malattie, dal disagio sociale e dalle violenze, dallo sfruttamento sul lavoro e dalle conseguenze disastrose dei cambiamenti climatici, dei territori portati allo stremo, delle acque inquinate e dell’aria irrespirabile.

#RIPRENDIAMOCIICONSULTORI E PRETENDIAMO #CONSULTORIƏPERTUTTƏ

🔥 Vogliamo che i consultori rimangano spazi accoglienti per tuttə, dove ottenere prevenzione, salute e benessere, gratuitamente e senza discriminazioni di classe, di provenienza geografica, di genere, di età e di scelte relative a relazioni e sessualità;

🔥 Pretendiamo che i consultori vengano riaperti se sono stati ingiustamente chiusi e che sia rispettata la legge che ne prevede 1 ogni 20 mila abitanti;

🔥 Chiediamo un miglioramento immediato delle condizioni di lavoro di chiunque lavori dentro le strutture sanitarie indipendentemente dalla mansione;

🔥 Riaffermiamo il diritto all’autodeterminazione e alla libertà di scelta su genitorialità, comunità di cura, salute riproduttiva e aborto, genere e transgenere, piacere e desiderio;

🔥 Ci riprendiamo il diritto alla salute e allo stare bene che non può avvenire attraverso il profitto, la violenza medica o la mercificazione dei corpi;

🔥 Ci riappropriamo attraverso le nostre assemblee di queste strutture sociosanitarie universali e polifunzionali per i nostri bisogni.

🔥 Ci siamo unitə nella Rete nazionale delle assemblee delle donne e delle libere soggettività dei consultori pubblici e delle consultorie autogestite e transfemministe per rafforzare le nostre richieste locali e per moltiplicare l’effetto delle nostre lotte.

⚡️La condivisione, la chiarezza dei nostri obiettivi e la nostra rabbia contro la negazione dei nostri diritti e contro la violenza del patriarcato sono la nostra forza: 
CI VOLETE IN MILLE PEZZI… CI AVETE UNITƏ IN MILLE PIAZZE

⚡️ Forti delle mobilitazione e delle riflessioni fatte con Non Una Di Meno e con le tante realtà transfemmministe, le nostre piazze proseguiranno anche l’8 marzo.

⚧️ SCIOPERIAMO TUTTƏ PER UNA SALUTE TRANSFEMMINISTA! ⚧️

#riprendiamociiconsultori #consultoriəpertutt

Tutti gli appuntamenti della mobilitazione:

27 febbraio h 10.30-11.30 TRIESTE flash mob davanti ai Consultori familiari (Roiano e Valmaura)
📍 27 febbraio – 2 marzo, PERUGIA, azioni di sensibilizzazione e diffusione in città e online di un questionario sui consultori cittadini (tradotto in diverse lingue)
📍 28 febbraio h 17.30 TRIESTE sit-in Regione FVG Via dell’Orologio lato Piazza Unità
📍 28 febbraio h 15.30 BIVONGI Consultorio familiare
📍 29 febbraio h 16.00 ROMA Presidio alla Regione Lazio https://fb.me/e/3eax35dOy
📍 1 Marzo h 10.00 REGGIO EMILIA Striscionata in Piazza Martiri
📍 1 Marzo h 12.00 REGGIO EMILIA volantinaggio presso Arcispedale Santa Maria Nuova
📍 1 Marzo h 17.30 SENIGALLIA flash mob davanti al Consultorio
https://www.facebook.com/share/p/xsQrLtrw3rH5nrWY/
📍 1 marzo h 18.00 BOLOGNA Presidio in Piazza del Nettuno https://fb.me/e/gBy9GgZfU
📍 2 marzo H 18.00 JESI (AN) flash mob in Piazza della Repubblica

SCIOPERIAMO CONTRO LA VIOLENZA PATRIARCALE – MATERIALI UTILI 8M24

Scarica, inoltra, stampa, attacca tutto ciò che può diffondere le parole e le immagini di questo sciopero transfemminista dell’8 marzo 2024. Per le strade, sui social, a scuola, nei posti di lavoro, a casa, ovunque!

GRAFICHE GENERALI

APPELLO generale

sciopero TRANSFEMMINISTA NEL LAVORO SOCIALE ED ESSENZIALE

volantino sciopero scuola/formazione/universitá/ricerca

APPELLO PER LO SCIOPERO TRANSFEMMINISTA NEL LAVORO SOCIALE ED ESSENZIALE

Come lavoratrici, lavoratorə e lavoratori del sociale e dei servizi essenziali, donne, persone LGBTQ+, persone migranti, persone con disabilità, persone che accedono ai servizi l’8 marzo scioperiamo!

Scioperiamo contro le istituzioni, gli enti committenti, le grandi fondazioni che sono responsabili dello sfruttamento, della precarietà, della carenza dei servizi, e promuovono l’aziendalizzazione del settore sociale. I tagli al welfare, le esternalizzazioni, il sistema degli appalti e i fondi dipendenti dai progetti creano condizioni di lavoro instabili e misere e mettono a rischio sia i posti di lavoro sia l’erogazione dei servizi.

Scioperiamo contro il lavoro povero, i salari bassissimi, il mancato riconoscimento del lavoro sociale e di cura, il lavoro “volontario” che in realtà è ipersfruttato, contro il fatto che la nostra professionalità sia considerata un’inclinazione naturale delle donne.

Scioperiamo contro i tagli ai servizi che fanno sì che il lavoro di cura sia scaricato sulle famiglie, e, quindi, nella maggior parte dei casi sulle donne, che si ritrovano con un carico enorme di lavoro non riconosciuto e non pagato.

Scioperiamo contro i tagli al welfare, che trasformano le lavoratrici di questo settore in lavoratrici povere e negano la possibilità di accesso ai servizi. Le lavoratrici essenziali e le persone che accedono ai servizi vivono sempre più spesso simili condizioni di marginalità, come l’impossibilità di accedere alla casa. Rivendichiamo un welfare universale, laico e anti-abilista, capace di rispondere agli specifici bisogni delle persone.

Scioperiamo contro la precarietà del lavoro sociale ed essenziale. Anche con un contratto a tempo indeterminato, quando si dipende da appalti e bandi, non si ha mai garanzia di reddito, luoghi, orari di lavoro.

Scioperiamo contro orari e ritmi di lavoro sfiancanti. Lavoriamo troppo, in luoghi diversi, con orari spezzati, la mancanza di personale scarica il peso dei tagli al welfare su chi lavora, causando malattie, stress lavoro-correlato, frustrazione e burnout.

Scioperiamo contro tutte le forme attuali di smantellamento dei diritti di chi lavora, come il rinnovo del CCNL delle cooperative sociali, che mantengono le notti passive, le banche ore e che prevedono miseri aumenti salariali che non recuperano neanche l’inflazione, per un ambito che riguarda almeno 900’000 lavoratrici e lavoratorə, in ampia maggioranza donne. Scioperiamo perchè in questi processi non vengono prese seriamente le voci e le esigenze di chi lavora e non a tutti i sindacati viene guarantito di partecipare ai tavoli di negoziazione.

Scioperiamo contro luoghi di lavoro sempre più repressivi e controllanti. Le cooperative sono sempre più grandi e hanno dinamiche da grandi aziende, c’è sempre più controllo, più verticismo, mobbing. Scioperiamo contro la repressione e l’emarginazione per chi sciopera o protesta.

Scioperiamo contro il ricatto del permesso di soggiorno, che ci costringe ad accettare condizioni di lavoro pessime e salari miseri, insufficienti per fare fronte all’inflazione, mentre limita il nostro accesso ai servizi di base.
Scioperiamo anche per chi non può scioperare perché è precettatə per garantire servizi essenziali, perché vive un ricatto troppo forte, perché ha un contratto che non prevede il diritto di sciopero.

Scioperiamo per salari più alti, per la riduzione dell’orario di lavoro, per un rifinanziamento strutturale del welfare, per servizi pubblici accessibili a tutt3 che non dipendano da bandi, appalti e progetti a scadenza.

Se le nostre vite e il nostro lavoro non valgono, noi scioperiamo!

8 marzo Sciopero contro la violenza patriarcale!

SCARICA E DIFFONDI APPELLO E GRAFICHE (QUI TUTTI I MATERIALI SCARICABILI)

8M2024: TUTTI GLI APPUNTAMENTI (IN AGGIORNAMENTO)

eventi sciopero 8 marzo 2024! (in aggiornamento)

appuntamenti in avvicinamento! (in aggiornamento)

  • Non Una di Meno – La Spezia
    – 28 febbraio alle ore 21:00 al Cinema Il Nuovo proiezione di “CareSeekers – in cerca di cura” regia di Teresa Sala.
    – 29 febbraio alle ore 18:30 da @laboratorialunatica ARTEmisia Gentileschi. Una narrazione transfemminista della mostra su Artemisia Gentileschi con @nudmgenova
    – 3 marzo, ore 17:00 da @laboratorialunatica 2º assemblea Pubblica&Aperta di costruzione della giornata di lotta e sciopero dell’8 marzo. Sono invitate a partecipare persone singole, realtà e organizzazioni.
    – 4 marzo, ore 21:00 al Cinema Il Nuovo: proiezione di “Smoke Sauna – I segreti della sorellanza”, regia di Anna Hints
    – 5 marzo, ore 18:00 da @laboratorialunatica: ultima assemblea settimanale prima dell’8 marzo: Punta logistica + lab materiali.
  • Non Una di Meno – Padova
    28 marzo, ore 19 in Asu, via Santa Sofia 5: assemblea costruzione sciopero + DJset
  • Non Una di Meno – Pistoia
  • Non Una di Meno – Roma
    28 Febbraio, ore 16 sotto la Regione Lazio – Piazza Oderico da Pordenone, presidio contro il dimensionamento scolastico. Concentramento dal V municipio (angolo Prenestina/Togliatti) ore 15
    29 Febbraio, ore 16 davanti alla Regione Lazio – Piazza Oderico da Pordenone, Settimana di Mobilitazione Consultorie/Consultori
    01 marzo , ore 17 da Laurentina a Piramide, passeggiata indecorosa dellu studentu sui mezzi pubblici, lancio 8 marzo
    01 marzo , Communia, dalle 17 alle 21, workshop di meme e punta creativa nudm, preparazione materiali per l’8
    01 marzo, Natazereno, ore 14, presidio fuori dal Congresso PSE per contestare direttiva europea sulla violenza di genere organizzato da Differenza Donna
    02 marzo, Teatro Palladium, ore XX assemblea lavoratoru spettacolo e culturale
    03 marzo,  La Torre (Via Carlo Giuseppe Bertero, 13), ore 17, cineforum “Sisterhood” organizzato da NUDM Roma 
    05 marzo Roma Biblioteca Nazionale, ore 11, assemblea di lancio sciopero 8 marzo da parte di USB e presentazione libro Lavoro Diseguale di Chiara Davoli
    06 marzo Roma, Lucha y Siesta azioni comunicative in strada
    07 marzo Ciampino, presentazione libro Lavoro Diseguale di Chiara Davoli
  • Non Una di Meno – Massa Carrara
    2 marzo dalle 17 Liber tutt giochi e favole contro gli stereotipi di genere Biblioteca civica Carrara e a seguire aperitivo di autofinanziamento Caffe’ Gramsci
    4 marzo dalle 17 laboratoria di Pañuelos e gadget Circolo Casa Matta Massa
    – 5 marzo dalle 11 in poi Volantinaggio mercato di Massa e scuole di Massa Carrara
    6 marzo dalle 16 laboratoria per pañuelos e dalle 18 assemblea aperta costruzione manifestazione 8M presso Casa Matta Massa
    7 marzo dalle 19.30 Se non ballo non l’8 “Piano B” con Regolo e dalle 22 “Dj Set” con Goldie presso Jack Rabbit Massa
  • Non Una di Meno Milano
    1 marzo dalle 19.00 @ Cantiere (Via Monterosa 84): “Stone Butch Blues: presentazione della nuova edizione del romanzo di Leslie Feinerg” con Libreria Antigone e Asterisco Edizioni.
    2 marzo: serata HIP HOP e WRITING TRANSFEMMINISTA @ CS CANTIERE (via Monte Rosa 84)
    3 marzo dalle 19.00 @ Piano Terra (via Confalonieri 3): Ambrosia, Cinesenzaforum e Collettiva Female Compas presentano: CineTransfemminista presenta ‘One child nation” di Nanfu Wang e Lynn Zheng – verso l’8M e oltre. 
  • Non Una di Meno – Lamezia
    – 15 febbraio laboratoria panuelos e assemblea
    – 26 febbraio Apericena di autofinanziamento
    – 26 febbraio assemblea aperta costruzione manifestazione  8 marzo,
    – 6-7 marzo volantinaggio scuole, supermercati
  • Non Una di Meno – Pisa
    2 marzo ore 18.00 Assemblea: cooperative, lavoro sociale e servizi essenziali

L’8 MARZO SARÀ SCIOPERO TRANSFEMMINISTA – appello 8m2024

Dopo l’enorme manifestazione del 25 novembre, con più di mezzo milione di persone in piazza, l’8 marzo scioperiamo contro la violenza patriarcale in tutte le sue forme.

Scioperare l’8 marzo significa trasformare la potenza del 25N in blocco della produzione e della riproduzione, attraversando i luoghi dove la violenza patriarcale si esercita ogni giorno: nelle case e sui posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, nei supermercati e nei luoghi di consumo, nelle strade e nelle piazze, in ogni ambito della società. Perché se ci fermiamo noi si ferma il mondo!

Vogliamo opporci al Governo che tratta la violenza maschile sulle donne e di genere come problema securitario. L’irrigidimento del Codice Rosso è un’operazione che ripropone un approccio emergenziale e punitivo  senza agire sullo scardinamento dei meccanismi che riproducono la società patriarcale. 

Scioperare l’8 marzo significa mostrare come l’ascesa delle destre in Italia e a livello globale abbiano reso ancora più dure le politiche familiste, razziste e nazionaliste che alimentano sfruttamento e violenza. 

Lo vediamo nelle misure del Governo che estende i contratti precari, in un paese in cui gli stipendi medi riferiti all’inflazione non aumentano da 20 anni.

Lo vediamo nell’erosione del welfare e nello smantellamento e privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, nella chiusura dei consultori pubblici e nello sgombero di quelli autogestiti, nella cancellazione del reddito di cittadinanza la cui platea era a maggioranza femminile, nella costante precarizzazione abitativa, nella difficoltà di accesso ai servizi e nel sovraccarico del lavoro di cura gratuito e malpagato che pesa soprattutto su donne, lesbiche, froce, persone bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali, su persone povere, anziane, migranti e seconde generazioni, con disabilità, minori, sexworkers e detenute.

Lo vediamo nelle politiche sessiste e razziste per la natalità del Governo, che spingono le donne “bianche e italiane” a fare figli per la patria, quando una madre su 5 è costretta a lasciare il posto di lavoro dopo il primo figlio non riuscendo a conciliare ritmi familiari e lavorativi, mentre le famiglie omogenitoriali vengono discriminate e attaccate. 

Lo vediamo nell’aumento del controllo fiscale su lavoratorx domesticə che sopperiscono a un welfare pubblico assente, nel moltiplicarsi di CPR e nel decreto Cutro, che continuano a restringere la libertà di movimento delle persone migranti e a intensificare il ricatto del permesso di soggiorno e di un lavoro sfruttato, sempre più povero e senza tutele. 

Lo vediamo nelle linee guida di Valditara sull’educazione, che riproducono un sapere patriarcale e coloniale, e nella scuola del merito che trasforma il diritto allo studio per tuttə in un privilegio per pochə mentre vengono precarizzatə sempre più le condizioni lavorative di maestrə, insegnanti, ricercatorə e docenti. 

Se questo scenario punta a dividerci, a differenziare tra Nord e Sud con il progetto di autonomia differenziata, ad approfondire le disuguaglianze, isolare le nostre istanze, per noi scioperare contro il patriarcato significa invece intrecciare le lotte per una trasformazione radicale della società. 

Scioperare contro il patriarcato significa scioperare contro la guerra come espressione massima della violenza patriarcale, e rifiutare le politiche di guerra che si fanno sempre più pervasive nelle nostre società. Lo abbiamo visto con lo scoppio della guerra in Ucraina, che ha intensificato un’ideologia nazionalista e militarista dell’ordine e della disciplina che rafforza le gerarchie di genere, e che reprime e mette a tacere le nostre lotte.  

Scioperare contro il patriarcato significa reclamare l’immediato cessate il fuoco su Gaza per fermare il genocidio, la fine dell’apartheid e dell’occupazione coloniale in Palestina.  

Rifiutiamo il pinkwashing sostenuto da Israele, che promuove la partecipazione di donne e persone queer all’esercito come orizzonte ultimo dell’emancipazione, perché sappiamo che l’unico modo per promuovere una lotta transfemminista di liberazione collettiva è opporsi al progetto coloniale e genocida dell’oppressore sionista.  

La nostra solidarietà si rafforza attraverso i legami transnazionali che ci permettono di creare un fronte che travalica i confini: ci schieriamo al fianco dell3 palestinesi che resistono e lottano per la propria esistenza e per la propria autodeterminazione, con chi diserta lo stato di Israele, con chi in tutto il mondo, dall’Africa, all’Occidente, al Medio Oriente all’America Latina, fa della liberazione della Palestina la propria lotta.

Insieme siamo più forti, non è solo uno slogan. Vogliamo interrompere il lavoro nelle nostre case, nelle fabbriche, negli ospedali, nei magazzini, nell’università e nelle scuole, negli uffici e nelle mense, senza distinzioni di categoria. Vogliamo estendere lo sciopero oltre i confini del lavoro salariato, costruendo pratiche collettive di astensione dal lavoro per le tante forme di lavoro precario, autonomo, nero, informale, non riconosciuto. Vogliamo boicottare le infrastrutture civili che promuovono il genocidio in Palestina e l’invio di armi

Quanto valgono le nostre vite? Quanto valgono le vite di tutte quelle soggettività che non rientrano nel progetto “Dio, Patria e Famiglia” di questo Governo? Quanto vale il nostro tempo e il lavoro che in quel tempo siamo in grado di svolgere? Poco. Quasi niente per coloro che ci sfruttano e ci opprimono. Tantissimo per noi che vogliamo tornare a urlare: se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo!

Scioperiamo dalla produzione e dalla riproduzione di questo sistema, scioperiamo dai consumi e dai generi!

Cortei, sit-in, azioni, flashmob diffusi in tutte le città d’Italia: l’8 Marzo scioperiamo contro la violenza patriarcale!

8M24 – scuola/ formazione/ ricerca/ universitá: perché scioperare?

SCIOPERIAMO:

  •  Contro la scuola del merito e delle disuguaglianze
  • Per gli aumenti salariali per tutt* e per le stabilizzazioni del personale precario, interno ed esternalizzato
  • Contro lo sfruttamento e l’invisibilizzazione del lavoro esternalizzato
  • Per un’educazione sessuo-affettiva basato sul consenso 
  • Contro l’autonomia differenziata
  • Contro una scuola che riproduce un sistema violento e discriminatorio

L’8 MARZO SI SCIOPERA IN TUTTO IL MONDO PER DIRE BASTA ALLA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE E A TUTTE LE FORME DI VIOLENZA DI GENERE

‼️ CONFERMATA COPERTURA SINDACALE PER LO SCIOPERO GENERALE: DEL SOTTARE PUBBLICO E PRIVATO‼️

#ioscioperoperché la retorica della competitività e dell’eccellenza sta contribuendo a rendere i luoghi dell’istruzione e della formazione sempre più inaccessibili e discriminatori. Con la costituzione del ministero dell’Istruzione e del Merito anche i fondi dedicati dal PNRR alla scuola e all’università sono vincolati alla valorizzazione di obiettivi aziendalistici come “competenza” ed “efficienza”: così non solo si incoraggiano una disumanizzante competizione e gerarchia tra student3ə sulla sola base del rendimento scolastico o accademico, ma soprattutto si promuove un concetto di scuola-impresa in cui l’insegnamento e l’apprendimento  non sono più liberi nei mezzi e nei fini, ma strumentali vie d’inserimento nel mondo del lavoro.

L’aziendalizzazione della scuola accentua le divisioni di classe e appiattisce i programmi scolastici sulla base dell'”utile”, escludendo ogni prospettiva femminista e transfemminista, queer, non eurocentrica. Questa esclusione riflette il sistema di disuguaglianze prodotto dalla scuola del merito: un sistema che cancella l’esistenza delle persone con disabilità non tenendo conto delle loro specificità, quella delle persone trans e delle libere soggettività con carriere alias di difficile attivazione; un sistema che sfrutta il lavoro non pagato dellə studentə nell’ambito dei PCTO (percorsi scuola-lavoro), ma rende la vita impossibile a quellə, soprattutto universitariə, che sono anche lavoratorə; un sistema che con le sue riforme rafforza vecchi o crea nuovi ostacoli : negli istituti-tecnico professionali viene ridotto il tempo trascorso a scuola per demandare il percorso formativo alle aziende; un sistema che  bistratta e umilia lə insegnanti attraverso stipendi miseri; un sistema che si fonda su percentuali altissime di precariato ma scoraggia chi ha il desiderio di diventare insegnante attraverso un sistema burocratico sempre più complesso, che obbliga al conseguimento di ulteriori 60 cfu post laurea – per un costo che può superare i 2000€  a carico delle famiglie e dellə studentə – per poter intraprendere il percorso di abilitazione: un sistema , insomma, che propaganda la meritocrazia, ma che nei fatti consolida solo il privilegio.

Per gli aumenti salariali per tutt* e per le stabilizzazioni del personale precario, interno ed esternalizzato.

Contro lo sfruttameno e l’invisibilizzazione del lavoro esternalizzato.

Nella scuola coesistono diversi livelli di sfruttamento, per lo più invisibili, ma tutti ugualmente determinati dalle richieste di un sistema verticistico, aziendale e classificatorio. Questa struttura, per potersi radicare così capillarmente tra personale docente e ATA, ha avuto bisogno di agire su un immaginario, del tutto artefatto e irreale, di merito e innovazione.

Con la premessa che nella scuola vanno premiate le/i migliori, già dagli anni Novanta (Legge Berlinguer) si è cercato di trasformare la scuola in una competizione perpetua spostando il baricentro da una libera formazione/aggiornamento e collaborazione tra insegnanti ad una gara per emergere, a costo di isolarsi in un rapporto sempre più individualistico tra sè e la propria carriera.

Il potere attribuito negli ultimi trent’anni ai/alle dirigenti ha poi fatto il resto. Con aumenti salariali garantiti solo al vertice della piramide (DS e DSGA) , riduzione programmata degli stipendi degli insegnanti, tra i più bassi d’Europa e il disinvestimento sulla scuola pubblica si sono stabilite gerarchie e rapporti di forza del tutto sbilanciati e antidemocratici. Con l’aiuto della Legge Brunetta che permette ai dirigenti di organizzare il lavoro a proprio piacimento e l’ampliamento dei poteri dati agli stessi dalla Legge 107 (La Buona Scuola di Renzi) i nuovi Capi di Istituto spostano docenti da una sede all’altra, riorganizzando l’organico potenziato e introducendo di fatto, seppur non formalmente, un sistema ricattatorio e di controllo sull’obbedienza delle/degli insegnanti. La dirigenza esercita pressione sulle lavoratrici e lavoratori con l’aiuto di uno staff di poche/pochi, vicari/coordinatori diplesso, che accettano di collaborare con questa struttura di stampo patriarcale. Il controllo sulla didattica e gli stili di insegnamento, che devono rispondere a questo ben noto ordine neoliberista, avviene attraverso misurazioni/ test periodici standardizzati e completamente avulsi ad un’idea di scuola come fabbrica di coscienza civile e libertà di pensiero e ricerca, la schedatura Invalsi.

Si vuole far passare l’idea che le maestre devono essere “a disposizione”, sempre, e tutte ugualmente sostituibili o riposizionabili come tappabuchi di un sistema scolastico che taglia su organici, tempo scuola, compresenze. Il numero di alunni e alunne per classe non diminuisce. Aumentano anzi situazioni di gravi disabilità e diminuiscono gli/le insegnanti di sostegno. In questo clima di stress e rimozione della professionalità docente per un ruolo di maternage indotto e didattica per competenze, l’insegnante, soprattutto se donna o soggettività non binaria, trova spazi ostili perchè l’omologazione all’immagine di brava maestra obbediente e assertiva è totale. Con il vuoto di dibattito interno ed esterno alla scuola sulla costruzione del sapere, innovare ha come unico sbocco l’uso sistematico di strumenti digitali; molte docenti hanno abbandonato terreni sicuri di ricerche ed esperienze pedagogiche storiche e significative pur di sentirsi accettate dalla piramide di controllo e non avere grane di alcun tipo. Richieste di rapporti di autovalutazione di istituto redatti da poch3, soldi da investire obbligatoramente su tecnologie informatiche (“ ce lo chiede l’Europa” oppure il PNRR!)stanno ridefinendo il lavoro docente, sacrificando la libertà di insegnamento per una didattica burocratizzata e alienante. Non si sfrutta la preparazione dei docenti, che in realtà risulta ingombrante per i nuovi parametri al ribasso di studio, ma si mettono a profitto le loro stesse vite in una lotta quotidiana far farsi strada e sgomitare per risalire classifiche e guadagnare premi e referenze. Si stanno facendo avanti in questo territorio di sovranismo della meritocrazia e competizione i privati, associazioni e forze dell’ordine che offrono alle scuole prestazioni di finti esperti, quando la scuola avrebbe bisogno invece di organici stabili, riduzione alunni e alunne nelle classi e seria riappropriazione di metodi e stili educativi autentici.

Lo sciopero dell’8 marzo è soprattutto uno sciopero per rompere il muro di omertà e silenzio che blocca la narrazione reale sulla scuola, impedendo ai corpi e ai pensieri docenti di liberarsi.

Per un’educazione sessuo-affettiva basata sul consenso (0-18)

#ioscioperoperché non è più rimandabile l’introduzione nelle scuole, dal nido alla scuola superiore di secondo grado, un progetto di educazione sessuo-affettiva e al consenso. 

Le linee guida ratificate dal ministro Valditara sono ambigue, insufficienti e del tutto inadeguate alla fase e alle richieste della potente marea dello scorso 25 novembre. Alcune tematiche sono totalmente assenti, l’infanzia e la prima adolescenza sono escluse dai programmi pur essendo fasi di crescita riconosciute come fondamentali per la formazione della persona.

Soprattutto, le linee guida ministeriali, escludono la possibilità di trasmissione di un sapere situato, concreto, storico da parte di tutte quelle associazioni, gruppi e case delle donne femministe e transfemministe che da decenni lavorano per contrastare la violenza di genere e per educare al consenso, decostruendo discorsi e pratiche ciseteronormative. Anzi il ministro Valditara apre la scuola alle associazioni di stampo cattolico o provita, apertamente contrarie alla carriera alias, all’aborto e alla contraccezione.

Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, grazie alla presa di parola del papà e della sorella Elena in molt_ si sono appellat_ alla scuola come luogo necessario per una sana educazione sessuo affettiva proprio allo scopo di educare al consenso, al rifiuto, all’amore, alle relazioni in una parola.

Purtroppo la speranza che Giulia fosse l’ultima è stata tradita immediatamente, i femminicidi sono quotidiani e nelle scuole non è stato introdotto nulla, mentre alle insegnanti viene negata libertà d’espressione e di pensiero nelle classi, sotto stretto controllo dei dirigenti e le denunce delle associazioni dei genitori (cattolici).

Contro una scuola che riproduce un sistema violento e discriminatorio.

#ioscioperoperché la prevenzione e il contrasto alla violenza maschile contro le donne, alle violenze di genere e ad ogni forma di discriminazione devono passare attraverso un ripensamento strutturale del sistema educativo e formativo, perché sono un fenomeno sistemico che innerva la società nella sua interezza e interessa tutti i contesti educativi e formativi, dal nido all’università, fino alle scuole di alta formazione. 

I luoghi della formazione, che oggi non fanno che riprodurre dinamiche di violenza e discriminazione, devono invece concorrere a ribaltare completamente l’approccio escludente in chiave classista/razzista/di genere/abilista che permea strutturalmente la nostra società. 

Le differenze possono e devono convivere reciprocamente, valorizzandosi. Il concetto stesso di inclusione andrebbe messo a critica quando presuppone un dislivello di potere tra chi può includere e chi invece è inclusə. 

Ad esempio, nonostante il principio di autodeterminazione delle persone con disabilità sia un diritto sancito persino dalla legge, troppo spesso nelle scuole ci troviamo ad affrontare approcci di assistenzialismo pietistico o atteggiamenti frutto della mancanza di una formazione adeguata. Chiediamoci inoltre cosa significhi essere una persona con disabilità nella scuola della precarietà, che non permette allə alunnə la continuità didattica, relazionale ed educativa di cui tuttə avrebbero bisogno. 

Allo stesso modo, il principio di autodeterminazione così come il riconoscimento delle persone trans e queer sono costantemente messi in discussione. Nel mondo della formazione, il binarismo di genere è infatti ancora una categoria obbligata nella lettura e nell’interpretazione delle identità, e lo strumento delle carriere alias è assolutamente limitante. Le carriere vengono attivate in rari casi, solo per volontà dei singoli istituti e riportano dei vincoli inaccessibili per la maggior parte delle persone. Primo tra tutti, l’applicazione consentita solo allə studentə maggiorenni, previo consenso genitoriale, passando obbligatoriamente da percorsi medicalizzanti.

Nelle scuole mancano percorsi e strumenti contro la povertà educativa e la dispersione scolastica. Il governo Meloni è arrivato addirittura a togliere il reddito di cittadinanza a chi non completa l’obbligo formativo, favorendo un’emarginazione sociale radicale e punendo la povertà come una colpa individuale.

La scuola, nonostante il suo essere formalmente “pubblica e gratuita”, ha, nei fatti, un costo significativo; questo è uno dei motivi per cui il diritto allo studio non è poi effettivamente garantito a tuttə. 

Un altro asse di discriminazione si delinea su chi proviene da contesti non italofoni. La conoscenza della lingua italiana è una vera e propria barriera e le istituzioni scolastiche non sono in grado di supportare le necessità e accogliere bisogni e vissuti spesso difficoltosi di chi non ha origini italiane.
Anche per questo crediamo sia fondamentale l’inserimento della classe di concorso A023 nelle scuole di ogni ordine e grado.

Negli ambienti universitari e della ricerca i gender studies e gli studi decoloniali non solo non vengono promossi e finanziati, ma spesso vengono boicottati o relegati come questioni di scarsa rilevanza, oppure manipolati nel loro significato, proponendo progetti di ricerca volti alla riproduzione di dinamiche gerarchiche, maciste e discriminatorie.
I programmi ministeriali nelle scuole, d’altro canto, sono inadeguati e ancora attestati su un registro di universalismo tutto maschile.

Riteniamo inoltre fondamentale portare l’attenzione anche sulla questione degli spazi scolastici e degli strumenti didattici più diffusi, come ad esempio i libri di testo. Insufficienti e gerarchizzati i primi (cattedra e banchi disposti per la sola lezione frontale), inadeguati nella forma e nei contenuti i secondi. Una didattica diversa, che metta al centro la pratica della relazione e che provi a scardinare autoritarismo e violenza, deve poter usufruire di luoghi, mezzi, tempi e pratiche tutti da reinventare. Fondamentale è perciò la revisione dei manuali e del materiale didattico adottati nelle scuole di ogni ordine e grado e nei corsi universitari, attualmente divulgatori di una visione stereotipata e sessista dei generi e dei rapporti di potere tra essi.

Allo stesso modo è necessario mettere in discussione i cosiddetti canoni dell’italianità, a partire dalla presunzione di “bianchezza”, rileggendo la storia coloniale italiana ed europea e il nesso tra razzializzazione, sessismo e sfruttamento, sottolineando il ruolo della violenza sui corpi delle donne nei processi storici di colonizzazione.

È fondamentale in questo senso vedere la relazione tra la crescente militarizzazione della società, l’educazione scolastica e la ricerca universitaria. La retorica del merito e dell’umiliazione che permea scuole ed università, e con essa i meccanismi di competizione e individualizzazione e l’esaltazione dei valori della patria, del sacrificio, dell’eroismo, sono caratteri predominanti nelle carriere militari e svolgono un ruolo centrale di controllo e disciplinamento dellə studentə. Di pari passo la ricerca universitaria si lega a doppio filo con l’innovazione tecnologica, utile a portare avanti progetti guerrafondai e coloniali, fornendo alle aziende belliche e alle potenze autoritarie i saperi tecnici che vengono applicati nella produzione dei nuovi armamenti.

Infine, dalla riflessione sul ruolo delle lavoratrici nei contesti educativi e formativi emerge come le ultime riforme della scuola abbiano usato la retorica della missione e del sacrificio – che insieme alle capacità relazionali e di cura sono considerate pretestuosamente qualità femminili – allo scopo di precarizzare e impoverire sempre più. La conseguenza macroscopica di questo modo di intendere il lavoro di insegnanti ed educatrici, come fosse la prosecuzione di un ‘naturale istinto materno’ e non una professionalità acquisita in anni di studio e formazione, si misura su alcuni aspetti materiali, tra questi, ad esempio, la formazione dell’ormai noto soffitto di cristallo: un meccanismo capace di differenziare la carriera lavorativa lungo la linea di genere.

Contro l’autonomia differenziata.

8M: proclamazioni sindacali e LETTERA ALLE SINDACALISTE/I/*, ALLE DELEGATE/I/*, ALLE COMPAGNE/I/* DEI TERRITORI

DI SEGUITO TUTTE LE PROCLAMAZIONI SINDACALI DELLO SCIOPERO TRANSFEMMINISTA DELL’8 MARZO 2024: scaricale, diffondile nei luoghi di lavoro, inviale ad altrə lavoratricə

LETTERA ALLE ISCRITTE/I/* ALLE DELEGATE/I/*

Compagne/i/*

si avvicina la data dell’8 marzo e per l’ottavo anno Non Una Di Meno lancia una giornata di lotta e visibilità contro la violenza patriarcale, attraverso la forma dello sciopero globale produttivo e riproduttivo, con lo slogan

“SE LE NOSTRE VITE NON VALGONO, NOI SCIOPERIAMO”

Scioperiamo dal lavoro dentro e fuori casa per evidenziare il nesso tra il lavoro produttivo e quello riproduttivo: la lotta alla violenza di genere è lotta per l’autonomia, per il salario minimo e per il reddito di autodeterminazione.
É anche lotta per un welfare includente, aperto e garantito, senza il quale il lavoro di cura ricade sempre di più sulle donne, rendendole più esposte allo sfruttamento e alla violenza.
Sappiamo quanto sia difficile scioperare per chi da troppo tempo ha visto crollare il proprio potere d’acquisto, per via del carovita e di salari rimasti fermi e di contratti indecenti.

Quest’anno però, dopo le grandi manifestazioni contro la violenza sulle donne e la violenza di genere, e dopo l’ondata di indignazione per i femminicidi che hanno continuato a susseguirsi al ritmo di uno ogni due/tre giorni, qualcosa è cambiato.
Maschilismo e patriarcato sono diventate parole diffuse, su cui donne e uomini hanno iniziato a interrogarsi anche al di fuori delle nostre cerchie. Più capillare è la reazione verso narrazioni tossiche e linguaggi sessisti, più consapevoli sono le giovani generazioni della violenza che a tutti i livelli permea le nostre vite, nell’ambito personale, delle relazioni sociali, sul piano politico e globale, nel pianeta.

Questo cambiamento è avvenuto grazie al costante lavoro culturale e politico degli ultimi 8 anni e al coinvolgimento di milioni di persone che hanno iniziato a leggere le ingiustizie del mondo come prodotto dell’intersezione tra patriarcato e neoliberismo.In questi anni diverse sigle sindacali di base hanno convocato lo sciopero generale permettendo alle lavoratrici di assentarsi, mentre altre sindacaliste, anche dei sindacati confederali, si sono mosse per costruire lo sciopero nonostante il rifiuto della propria segreteria.

Quest’anno abbiamo visto il segretario della più grande confederazione sindacale applaudire allo sciopero delle donne in

Islanda, dopo averlo ignorato in Italia per 7 anni, e prendere visibilità nella giornata del 25 novembre invocando la necessità di fermare il paese contro femminicidi. L’unico modo per essere conseguente a queste dichiarazioni sarebbe indire lo sciopero generale che in questi anni ha vissuto dell’impegno delle lavoratrici* e delegate* che hanno contribuito a costruirlo.

Crediamo di essere ora davanti ad una responsabilità storica, per fermare questa onda nera che ci vuole più razziste*, più individualiste*, più povere*, con meno diritti e meno libertà; immaginiamo che questa consapevolezza sia anche la vostra. Ora il silenzio non solo è complice, ma paralizza ogni speranza di cambiamento, blocca il desiderio e preclude ogni futuro: solo la lotta e il conflitto possono invertire questa passività e ogni subordinazione, nonostante la repressione di stato e i tentativi del governo Meloni di imporre la propria egemonia culturale. Non mancano esempi di lotta e resistenza, e da questi possiamo trarre forza.

Chiediamo dunque a tutti i sindacati di aderire allo sciopero generale del prossimo 8 marzo garantendo la copertura sindacale a chiunque vorrà astenersi dal lavoro. Oltre all’indizione dello sciopero per l’intera giornata e per tutti i comparti del settore pubblico e privato, invitiamo le organizzazioni sindacali a sostenere lo sciopero femminista nelle forme più opportune: mandando la convocazione su tutti i posti di lavoro e riportando le motivazioni dello sciopero, indicendo le assemblee sindacali per informare lavoratrici e lavoratori sulle rivendicazioni della giornata, favorendo l’incontro tra lavoratrici* e lavoratori* e i nodi territoriali di Non Una di Meno, nel rispetto dell’autonomia del movimento femminista.

Chiediamo alle iscritte/i/* e alle delegate/i/* sindacali di assumersi insieme a noi questa responsabilità e fare pressione su tutte le dirigenze affinché nel 2024 lo sciopero dell’8 marzo arrivi anche dove finora non è giunto, coinvolgendo persone che sentono la stretta della violenza sulle loro vite e cercano sostegno per scardinarla.
Crediamo che sia venuto il momento di organizzare assemblee e incontri, in vista della giornata dell’8 marzo, per costruire insieme la partecipazione allo sciopero, a partire dagli obiettivi condivisi e dalle azioni che ogni realtà vorrà mettere in campo.

Proviamo a coinvolgere il mondo del lavoro, fare incontrare le istanze produttive e riproduttive, perché le vite di tutte* non sono separate e a compartimenti stagni, la violenza di genere attraversa i luoghi del lavoro, come le scuole, le case e i letti.

Ci vogliamo vive* e libere*, non ci vogliamo povere*, vittime*, sfruttate*.

Sollecitiamo l’organizzazione di assemblee sul posti di lavoro e sui territori e ci mettiamo a disposizione per organizzare la costruzione dello sciopero.

Unite dalla consapevolezza che se noi ci fermiamo si ferma il mondo, costruiamo insieme lo sciopero transfemminista dell’8 marzo!