TAVOLO VIOLENZA E AUTODETERMINAZIONE – ASSEMBLEA NAZIONALE 29-30.10.2022

LAVOLO VIOLENZA E AUTODETERMINAZIONE

Ecco le tracce dei tavoli di discussione per l’ ASSEMBLEA NAZIONALE di NON UNA DI MENO a Reggio Emilia!

Lo scoppio della guerra in Ucraina lo scorso 24 febbraio ci ha travoltə mentre ancora raccoglievamo i cocci della pandemia e della sua disastrosa gestione. Il successivo otto marzo, giornata di sciopero transfemminista transnazionale, siamo scesə in piazza sostenendo che “la guerra è la più alta espressione della violenza patriarcale”, per rivendicare la nostra scelta di essere fuori dai binari imposti, rifiutandoci di prendere parte all’uno o all’altro schieramento, consapevoli che la guerra del capitale colonialista, in qualsiasi parte del mondo venga combattuta, ricade rovinosamente sulle vite delle popolazioni, a partire da chi è in situazione di maggiore oppressione sociale ed economica.

Durante il nostro sciopero, e in questi mesi che si sono succeduti, abbiamo dichiarato in ogni piazza la nostra ferma e convinta “opposizione alla guerra, al patriarcato, all’autoritarismo e al militarismo” e al loro legame con il capitalismo classista, razzista e abilista che tutto e tuttə usa e consuma. Sappiamo anche che è la violenza patriarcale il filo rosso che attraversa e collega tutti gli spazi che viviamo, pubblici e privati. Una violenza che si esprime in molteplici forme: intrafamiliare, lavorativa, economica, psicologica; violenza sui corpi, violenza climatica e ambientale, violenza sulle libere soggettività.

Il conservatorismo europeo e mondiale ha stretto la sua morsa rendendo ancor più evidenti ed esplicite le politiche che alcuni Stati perseguono: un familismo basato sulla rigidità dei ruoli binari padre – madre e che si riferisce a un modello ipotetico di “famiglia tradizionale”, ma che nella realtà costruisce il modello di famiglia mono nucleare eteronormata funzionale al capitalismo; l’imposizione della maternità che prende in considerazione le persone con utero come strumento di concepimento ma non considera la genitorialità; una forte misoginia espressa nella narrazione di donna-vittima da proteggere; la crescente omolesbobitransfobia e, ribadiamo, misoginia che vede nell’impedimento di scegliere sui nostri corpi e sulle nostre vite l’intento di governarci e controllarci; l’incedere bellicista della corsa al riarmo con la guerra che così permea dai luoghi di conflitto ai nostri territori.

La sensazione di impunità che moltə cittadinə provano dal risultato elettorale, sta facendo sì che diventi sempre più sfacciata e violenta la difesa e la rivendicazione dell’intramontabile orizzonte ideologico fascista: “dio, patria, famiglia”. Abbiamo chiaro di non aver avuto mai governi definibili femministi né alleati, ma è altrettanto chiaro che il livello diffuso di conflitto nei nostri confronti è destinato a crescere, sia politicamente che socialmente, così come la nostra oppressione.

Il governo fascista ultra-conservatore esprime il suo programma politico reale attraverso l’istituzione di ministeri e ministri i cui nomi non lasciano dubbi sugli intenti: e ancora e di nuovo, sotto attacco siamo noi. Siamo noi, donne che rifiutano di essere vittime e madri, persone razzializzate, persone appartenenti alla comunità LGBTQIAP+ che rivendicano la propria esistenza e pretendono diritti, migranti costantemente criminalizzatə e respintə da confini armati, persone con abilità differenti e quindi non performanti secondo la prospettiva del capitale ultra conservatore, e tuttə coloro che il sistema eteropatriarcale dell’uomo bianco etero e cis addita come da raddrizzare, riallineare, cancellare o semplicemente usare.

💥Al loro agire continueremo a rispondere che il nostro posto nel mondo siamo noi a deciderlo e che qui, come in ambito transnazionale, la lotta femminista e transfemminista si è già messa in moto: in Iran dove coraggiosissime giovani donne sfidano lo stato teocratico e fascista; in Siria del Nord e Iraq dove le compagne continuano a difenderci tuttə da un modello di mondo che non ci appartiene e non vogliamo più, perdendo spesso la loro vita in nome dell’uguaglianza tra le genti; negli USA dove le persone con corpi gestanti non hanno paura di dire “abbiamo sempre abortito, continueremo a farlo, che vi piaccia o no”; in Polonia e in Ungheria dove la resistenza di chi si oppone a leggi misogine e omolesbobitransfobiche è sempre più aspra. E le sorelle in Afghanistan, Palestina, Sud America, Africa da sempre e sempre di più lottano per la loro autodeterminazione e per difendere loro i territori.

In questo momento #nonunpassoindietro deve essere la base da cui partire per rilanciare le nostre idee, le nostre parole, le nostre pratiche, le nostre rivendicazioni. L’intersezionalità, che è fondamento di Non Una di Meno, deve essere ribadita con decisione e spiegata con parole chiare, che possano arrivare fuori dal movimento. È il momento di costruire alleanze e reti che permettano, tra le altre cose, di rendere visibile quanto la violenza patriarcale sia strutturale e infestante.

🔥 Andiamo verso un 26N che non dovrà essere una ritualità, ma dovrà rappresentare il culmine di un percorso fatto insieme, costruito collettivamente e rappresentato su tutto il territorio in maniera univoca. Sulla base di queste premesse, in prospettiva del 26N e oltre, ci poniamo diverse domande per riflettere in modo condiviso e collettivo su quali strumenti costruire, quali strategie e intersezioni di lotta attuare, quali nuovi inediti immaginari creare per essere anche noi parte di questa resistenza e lotta femminista e transfemminista globale, per cacciare indietro ogni tentativo di decidere per noi, su di noi, contro di noi.

Per combattere tuttə insieme quello stesso nemico che si manifesta sotto varie spoglie e forme: il patriarcato e la violenza insita nella sua propagazione. Ma anche per immaginare insieme il mondo per come lo vorremmo davvero, per dover smettere di difenderci. Partendo da quel concetto di autodeterminazione che significa per noi partire da sé, per costruire un mondo che comprenda l’esistenza e l’espressione di tuttə.

La violenza maschile contro le donne e di genere nel nostro paese continua a crescere. I femminicidi e i trans*cidi, raccontati ad oggi dal nostro osservatorio, non sono percepiti come un problema sociale e culturale ma come un aspetto del pacchetto “violenza, sicurezza, immigrazione”, dunque:

• Quali nuovi strumenti darci per superare questa visione, sempre più diffusa, nell’opinione pubblica? Come portare alla luce le contraddizioni sulle quali la logica securitaria vince su tutto, anche quando quel tutto sono le nostre vite? Come portare in evidenza i dati reali delle violenze in Italia e sottrarre così la violenza di genere dai temi della propaganda razzista e fascista?

• Quali nuove alleanze intessere, su quali obiettivi, con vecchi e nuovi complici (C.A.V., realtà femministe e comitati territoriali)?

• Come riaffermiamo in questo contesto, nazionale e transnazionale, che noi donne e libere soggettività non vogliamo “essere salvate” o che ci venga detto come e cosa ci farebbe stare in salvo, ma che si impari a riconoscere gli strumenti di fuoriuscita dalla violenza e autodeterminazione che abbiamo e stiamo costruendo in autonomia?

• Come condividiamo fra noi e oltre noi gli strumenti di sottrazione alla violenza e di sostegno reciproco?

• Come reagire collettivamente di fronte alla violenza istituzionale che si attua sui confini, nei tribunali, nelle questure, presso i servizi sociali e nella scuola?

• Le prime proposte di legge/modifica di legge di questo governo sono tutte rivolte ad arginare, impedire, finanche criminalizzare la scelta libera e la consapevolezza sui nostri corpi e sulle nostre vite, con un attacco frontale al diritto di aborto. Come rendiamo l’autodeterminazione terreno di conflitto e opposizione?

• Come decliniamo in questa nuova fase il nostro “molto più di 194”? Quali strumenti e alleanze mettiamo in campo per renderlo concreto e realizzabile?

• La campagna “Sensibile Invisibile” su endometriosi, vulvodinia, fibromialgia e neuropatia del pudendo, ha messo in luce delle patologie non riconosciute dal SSN. È possibile ripartire da qui per costruire nuove tutele per chi soffre di malattie croniche, anche tramite il nostro lavoro sui territori?

• Come immaginare collettivamente l’approccio che vorremmo alla nostra salute anche al di là della questione riproduttiva?

• Come resistere collettivamente e singolarmente alla violenza sui luoghi di lavoro e della forma lavoro stessa della contemporaneità? Come resistere al lavoro che sfrutta, che uccide?

Le soggettività LGBTQIAP+ sono nel mirino del nuovo governo di destra sulla scia di quello che accade in Polonia e Ungheria. Non solo si rimettono in discussione le poche istanze sui diritti approvate in questo paese, ma si sta iniziando una vera e propria lotta alle “teorie gender” che passa attraverso la scuola, con lo slogan molto funzionale quanto ipocrita del “giù le mani dai bambini”. Anche prima del nuovo governo, l’Italia non brillava per i diritti delle persone LGBTQIAP+, il DDL-Zan, che appoggiavamo solo ed esclusivamente al grido di “molto più di Zan”, ne è una dimostrazione.

Non solo, in questa campagna elettorale i partiti che si identificavano a sinistra avevano punti sui diritti LGBTQIAP+, ma puntavano soprattutto al “matrimonio egualitario”, che era lo slogan più gettonato, tralasciando tematiche che sono nel nostro paese estremamente urgenti, come una legge che sancisca l’autodeterminazione delle persone trans e vieti psichiatrizzazioni, patologizzazioni e l’intervento chirurgico su bambinə intersex, dando seguito alla Risoluzione del Parlamento Europeo del 14 febbraio 2019 che tra le altre recitava: “condanna fermamente i trattamenti e la chirurgia di normalizzazione sessuale; accoglie con favore le leggi che vietano tali interventi chirurgici, come a Malta e in Portogallo, e incoraggia gli altri Stati membri ad adottare quanto prima una legislazione analoga”.

• Dato che abbiamo la consapevolezza che durante questo governo sarà impossibile immaginare l’approvazione di leggi a favore delle persone LGBTQIAP+, possiamo immaginare di costruire rivendicazioni in linea con le nostre reali necessità, portando una particolare attenzione a specificità come quelle delle persone Intersex, bisessuali e asessuali, che spesso sono dimenticate e cancellate anche dalla comunità stessa?

• In linea con la scelta dello scorso anno di dedicare una settimana di lotta e manifestazioni dal 20 novembre, TDOR-Transgender Day of Remembrance, al 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, di genere e patriarcale, come ci immaginiamo di rilanciare questa importante connessione?

• “Giù le mani dai bambini” è uno degli slogan più efficaci delle destre sovraniste per negare di affrontare il tema delle identità affettivo sessuali nelle scuole. Possiamo immaginare una risposta efficace a questa idea che fare formazione nelle scuole possa essere un modo per confondere lə bambinə, invece che un modo efficace per fare informazione sulla sessualità e affettività? Come parlare delle effettive forme di violenza che le persone piccole subiscono e della loro invisibilizzazione?

QUALI SLOGAN E PAROLE D’ORDINE PER IL NOSTRO 26 NOVEMBRE DI LOTTA MA ANCHE E SOPRATTUTTO DI LIBERAZIONE PERSONALE E COLLETTIVA?

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‼️ Il 25 novembre é la giornata fissata a livello internazionale, ma per noi, come ogni ann,o il corteo nazionale si terrà a Roma di sabato, dunque il 26N!

TAVOLO SULLA GUERRA – ASSEMBLEA NAZIONALE 29-30.10.2022

GUERRA

Ecco le tracce dei tavoli di discussione per l’ ASSEMBLEA NAZIONALE di NON UNA DI MENO a Reggio Emilia!

La guerra in Ucraina sta radicalmente ridefinendo le condizioni in cui viviamo producendo effetti che vanno ben oltre l’Ucraina e si dispiegano su scala mondiale. Ad otto mesi dal suo inizio, la guerra in Ucraina si mostra come espressione più brutale dell’attacco patriarcale, presentandosi al contempo come nuova “normalità”. Una normalità fatta di violenze quotidiane, militarizzazione dei territori e delle vite, nazionalismo, razzismo, cristallizzazione dei “naturali” ruoli di genere, il rinsaldamento di modelli patriarcali di famiglia e società, l’invisibilizzazione di ogni lotta sociale e dissidenza. La guerra impone degli aut aut e restringe il campo di agibilità politica, a partire dalla libertà di criticare i governi per le scelte fatte.

Questo tavolo di lavoro nasce da due esigenze. La prima è confrontare diverse posizioni emerse negli ultimi mesi: la guerra in Ucraina è una guerra tra le altre? O costituisce una cesura rispetto al passato che riconfigura del tutto l’ordine globale e le condizioni in cui viviamo e lottiamo? La seconda è che questo dibattito riconosca che oggi nessuna battaglia femminista può prescindere dall’opposizione degli effetti della guerra sulle nostre vite, le nostre condizioni di lavoro, le possibilità di lottare.

È quindi indispensabile analizzare le conseguenze della guerra in ottica femminista e transfemminista, riflettere e ricercare possibili alleanze e pensare come, dal punto di vista operativo, possono/debbano cambiare le nostre pratiche di lotta.

• Quali sono gli effetti materiali della guerra in corso in termini di violenza patriarcale e di genere, di divisione sessuale del lavoro, salari e condizioni materiali di vita e lavoro di donne e persone LGTBQIPA+? Come caratterizziamo la prospettiva femminista e transfemmminista contro la guerra, a partire dalla condizione delle donne e delle persone LGBTQIAP+? Come creiamo connessioni tra le profughe che scappano dalla violenza della guerra, le donne e le persone LGBTQIAP+ che in Russia continuano a lottare contro l’oppressione di Putin e tra tuttx coloro che a causa della guerra nei prossimi mesi dovranno farsi carico dell’aumento del lavoro riproduttivo?

• La guerra come incide sulle nostre possibilità di organizzarci e lottare contro il patriarcato a livello transnazionale? In questo contesto cosa implica l’avanzata di governi nazionalisti e razzisti che fanno della famiglia, dell’attacco alle donne e alle persone LGBTQIAP+ il fulcro delle loro politiche?

• Come femministe e transfemministe, che pace vogliamo? Come possiamo riappropriarci del suo potenziale trasformativo e rivoluzionario, facendo della pace un terreno di lotta politica che sia all’altezza della sfida e della posizione per noi inedita di internità alla guerra?

• Contro cosa c’è da lottare sul nostro territorio, in Italia? A partire dalle responsabilità italiane, dall’implicazione diretta dell’Italia nei conflitti.

• Verso il 26N come fare del rifiuto della guerra un punto centrale della nostra lotta contro la violenza maschile e di genere? Come possiamo connetterci e articolarci con altre realtà e lotte a livello transnazionale? Come possiamo comunicare in modo chiaro la nostra prospettiva e quali termini possono esprimere il nostro rifiuto della guerra?

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‼️ Il 25 novembre é la giornata fissata a livello internazionale, ma per noi, come ogni ann,o il corteo nazionale si terrà a Roma di sabato, dunque il 26N!

TAVOLO ECOLOGIE POLITICHE – ASSEMBLEA NAZIONALE 29-30.10.2022

ECOLOGIE POLITICHE

Ecco le tracce dei tavoli di discussione per l’ ASSEMBLEA NAZIONALE di NON UNA DI MENO a Reggio Emilia!

In questo tavolo vogliamo proseguire, approfondire ed entrare nello specifico delle analisi che verranno presentate nella plenaria di apertura. A partire dalle riflessioni iniziate già in pandemia su come la crisi climatica, energetica ed economica non ricada in modo uguale su tuttə e su come le donne, in quanto storicamente responsabili della riproduzione sociale, siano colpite in modo particolare, vogliamo fare dei passi avanti e ragionare su come rendere l’ecologia politica parte integrante delle nostre analisi ed elemento fondamentale delle nostre rivendicazioni.

Vogliamo interrogarci su come la prospettiva ecologista ed ecofemminista può integrare le riflessioni e le lotte portate avanti in questi anni su lavoro e welfare, salute, violenza di genere, su come creare lotte intersezionali in questa fase e come partecipare a quelle che sono già in corso per creare contaminazioni e convergenze.

Qua sotto gli interrogativi a cui vogliamo dedicare spazio in questo tavolo, con l’obiettivo di darci degli strumenti concreti per poter inserire queste rivendicazioni all’interno delle nostre lotte, sempre mantenendo la nostra prospettiva femminista e transfemminista verso e oltre il 26 novembre.

• Cosa vuol dire avere un punto di vista femminista e transfemminista sulla crisi climatica, energetica, sociale ed economica? Come questa situazione impatta le nostre vite? Come evidenziare i nessi tra le diverse crisi che stiamo attraversando e i loro effetti in un modo che sia comprensibile a tuttə e che sia radicato nelle condizioni materiali ed esperienze vissute?

• Come creiamo un percorso di lotta che sappia tenere insieme l’impoverimento, la crisi ecologica, le conseguenze della guerra per uscire dalla retorica per cui c’è ogni volta un’unica e nuova emergenza da affrontare, che ci vorrebbero imporre governi e mass media? Come possiamo partire da noi, dall’impoverimento che stiamo vivendo nelle nostre vite, dalle esigenze delle persone, per allargare alle condizioni globali che ne sono causa e individuare le controparti? Quali rivendicazioni e prospettive possono contrastare questi fenomeni? Come parliamo di redistribuzione, reddito, salario minimo e welfare in questo contesto? Come questi temi possono diventare l’occasione di allargamento del nostro lavoro, conoscenza di nuove persone e costruzione di processi politici?

• Quali relazioni, contaminazioni, punti di incontro e pratiche comuni possiamo costruire con i movimenti ecologisti e con quelli che stanno nascendo contro il carovita (Fridays for Future, Extinction Rebellion, Ecologia politica, Riseup, Noi non paghiamo, Comitati teleriscaldati, GKN ecc)? Come ci poniamo rispetto a questi processi nazionali e non solo (Insorgiamo, Climate Social Camp, ecc)?

• Come inseriamo queste analisi e obiettivi politici nel percorso verso e oltre il 26 novembre, senza diluire e perdere la nostra lente sulle diverse forme di violenza maschile contro le donne e di genere? Quali rivendicazioni fondamentali vogliamo portare in piazza a partire dalle riflessioni di questo gruppo? Come costruiamo una mobilitazione ampia e attraversabile su questi temi, mantenendo saldo il punto di vista radicale e la specificità femminista e antisessista che ci caratterizzano?

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‼️ Il 25 novembre é la giornata fissata a livello internazionale, ma per noi, come ogni ann,o il corteo nazionale si terrà a Roma di sabato, dunque il 26N!

ASSEMBLEA NAZIONALE ONLINE NON UNA DI MENO 22-23.01.2022

Il percorso che lega il 27 novembre all’8 marzo non è scontato e intendiamo costruirlo collettivamente nell’assemblea convocata per il 22 e 23 gennaio, che svolgeremo online per far fronte all’acuirsi dei contagi covid e garantire a tuttə la possibilità di partecipare a una discussione così importante in totale sicurezza.

L’assemblea sarà tutta in plenaria, ma suddivisa in 3 sessioni tematiche di discussione (due sabato e una domenica).

Sabato 22 gennaio

1_Analisi della cornice politica generale (ore 10-13)

2_Cos’è lo sciopero oggi? (ore 14.30-16.30, pausa e poi si ricomincia ore 16.45-19)

Domenica 23 gennaio

3_Azioni, pratiche e comunicazione verso e oltre lo sciopero (ore 10-13)

Il link per partecipare verrà mandato solo a chi si iscrive al form qui sotto e non verrà postato pubblicamente, per questioni di autotutela e sicurezza. Per cui compilare il form è fondamentale se si desidera seguire le discussioni in modo attivo e poter intervenire. In ogni caso ci sarà la diretta online delle plenarie su questa pagina, sul nostro blog e sugli altri canali di Non una di meno.

Questo è il form da compilare per ricevere il link:

https://forms.gle/WVFPjqL4zzmKpPue8

Il testo di lancio dell’assemblea nazionale online

La grandissima manifestazione del 27 novembre a Roma ha confermato che due anni di pandemia non hanno annullato l’urgenza della lotta contro la violenza maschile sulle donne e la violenza patriarcale di genere, ma al contrario l’hanno resa più forte, restituendoci la forza riportata in piazza dalle centomila voci di donne e persone LGBTQIPA+ che hanno gridato il loro no alla violenza e affidandoci la responsabilità di amplificare quel grido verso il prossimo 8 marzo.

Per farlo, ci incontriamo online per un’assemblea nazionale di Non Una Di Meno il 22 e il 23 gennaio prossimi. Senza rinunciare alla cura reciproca e pur nei limiti che la pandemia ha posto alle nostre possibilità di azione collettiva, in questi due anni come Nudm non abbiamo mai smesso di lottare contro la violenza maschile sulle donne e la violenza patriarcale di genere che solo nel 2021 ha fatto più di cento vittime, contro la violenza verso le persone LGBTQIPA+ che ha trovato una vergognosa legittimazione politica con l’affossamento del Ddl Zan, contro lo sfruttamento delle donne nel lavoro produttivo e riproduttivo che con la pandemia ha raggiunto livelli senza precedenti, contro le discriminazioni che in ogni condizione di lavoro e di vita subiscono le persone LGBTQIPA+, contro il razzismo e la violenza dei confini impressa a fuoco sulla pelle delle persone migranti e figliə, per una salute capace di dare risposta alle pretese di autodeterminazione dei corpi tutti, ai nostri bisogni e desideri.

Dopo il 27 novembre abbiamo la responsabilità di tenere aperto e di allargare questo processo politico collettivo, di costruire un 8 marzo all’altezza del momento presente e della riorganizzazione capitalistica e patriarcale che la pandemia ha accelerato. Il percorso che lega il 27 novembre all’8 marzo non è scontato e nell’assemblea convocata per il 22 e 23 gennaio, che svolgeremo online per far fronte all’acuirsi dei contagi covid e garantire a tuttə la possibilità di partecipare a una discussione così importante in totale sicurezza, intendiamo costruirlo collettivamente.
Abbiamo bisogno di rafforzare la cornice comune, il processo e il progetto che ci permette di rispondere all’attacco patriarcale e neoliberale che stiamo vivendo sulla nostra pelle.

Abbiamo bisogno di rafforzare la nostra politica intersezionale per opporci ai processi di frammentazione messi in atto dalle politiche governative, che oppongono le donne alle soggettività LGTBQIPA+ e isolano chi combatte per non perdere il lavoro o un permesso di soggiorno, chi il lavoro lo ha perso, chi ha sulle proprie spalle quello riproduttivo.

Abbiamo bisogno di individuare insieme i punti di lotta e le rivendicazioni che radichino nel presente il processo dello sciopero femminista e transfemminista verso e oltre l’8 marzo, perché non sia un rituale ma l’espressione di un movimento sociale transnazionale nel quale prendano parola donne e persone LGTBQIPA+ che, da posizioni diverse, insieme hanno la forza di lottare contro le molte manifestazioni sociali di una violenza patriarcale che è sistemica.

Abbiamo bisogno di riaffermare il nostro sciopero come sciopero dal lavoro produttivo, riproduttivo e di cura, dei e dai generi, dei e dai consumi, con un intreccio oggi ancora più forte ed evidente, per poter cambiare alle radici e in modo strutturale il sistema alla base dell’oppressione sociale e ambientale che viviamo quotidianamente, per la liberazione di tuttə.

Abbiamo bisogno di affinare le nostre pratiche di intersezione e i nostri metodi di scambio, confronto e comunicazione, per non disperdere ma moltiplicare la forza dirompente che abbiamo visto in piazza il 27 novembre.

Per tutte queste ragioni, che riteniamo irrinunciabili e urgenti, lanciamo il prossimo appuntamento nazionale online, impegnandoci tuttə insieme nella sua costruzione collettiva. Troverete a breve tutte le informazioni sull’organizzazione dell’assemblea nazionale e sulle modalità di partecipazione nel sito e nelle pagine social di NON UNA DI MENO.

26 giugno-Nudm: Torniamo nelle Strade! Ci tolgono il tempo, riprendiamoci tutto!

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Fin dall’inizio dell’emergenza da Covid-19 abbiamo sottolineato come questa crisi non fosse uguale per tutt* e così purtroppo è stato. La pandemia ha esasperato le disuguaglianze, lo sfruttamento e le violenze determinate dal sistema capitalista, patriarcale e razzista nel quale viviamo e che, quotidianamente, colpiscono le nostre vite.

La violenza domestica è aumentata moltissimo durante il lockdown, mentre i centri antiviolenza hanno cercato di continuare a garantire supporto alle donne che vi si rivolgono, nonostante le difficoltà imposte dal distanziamento sociale e dalla mancanza strutturale di finanziamenti. Tantissime persone si sono ritrovate senza lavoro e senza reddito, tra cassa integrazione in ritardo di mesi, bonus di 600 euro assolutamente insufficienti, nessun tipo di sussidio per tutti i lavori in nero e non riconosciuti. Nei settori considerati come “essenziali”, dalla sanità ai servizi sociali, dalla sanificazione alla grande distribuzione, dalla logistica alle troppe fabbriche rimaste aperte, tantissime donne si sono trovate spesso senza dispositivi di protezione individuale, mettendo a rischio la propria salute e quella delle persone a loro vicine in cambio dei soliti salari bassissimi, accompagnate dalla retorica che le voleva “eroine” o “angeli” e pronte a sacrificarsi per il paese con il sorriso.

Razzismo e sessismo istituzionali si rendono evidenti nell’ultimo provvedimento del governo: una sanatoria che esaspera le condizioni di ricattabilità in cui versano le donne e le soggettività migranti, la cui unica possibilità di regolarizzarsi è vincolata all’arbitrio di chi da anni le sfrutta nei campi o in casa con contratti precari o in nero.

L’epidemia, il sovraccarico del sistema sanitario, la chiusura delle scuole a tempo indeterminato, l’estensione indefinita dei tempi di lavoro causata dal ricorso allo smart working hanno moltiplicato esponenzialmente il carico di lavoro produttivo e riproduttivo che pesa sulle nostre spalle. Come si può lavorare da casa mentre ci si prende cura di una persona malata o anziana e bisogna seguire figlie e figli nella didattica a distanza? Come si può tornare a lavoro con turni spalmati su orari impossibili, mentre ancora non si sa se e come riapriranno le scuole a settembre? Queste domande non hanno trovato risposte, ad eccezione del tanto richiamato bonus baby sitter, che argina solo temporaneamente il problema e produce ulteriore lavoro precario e sottopagato per altre donne.

Non possiamo più parlare di emergenza: le conseguenze di questa pandemia saranno pesanti e stabili e stiamo già sperimentando nelle nostre vite le conseguenze di questa crisi.
Nonostante il distanziamento sociale, sappiamo che non siamo sole, ma parte di una lotta che in tutto il mondo si oppone alla violenza maschile e di genere, al razzismo e allo sfruttamento in casa e sul lavoro. L’epidemia del Coronavirus non ci ha costrette al silenzio. Le donne e le soggettività dissidenti, le persone migranti e razzializzate hanno continuato e continuano a scioperare e a ribellarsi alla violenza con cui ci vorrebbero zittire, rimettere al nostro posto, ancorare ai ruoli che ci sono imposti e che noi invece rifiutiamo.

Ora è tempo di riprenderci le strade, la visibilità, la parola che hanno provato a toglierci. È tempo di urlare tutta la nostra rabbia per annunciare che non accettiamo che la ricostruzione e la convivenza con il Covid-19 avvengano al prezzo del nostro sfruttamento, dell’intensificazione della divisione sessuale del lavoro e del razzismo.Con attenzione e cura per la salute di tutte e tutti, il 26 giugno torniamo in piazza in tantissime città.

Di fronte alle conseguenze di questa crisi e alla nuova insopportabile normalità che annuncia, non rimarremo in silenzio!

¡Juntas somos más fuertes!

Segui l’Evento in aggiornamento con gli appuntamenti dei nodi Nudm

Non Una Di Meno in difesa degli spazi femministi

lucha alle città
Dal 13 al 20 novembre, Non Una Di Meno ha lanciato una campagna di mobilitazioni a livello nazionale in difesa e per la moltiplicazione degli spazi femministi verso il prossimo 23 novembre, quando la marea femminista e transfemminista tornerà a inondare le strade di Roma per la grande manifestazione nazionale contro la violenza maschile e di genere. 
 
Lo scorso 13 novembre il Comune di Roma aveva annunciato il distacco delle utenze alla Casa delle donne Lucha y Siesta, spazio femminista autogestito che dal 2008 accompagna le donne che hanno subito violenza nel loro percorso di fuoriuscita e di autodeterminazione. Ma Lucha y Siesta è molto di più: è un luogo di informazione, ascolto e accoglienza, uno spazio di socialità, condivisione di esperienze e competenze.
 
Questa é una stagione politica in cui gli spazi sociali vengono chiusi, sgomberati, sostituiti per i processi di gentrificazione o direttamente per reazione repressiva. Non saranno gli sgomberi a fermare le esperienze di autogestione: a Bologna, la nuova occupazione di Xm24, sgomberato la scorsa estate dopo 17 anni di vita, è la risposta a chi vuole mettere fine alle esperienze di autogestione per mezzo delle ruspe. 
Il caso di Lucha y Siesta, invece, diventa l’emblema dell’attacco all’autorganizzazione e all’autonomia femminista. è il tentativo di cancellare gli strumenti di cui le donne si dotano per uscire da condizioni di violenza e recuperare autonomia. 
 
In un paese dove l’obiezione di coscienza tocca picchi del 90% in alcune regioni, chiudono i consultori 
Dove i Centri antiviolenza ricevono meno di un euro al giorno per il lavoro sociale e politico che svolgono quotidianamente, la minaccia di sgombero agli spazi femministi mostra ancora più chiaramente il carattere della violenza istituzionale. 
 
È la stessa violenza che fa dell’Italia il paese in cui ogni 72 ore una donna viene uccisa e uno dei primi paesi in Europa per numero di omicidi di donne trans. La violenza che, a livello nazionale, chiude i confini e fa morire in mare o via terra chi ha intrapreso una migrazione e ogni giorno condanna allo sfruttamento e al razzismo chi arriva in Europa. È la stessa violenza che strumentalizza i corpi delle donne, promuovendo misure securitarie. 
Gli spazi femministi sono universi di autodeterminazione, sono luoghi di lotta e resistenza, spazi di soggettivazione e di creazione di reti femministe potenti e trasformative
 
Per questa ragione, Non Una Di Meno si mobilita  non solo per difendere gli spazi ma per moltiplicarli, per esplodere nuovamente tutte insieme per le strade di Roma e del mondo il 23N. 
 Gli spazi femministi non si toccano, non si toccano le nostre vite, le nostre scelte.
 #diamoluchaallecittà
Di seguito le iniziative previste nelle diverse città: 
Mercoledì 13 novembre
📌Roma Non Una Di Meno – Roma – Se toccano Lucha, toccano tutte!
📌Padova Aperitivo siamo marea – Lucha y Siesta non si chiude
📌Napoli Non una di meno – Napoli Lucha y Siesta non si tocca!
Giovedì 14 novembre
📌Reggio Emilia Non Una Di Meno – Reggio Emilia ASSEMBLEA ALL’APERTO – Difendiamo gli spazi femministi!
Sabato 16 novembre
Domenica 17 novembre
📌Alessandria – Parla con lei e light design show verso il 23 novembre
Lunedì 18 novembre
📌Bologna- Incontro con Lucha y Siesta verso il 23N!

Appello Non Una Di Meno – 23 novembre, manifestazione nazionale a Roma : Contro la vostra violenza, la nostra rivolta!

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Il prossimo 23 novembre la marea femminista e transfemminista tornerà a inondare le strade di Roma contro la violenza che segna le nostre vite e diventa sistema!

In tutto il mondo le donne sono in rivolta contro la violenza patriarcale, razzista, istituzionale, ambientale ed economica. In Sud America, in Medio Oriente, In Asia, in Africa, in Europa le donne e le persone lgbtqipa+ stanno affermando chiaramente che nessun processo di democratizzazione e liberazione è possibile senza trasformazione radicale dell’esistente. In Cile, in Messico, in Ecuador, in Argentina, in Brasile, le donne lottano contro la violenza patriarcale e economica che attacca i corpi e l’ambiente.

Le donne curde stanno difendendo e portando avanti un processo rivoluzionario femminista, ecologista e democratico e combattono per la liberazione da ogni fondamentalismo e contro l’autoritarismo turco. Il 23 novembre ci uniremo a queste sollevazioni globali, dalle quali traiamo forza e convinzione!

Abbiamo disvelato la natura strutturale e politica della violenza maschile, che agisce sulle donne e sulle soggettività lgbtqipa+. A quattro anni dall’esplosione del movimento femminista è il momento di affermare, a partire dalle lotte, dalle pratiche, dalla solidarietà femminista, rivendicazioni chiare e non negoziabili su cui vogliamo risposte.

Ogni 72 ore in Italia una donna viene uccisa da una persona di sua conoscenza, solitamente il suo partner, e continuano le violenze omolesbotransfobiche. Sono i giornali a valutare quale dei tanti femminicidi debba essere raccontato e come. Quello del “gigante buono” – come nel caso di Elisa Pomarelli – o quello di chi “se l’è cercata”. Quello della vittima dell’invasore nero o del raptus di gelosia, nel caso si tratti di un marito italiano.

Noi invece sappiamo che la violenza può colpire chiunque di noi e che non ha passaporto, colore né classe sociale, ma spesso ha le chiavi di casa. È la storia di tante donne e di persone non conformi al modello patriarcale che ogni giorno si ribellano a molestie, stalking, violenza domestica, psicologica, sessuale ma trovano ulteriore violenza nei tribunali.

È tempo di dire basta alla Giustizia Patriarcale: se in Parlamento la Pas (sindrome da alienazione parentale) finisce nel cassetto insieme al Ddl Pillon, nelle cause di divorzio è sempre più frequente il suo utilizzo per giustificare l’allontanamento dei minori dalle madri, diventando così uno strumento punitivo per le donne che si separano e un deterrente alla denuncia per le donne che subiscono violenza domestica. Vogliamo la Pas fuori dai tribunali!

Il Codice Rosso ha già fallito confermandosi una mera operazione propagandistica: è necessario riconoscere le donne come soggetto attivo e intervenire efficacemente prima e non dopo che la violenza o il femminicidio si compiono.

Per questo il lavoro dei centri antiviolenza femministi va riconosciuto, garantito e valorizzato perché siamo stanche di finire sul banco degli imputati o ricordate in maniera strumentale in qualche pessimo articolo di giornale. Gli spazi femministi sono invece sotto attacco in tutto il Paese e le risorse per le realtà che sostengono le donne che resistono alla violenza sono sempre più vincolate e carenti. Difendiamo e moltiplichiamo gli spazi femministi e transfemmninisti, come Lucha y Siesta, le case delle donne e tutti gli spazi di autodeterminazione sotto minaccia di sgombero!

L’indipendenza economica è la condizione fondamentale per affrancarsi dalla violenza, per essere libere di scegliere: le molestie e gli abusi si riproducono in condizioni di minaccia e di ricatto, nella vergogna e nella solitudine, ma ancora permane il limite di un anno di tempo entro cui denunciare. Questo limite è un’arma in mano a molestatori e stupratori.

Vogliamo essere liber* dalla povertà, dallo sfruttamento, dal rischio di licenziamento o del mancato rinnovo di contratto e dei documenti di soggiorno. In un paese in cui solo una donna su due lavora, la maternità può costarti il posto di lavoro e la disparità salariale è un dato di fatto, non serve la propaganda, ci vogliono atti concreti: vogliamo un salario minimo europeo, un reddito di autodeterminazione svincolato dalla famiglia e dai documenti di soggiorno, congedi di maternità, paternità e parentali di uguale durata e retribuiti per entrambi i genitori.

Se scegliere di fare un figlio non è semplice, non lo è nemmeno non farlo: obiezione di coscienza dilagante e smantellamento del welfare ostacolano la nostra autodeterminazione psicologica, sessuale e riproduttiva. Riprendiamoci i consultori pubblici e rompiamo il monopolio degli obiettori sulle nostre scelte: vogliamo educazione sessuale per conoscere, educazione al rispetto di generi e orientamenti sessuali, spazi per condividere, contraccezione gratuita per proteggerci, la pillola abortiva senza ricovero e fino a 12 settimane per decidere. Vogliamo servizi socio-sanitari pubblici e laici che garantiscano la salute e la libera scelta di tutte e tuttu.

L’Italia è il paese in Europa con il più alto numero di uccisioni di persone trans ‒ spesso donne trans, migranti e sex workers. La presa di parola delle persone trans e lgbtqiap+ contro la violenza di genere e dei generi è un fiume che ingrossa e rafforza la marea femminista e transfemminista che si riverserà a Roma il 22 novembre con la Trans Freedom March: l’autodeterminazione non ha confini!

La guerra contro le persone migranti sta raggiungendo intensità senza precedenti, non soltanto nel Mediterraneo, e colpisce soprattutto le donne facendo dello stupro un’arma di soggezione. Vogliamo fermare la violenza degli accordi che esternalizzano le frontiere, disseminando Europa, Mediterraneo e Nord Africa di lager del XXI secolo. Vogliamo essere liber* di muoverci attraverso i confini e di restare se lo vogliamo. vogliamo l’abrogazione dei decreti sicurezza che criminalizzano la migrazione, la solidarietà e il dissenso, di tutte le leggi che legano il permesso di soggiorno al lavoro o alla famiglia e di quelle che alimentano il razzismo negando la cittadinanza a chi è nat* o cresciut* in Italia. Un permesso di soggiorno europeo senza condizioni, asilo e cittadinanza sono i soli strumenti possibili contro violenza e sfruttamento. Reclamiamo l’accesso al welfare per tutt* contro la distruzione dello Stato sociale che anno dopo anno taglia risorse mentre aumenta la spesa militare.

La lotta femminista e transfemminista crea resistenza e alternativa nella costruzione di legami e intrecci attraverso la riappropriazione dello sciopero come pratica di conflitto come processo di trasformazione dell’esistente che opponga la cura, l’autodeterminazione e l’equità sociale allo sfruttamento dei corpi e dell’ambiente.

Scendiamo in piazza il 23 Novembre anche per tutte quelle donne e quelle persone che vedono limitata la propria libertà. Le donne e le persone trans detenute, le persone sottoposte a misure restrittive o confinate all’interno di strutture psichiatriche che le sottopongono a misure di contenimento inappropriate e violente.

Il 23 Novembre saremo a Roma, saremo insieme, porteremo in piazza i nostri corpi e le nostre relazioni, quelle che costruiscono la discontinuità che nessun governo può garantirci, quelle che uniscono le vite di milioni di donne e soggettività lgbtqiap+ in tutto il mondo. Il 24 novembre ci incontreremo in assemblea nazionale verso lo sciopero femminista e transfemminista dell’8 marzo. Di fronte alla violenza di questa società non facciamo un passo indietro: noi siamo rivolta!

CONTATTI

Info logistiche 23 e 24 novembre, assemblea nazionale 

23-24N Info logistiche Manifestazione e Assemblea Nazionale 2019

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23 NOVEMBRE – MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE E DI GENERE

In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la marea transfemminista di Non una di meno torna in piazza! Contro la vostra violenza, saremo rivolta!
️Ore 14.00 da Piazza della Repubblica
▶️Come arrivare
🚈Metro A Repubblica

📌PERCORSO DEL CORTEO
Concentramento: Piazza Della Repubblica, Viale Luigi Einaudi, Via Cavour, Piazza Esquilino, Via Liberiana, Via Merulana, Via Dello Statuto, Piazza Vittorio, Via Emanuele Filiberto, Arrivo: Piazza San Giovanni.

mappa corteo

📌COMPOSIZIONE DEL CORTEO
Vogliamo che l’apertura delle donne e dei centri antiviolenza sia una scelta rispettata e condivisa da tutt*, ma soprattutto determinata ed agita insieme proprio in ragione del desiderio di essere al nostro fianco quel giorno e di costruire alleanze nelle differenze.

📌Cosa portare con sé
Saremo marea femminista e transfemminista, senza spezzoni organizzati né bandiere e simboli di partito e sindacaliI. Invitiamo tutt* a portare in piazza i simboli del movimento: i #panuelos fuxia mutuati dalla campagna argentina per l’aborto legale, i #pugni di fuoco simbolo di rivolta, le #maschere delle #luchadoras della campagna per Lucha y Siesta e gli spazi femministi, i cartelli, i cori, i contenuti della lotta contro la violenza strutturale contro le donne e di genere (https://bit.ly/337TOKR).

Tutte le altre info nel link ⤵
https://bit.ly/37vIr2I

INFO UTILI

Durante il corteo sarà garantito l’interpretariato italiano-Lis/Lis-italiano per tradurre i tanti interventi che verranno fatti e rendere accessibile a tutt_ l’intera giornata.

FURGONCINO MOM 

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LE PICCOLE MATRIOSKE CHIAMANO!

Siamo piccole e grandi, genitori e sostenitrici della genitorialità, lavoratrici e precarie, nate e cresciute in vari luoghi del mondo. Autogestiamo spazi e creiamo iniziative che ci permettono di giocare, strappare tempo per noi, crescere libere e confrontarci insieme sulla genitorialità. Siamo le piccole matrioske armate di passeggino che SABATO 23 NOVEMBRE scenderanno in piazza con il furgoncino giallo del MOM, uno spazio itinerante morbido, dedicato all’allattamento e al cambio dei pannolini per permettere a tutte le generazioni femministe di manifestare insieme. Trova le piccole matrioske vicino al furgoncino giallo!

 

📌FLASH-MOB DURANTE IL CORTEO

💥Per riprenderci lo spazio e la parola, per visibilizzare la nostra indignazione e la nostra forza, nel corso del corteo nazionale di Non Una Di Meno lanciamo un grido muto da praticare tutt*. Alle ore 16,30 ci fermeremo in ogni punto del corteo, ci sederemo a terra e staremo in silenzio assoluto per 5 minuti al termine dei quali esploderemo in un grande grido collettivo di gioia, di rabbia, di lotta!
Riprendiamo il #gridomuto dalle piazze spagnole e lo dedichiamo a Daniela Carrasco “Mimo”, ritrovata #torturata e #uccisa per aver partecipato alle proteste di piazza in Cile contro le misure neoliberiste e il regime di Pinera.

📌FLASH-MOB DELLE LUCHADORES IN AZIONE!

💥Luchadoras tenetevi pront*!
Lucha y Siesta non si tocca e lo diremo anche con i nostri corpi!

23 SERA…PARTY TIME

💥💃…E dopo la manifestazione, tutt* a festeggiare, ballare e brindare insieme dalle ore 21 a Esc Atelier, Via dei Volsci 159, perchè La rivolta non è un ballo di gala!
**
All’indomani della manifestazione che ci vedrà insieme a Roma, è convocata per il 24 novembre l’assemblea nazionale di Non Una Di Meno verso lo sciopero del prossimo 8 marzo 2020.

📌OSPITALITA’ 23-24 NOVEMBRE E PARTECIPAZIONE AI TAVOLI DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE
▶️Compila il FORM
(++ATTENZIONE CHIUSURA FORM++
E’ POSSIBILE PARTECIPARE ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 24 NOVEMBRE ANCHE SENZA ESSERSI ISCRITT*)

24 NOVEMBRE – ASSEMBLEA NAZIONALE A ROMA

ore 10.00 presso il quartiere San Lorenzo

Leggi il testo di convocazione dell’assemblea

▶️Come arrivare
A piedi da fermata metro A Termini, Vittorio Emanuele, San Giovanni, Manzoni
🚃Tram 3 da: fermata metro A San Giovanni o Manzoni.
🚃Tram 3 o 19 da metro B Policlinico o Piramide

📌I TAVOLI TEMATICI saranno dislocati in questi spazi nel quartiere San Lorenzo

MAPPA ASS

Tutti i tavoli di discussione:

cibo

COLAZIONE E PRANZO VEGAN IN TUTTI GLI SPAZI DOVE SI TERRANNO I TAVOLI

A pranzo focacce con verdure

SPAZIO BIMB* A CURA DI MOM

Mentre è in corso l’Assemblea Nazionale, dalle ore 10.00 presso il Nuovo Cinema Palazzo, al piano di sopra.

mom

Manifesti da stampare

🚐PULLMAN IN PARTENZA DALLE CITTA’

Le città che arriveranno a Roma
🔴 Alessandria
https://www.facebook.com/events/415110322765644/
🔴 Ancona
https://www.facebook.com/events/2164599233846157/
🔴 Bergamo
https://www.facebook.com/events/3206488516090338/
🔴 Bologna
https://www.facebook.com/events/428738291166113/
🔴 Brescia
https://www.facebook.com/events/1741344166000267/
🔴 Firenze
https://www.facebook.com/events/2556986667876343/
🔴 Genova
https://www.facebook.com/events/2531493637079299/
🔴 Imola
https://www.facebook.com/events/586507472085826/
🔴 La Spezia
https://www.facebook.com/events/765173790620097/
🔴 Latina
https://www.facebook.com/events/2558541877598603/
🔴 Lucca
https://www.facebook.com/events/627993401069566/
🔴 Milano
https://www.facebook.com/events/458110611482062/
🔴 Modena
https://www.facebook.com/events/771300806648037/
🔴 Monterotondo
https://www.facebook.com/events/2542216452499434/
🔴 Napoli
https://www.facebook.com/events/429719517924855/
🔴 Padova
https://www.facebook.com/events/2383225015340191/
🔴 Pavia
https://www.facebook.com/events/2474355579554327/
🔴 Perugia
https://www.facebook.com/events/2500239886967236/
🔴 Pescara
https://www.facebook.com/events/1738337709655360/
🔴 Piacenza
https://www.facebook.com/events/895198320874922/
🔴 Pisa
https://www.facebook.com/events/454738955173838/
🔴 Puglia
https://www.facebook.com/events/1625088907634107/
🔴 Ravenna
https://www.facebook.com/events/562913870919490/
🔴 Reggio Emilia
https://www.facebook.com/events/791317621301324/
🔴 Rimini
https://www.facebook.com/events/820882995043416/
🔴 Terni
https://www.facebook.com/events/509148692970537/
🔴 Torino
https://www.facebook.com/events/2664076980279389/
🔴 Venezia e Treviso
https://www.facebook.com/events/846905655724961/

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