TAVOLO VIOLENZA E AUTODETERMINAZIONE – ASSEMBLEA NAZIONALE 29-30.10.2022

LAVOLO VIOLENZA E AUTODETERMINAZIONE

Ecco le tracce dei tavoli di discussione per l’ ASSEMBLEA NAZIONALE di NON UNA DI MENO a Reggio Emilia!

Lo scoppio della guerra in Ucraina lo scorso 24 febbraio ci ha travoltə mentre ancora raccoglievamo i cocci della pandemia e della sua disastrosa gestione. Il successivo otto marzo, giornata di sciopero transfemminista transnazionale, siamo scesə in piazza sostenendo che “la guerra è la più alta espressione della violenza patriarcale”, per rivendicare la nostra scelta di essere fuori dai binari imposti, rifiutandoci di prendere parte all’uno o all’altro schieramento, consapevoli che la guerra del capitale colonialista, in qualsiasi parte del mondo venga combattuta, ricade rovinosamente sulle vite delle popolazioni, a partire da chi è in situazione di maggiore oppressione sociale ed economica.

Durante il nostro sciopero, e in questi mesi che si sono succeduti, abbiamo dichiarato in ogni piazza la nostra ferma e convinta “opposizione alla guerra, al patriarcato, all’autoritarismo e al militarismo” e al loro legame con il capitalismo classista, razzista e abilista che tutto e tuttə usa e consuma. Sappiamo anche che è la violenza patriarcale il filo rosso che attraversa e collega tutti gli spazi che viviamo, pubblici e privati. Una violenza che si esprime in molteplici forme: intrafamiliare, lavorativa, economica, psicologica; violenza sui corpi, violenza climatica e ambientale, violenza sulle libere soggettività.

Il conservatorismo europeo e mondiale ha stretto la sua morsa rendendo ancor più evidenti ed esplicite le politiche che alcuni Stati perseguono: un familismo basato sulla rigidità dei ruoli binari padre – madre e che si riferisce a un modello ipotetico di “famiglia tradizionale”, ma che nella realtà costruisce il modello di famiglia mono nucleare eteronormata funzionale al capitalismo; l’imposizione della maternità che prende in considerazione le persone con utero come strumento di concepimento ma non considera la genitorialità; una forte misoginia espressa nella narrazione di donna-vittima da proteggere; la crescente omolesbobitransfobia e, ribadiamo, misoginia che vede nell’impedimento di scegliere sui nostri corpi e sulle nostre vite l’intento di governarci e controllarci; l’incedere bellicista della corsa al riarmo con la guerra che così permea dai luoghi di conflitto ai nostri territori.

La sensazione di impunità che moltə cittadinə provano dal risultato elettorale, sta facendo sì che diventi sempre più sfacciata e violenta la difesa e la rivendicazione dell’intramontabile orizzonte ideologico fascista: “dio, patria, famiglia”. Abbiamo chiaro di non aver avuto mai governi definibili femministi né alleati, ma è altrettanto chiaro che il livello diffuso di conflitto nei nostri confronti è destinato a crescere, sia politicamente che socialmente, così come la nostra oppressione.

Il governo fascista ultra-conservatore esprime il suo programma politico reale attraverso l’istituzione di ministeri e ministri i cui nomi non lasciano dubbi sugli intenti: e ancora e di nuovo, sotto attacco siamo noi. Siamo noi, donne che rifiutano di essere vittime e madri, persone razzializzate, persone appartenenti alla comunità LGBTQIAP+ che rivendicano la propria esistenza e pretendono diritti, migranti costantemente criminalizzatə e respintə da confini armati, persone con abilità differenti e quindi non performanti secondo la prospettiva del capitale ultra conservatore, e tuttə coloro che il sistema eteropatriarcale dell’uomo bianco etero e cis addita come da raddrizzare, riallineare, cancellare o semplicemente usare.

💥Al loro agire continueremo a rispondere che il nostro posto nel mondo siamo noi a deciderlo e che qui, come in ambito transnazionale, la lotta femminista e transfemminista si è già messa in moto: in Iran dove coraggiosissime giovani donne sfidano lo stato teocratico e fascista; in Siria del Nord e Iraq dove le compagne continuano a difenderci tuttə da un modello di mondo che non ci appartiene e non vogliamo più, perdendo spesso la loro vita in nome dell’uguaglianza tra le genti; negli USA dove le persone con corpi gestanti non hanno paura di dire “abbiamo sempre abortito, continueremo a farlo, che vi piaccia o no”; in Polonia e in Ungheria dove la resistenza di chi si oppone a leggi misogine e omolesbobitransfobiche è sempre più aspra. E le sorelle in Afghanistan, Palestina, Sud America, Africa da sempre e sempre di più lottano per la loro autodeterminazione e per difendere loro i territori.

In questo momento #nonunpassoindietro deve essere la base da cui partire per rilanciare le nostre idee, le nostre parole, le nostre pratiche, le nostre rivendicazioni. L’intersezionalità, che è fondamento di Non Una di Meno, deve essere ribadita con decisione e spiegata con parole chiare, che possano arrivare fuori dal movimento. È il momento di costruire alleanze e reti che permettano, tra le altre cose, di rendere visibile quanto la violenza patriarcale sia strutturale e infestante.

🔥 Andiamo verso un 26N che non dovrà essere una ritualità, ma dovrà rappresentare il culmine di un percorso fatto insieme, costruito collettivamente e rappresentato su tutto il territorio in maniera univoca. Sulla base di queste premesse, in prospettiva del 26N e oltre, ci poniamo diverse domande per riflettere in modo condiviso e collettivo su quali strumenti costruire, quali strategie e intersezioni di lotta attuare, quali nuovi inediti immaginari creare per essere anche noi parte di questa resistenza e lotta femminista e transfemminista globale, per cacciare indietro ogni tentativo di decidere per noi, su di noi, contro di noi.

Per combattere tuttə insieme quello stesso nemico che si manifesta sotto varie spoglie e forme: il patriarcato e la violenza insita nella sua propagazione. Ma anche per immaginare insieme il mondo per come lo vorremmo davvero, per dover smettere di difenderci. Partendo da quel concetto di autodeterminazione che significa per noi partire da sé, per costruire un mondo che comprenda l’esistenza e l’espressione di tuttə.

La violenza maschile contro le donne e di genere nel nostro paese continua a crescere. I femminicidi e i trans*cidi, raccontati ad oggi dal nostro osservatorio, non sono percepiti come un problema sociale e culturale ma come un aspetto del pacchetto “violenza, sicurezza, immigrazione”, dunque:

• Quali nuovi strumenti darci per superare questa visione, sempre più diffusa, nell’opinione pubblica? Come portare alla luce le contraddizioni sulle quali la logica securitaria vince su tutto, anche quando quel tutto sono le nostre vite? Come portare in evidenza i dati reali delle violenze in Italia e sottrarre così la violenza di genere dai temi della propaganda razzista e fascista?

• Quali nuove alleanze intessere, su quali obiettivi, con vecchi e nuovi complici (C.A.V., realtà femministe e comitati territoriali)?

• Come riaffermiamo in questo contesto, nazionale e transnazionale, che noi donne e libere soggettività non vogliamo “essere salvate” o che ci venga detto come e cosa ci farebbe stare in salvo, ma che si impari a riconoscere gli strumenti di fuoriuscita dalla violenza e autodeterminazione che abbiamo e stiamo costruendo in autonomia?

• Come condividiamo fra noi e oltre noi gli strumenti di sottrazione alla violenza e di sostegno reciproco?

• Come reagire collettivamente di fronte alla violenza istituzionale che si attua sui confini, nei tribunali, nelle questure, presso i servizi sociali e nella scuola?

• Le prime proposte di legge/modifica di legge di questo governo sono tutte rivolte ad arginare, impedire, finanche criminalizzare la scelta libera e la consapevolezza sui nostri corpi e sulle nostre vite, con un attacco frontale al diritto di aborto. Come rendiamo l’autodeterminazione terreno di conflitto e opposizione?

• Come decliniamo in questa nuova fase il nostro “molto più di 194”? Quali strumenti e alleanze mettiamo in campo per renderlo concreto e realizzabile?

• La campagna “Sensibile Invisibile” su endometriosi, vulvodinia, fibromialgia e neuropatia del pudendo, ha messo in luce delle patologie non riconosciute dal SSN. È possibile ripartire da qui per costruire nuove tutele per chi soffre di malattie croniche, anche tramite il nostro lavoro sui territori?

• Come immaginare collettivamente l’approccio che vorremmo alla nostra salute anche al di là della questione riproduttiva?

• Come resistere collettivamente e singolarmente alla violenza sui luoghi di lavoro e della forma lavoro stessa della contemporaneità? Come resistere al lavoro che sfrutta, che uccide?

Le soggettività LGBTQIAP+ sono nel mirino del nuovo governo di destra sulla scia di quello che accade in Polonia e Ungheria. Non solo si rimettono in discussione le poche istanze sui diritti approvate in questo paese, ma si sta iniziando una vera e propria lotta alle “teorie gender” che passa attraverso la scuola, con lo slogan molto funzionale quanto ipocrita del “giù le mani dai bambini”. Anche prima del nuovo governo, l’Italia non brillava per i diritti delle persone LGBTQIAP+, il DDL-Zan, che appoggiavamo solo ed esclusivamente al grido di “molto più di Zan”, ne è una dimostrazione.

Non solo, in questa campagna elettorale i partiti che si identificavano a sinistra avevano punti sui diritti LGBTQIAP+, ma puntavano soprattutto al “matrimonio egualitario”, che era lo slogan più gettonato, tralasciando tematiche che sono nel nostro paese estremamente urgenti, come una legge che sancisca l’autodeterminazione delle persone trans e vieti psichiatrizzazioni, patologizzazioni e l’intervento chirurgico su bambinə intersex, dando seguito alla Risoluzione del Parlamento Europeo del 14 febbraio 2019 che tra le altre recitava: “condanna fermamente i trattamenti e la chirurgia di normalizzazione sessuale; accoglie con favore le leggi che vietano tali interventi chirurgici, come a Malta e in Portogallo, e incoraggia gli altri Stati membri ad adottare quanto prima una legislazione analoga”.

• Dato che abbiamo la consapevolezza che durante questo governo sarà impossibile immaginare l’approvazione di leggi a favore delle persone LGBTQIAP+, possiamo immaginare di costruire rivendicazioni in linea con le nostre reali necessità, portando una particolare attenzione a specificità come quelle delle persone Intersex, bisessuali e asessuali, che spesso sono dimenticate e cancellate anche dalla comunità stessa?

• In linea con la scelta dello scorso anno di dedicare una settimana di lotta e manifestazioni dal 20 novembre, TDOR-Transgender Day of Remembrance, al 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, di genere e patriarcale, come ci immaginiamo di rilanciare questa importante connessione?

• “Giù le mani dai bambini” è uno degli slogan più efficaci delle destre sovraniste per negare di affrontare il tema delle identità affettivo sessuali nelle scuole. Possiamo immaginare una risposta efficace a questa idea che fare formazione nelle scuole possa essere un modo per confondere lə bambinə, invece che un modo efficace per fare informazione sulla sessualità e affettività? Come parlare delle effettive forme di violenza che le persone piccole subiscono e della loro invisibilizzazione?

QUALI SLOGAN E PAROLE D’ORDINE PER IL NOSTRO 26 NOVEMBRE DI LOTTA MA ANCHE E SOPRATTUTTO DI LIBERAZIONE PERSONALE E COLLETTIVA?

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‼️ Il 25 novembre é la giornata fissata a livello internazionale, ma per noi, come ogni ann,o il corteo nazionale si terrà a Roma di sabato, dunque il 26N!

TAVOLO SULLA GUERRA – ASSEMBLEA NAZIONALE 29-30.10.2022

GUERRA

Ecco le tracce dei tavoli di discussione per l’ ASSEMBLEA NAZIONALE di NON UNA DI MENO a Reggio Emilia!

La guerra in Ucraina sta radicalmente ridefinendo le condizioni in cui viviamo producendo effetti che vanno ben oltre l’Ucraina e si dispiegano su scala mondiale. Ad otto mesi dal suo inizio, la guerra in Ucraina si mostra come espressione più brutale dell’attacco patriarcale, presentandosi al contempo come nuova “normalità”. Una normalità fatta di violenze quotidiane, militarizzazione dei territori e delle vite, nazionalismo, razzismo, cristallizzazione dei “naturali” ruoli di genere, il rinsaldamento di modelli patriarcali di famiglia e società, l’invisibilizzazione di ogni lotta sociale e dissidenza. La guerra impone degli aut aut e restringe il campo di agibilità politica, a partire dalla libertà di criticare i governi per le scelte fatte.

Questo tavolo di lavoro nasce da due esigenze. La prima è confrontare diverse posizioni emerse negli ultimi mesi: la guerra in Ucraina è una guerra tra le altre? O costituisce una cesura rispetto al passato che riconfigura del tutto l’ordine globale e le condizioni in cui viviamo e lottiamo? La seconda è che questo dibattito riconosca che oggi nessuna battaglia femminista può prescindere dall’opposizione degli effetti della guerra sulle nostre vite, le nostre condizioni di lavoro, le possibilità di lottare.

È quindi indispensabile analizzare le conseguenze della guerra in ottica femminista e transfemminista, riflettere e ricercare possibili alleanze e pensare come, dal punto di vista operativo, possono/debbano cambiare le nostre pratiche di lotta.

• Quali sono gli effetti materiali della guerra in corso in termini di violenza patriarcale e di genere, di divisione sessuale del lavoro, salari e condizioni materiali di vita e lavoro di donne e persone LGTBQIPA+? Come caratterizziamo la prospettiva femminista e transfemmminista contro la guerra, a partire dalla condizione delle donne e delle persone LGBTQIAP+? Come creiamo connessioni tra le profughe che scappano dalla violenza della guerra, le donne e le persone LGBTQIAP+ che in Russia continuano a lottare contro l’oppressione di Putin e tra tuttx coloro che a causa della guerra nei prossimi mesi dovranno farsi carico dell’aumento del lavoro riproduttivo?

• La guerra come incide sulle nostre possibilità di organizzarci e lottare contro il patriarcato a livello transnazionale? In questo contesto cosa implica l’avanzata di governi nazionalisti e razzisti che fanno della famiglia, dell’attacco alle donne e alle persone LGBTQIAP+ il fulcro delle loro politiche?

• Come femministe e transfemministe, che pace vogliamo? Come possiamo riappropriarci del suo potenziale trasformativo e rivoluzionario, facendo della pace un terreno di lotta politica che sia all’altezza della sfida e della posizione per noi inedita di internità alla guerra?

• Contro cosa c’è da lottare sul nostro territorio, in Italia? A partire dalle responsabilità italiane, dall’implicazione diretta dell’Italia nei conflitti.

• Verso il 26N come fare del rifiuto della guerra un punto centrale della nostra lotta contro la violenza maschile e di genere? Come possiamo connetterci e articolarci con altre realtà e lotte a livello transnazionale? Come possiamo comunicare in modo chiaro la nostra prospettiva e quali termini possono esprimere il nostro rifiuto della guerra?

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‼️ Il 25 novembre é la giornata fissata a livello internazionale, ma per noi, come ogni ann,o il corteo nazionale si terrà a Roma di sabato, dunque il 26N!

TAVOLO ECOLOGIE POLITICHE – ASSEMBLEA NAZIONALE 29-30.10.2022

ECOLOGIE POLITICHE

Ecco le tracce dei tavoli di discussione per l’ ASSEMBLEA NAZIONALE di NON UNA DI MENO a Reggio Emilia!

In questo tavolo vogliamo proseguire, approfondire ed entrare nello specifico delle analisi che verranno presentate nella plenaria di apertura. A partire dalle riflessioni iniziate già in pandemia su come la crisi climatica, energetica ed economica non ricada in modo uguale su tuttə e su come le donne, in quanto storicamente responsabili della riproduzione sociale, siano colpite in modo particolare, vogliamo fare dei passi avanti e ragionare su come rendere l’ecologia politica parte integrante delle nostre analisi ed elemento fondamentale delle nostre rivendicazioni.

Vogliamo interrogarci su come la prospettiva ecologista ed ecofemminista può integrare le riflessioni e le lotte portate avanti in questi anni su lavoro e welfare, salute, violenza di genere, su come creare lotte intersezionali in questa fase e come partecipare a quelle che sono già in corso per creare contaminazioni e convergenze.

Qua sotto gli interrogativi a cui vogliamo dedicare spazio in questo tavolo, con l’obiettivo di darci degli strumenti concreti per poter inserire queste rivendicazioni all’interno delle nostre lotte, sempre mantenendo la nostra prospettiva femminista e transfemminista verso e oltre il 26 novembre.

• Cosa vuol dire avere un punto di vista femminista e transfemminista sulla crisi climatica, energetica, sociale ed economica? Come questa situazione impatta le nostre vite? Come evidenziare i nessi tra le diverse crisi che stiamo attraversando e i loro effetti in un modo che sia comprensibile a tuttə e che sia radicato nelle condizioni materiali ed esperienze vissute?

• Come creiamo un percorso di lotta che sappia tenere insieme l’impoverimento, la crisi ecologica, le conseguenze della guerra per uscire dalla retorica per cui c’è ogni volta un’unica e nuova emergenza da affrontare, che ci vorrebbero imporre governi e mass media? Come possiamo partire da noi, dall’impoverimento che stiamo vivendo nelle nostre vite, dalle esigenze delle persone, per allargare alle condizioni globali che ne sono causa e individuare le controparti? Quali rivendicazioni e prospettive possono contrastare questi fenomeni? Come parliamo di redistribuzione, reddito, salario minimo e welfare in questo contesto? Come questi temi possono diventare l’occasione di allargamento del nostro lavoro, conoscenza di nuove persone e costruzione di processi politici?

• Quali relazioni, contaminazioni, punti di incontro e pratiche comuni possiamo costruire con i movimenti ecologisti e con quelli che stanno nascendo contro il carovita (Fridays for Future, Extinction Rebellion, Ecologia politica, Riseup, Noi non paghiamo, Comitati teleriscaldati, GKN ecc)? Come ci poniamo rispetto a questi processi nazionali e non solo (Insorgiamo, Climate Social Camp, ecc)?

• Come inseriamo queste analisi e obiettivi politici nel percorso verso e oltre il 26 novembre, senza diluire e perdere la nostra lente sulle diverse forme di violenza maschile contro le donne e di genere? Quali rivendicazioni fondamentali vogliamo portare in piazza a partire dalle riflessioni di questo gruppo? Come costruiamo una mobilitazione ampia e attraversabile su questi temi, mantenendo saldo il punto di vista radicale e la specificità femminista e antisessista che ci caratterizzano?

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‼️ Il 25 novembre é la giornata fissata a livello internazionale, ma per noi, come ogni ann,o il corteo nazionale si terrà a Roma di sabato, dunque il 26N!

ASSEMBLEA NAZIONALE di NON UNA DI MENO 29-30 ottobre 2022 – Reggio Emilia

💥 Assemblea nazionale NON UNA DI MENO 💥
Reggio Emilia 29-30 ottobre 2022

🟣 Sabato 29 e domenica 30 ottobre ci troveremo da tutta Italia a Reggio Emilia per l’assemblea nazionale di Non Una Di Meno. Per rilanciare la sfida di tessere ancora insieme tutti i frammenti di lotte quotidiane, molteplici e necessarie, continuare a portare avanti un piano di iniziativa collettivo e condiviso, perché del grido femminista e transfemminista che ci unisce c’è più che mai bisogno: Non Una di Meno!

Link per iscriversi in presenza o online: http://tinyurl.com/mry53ksm

✨ L’assemblea é il momento politico e di socialità dove condividiamo la nostra lettura e analisi della fase politica, ci confrontiamo sugli obiettivi politici, metodi e pratiche delle nostre lotte.

📍 L’assemblea si svolgerà presso l’Ostello della Ghiara, a Reggio Emilia, durante le intere giornate di sabato e domenica. Vi saranno gruppi di discussione alternati a momenti di assemblea plenaria.

⭕ L’assemblea é aperta a tuttə. Durante le discussioni collettive la priorità é data agli interventi dei nodi territoriali di Non Una di Meno, e a seguire a gruppi, associazioni, persone singole.

👇🏽 APPELLO DI LANCIO DELL’ASSEMBLEA 👇🏽

🔥 A sei anni dalla prima marea transfemminista a Roma, il 26 novembre 2016, ci troviamo oggi in uno scenario completamente mutato che ci impone di ridiscutere concetti, chiavi interpretative, strumenti e pratiche che per essere calate nel presente sempre più segnato da guerra, crisi sociale e climatica.

La lotta contro la violenza patriarcale deve fare i conti con queste profonde discontinuità, assume un senso nuovo e apre a connessioni e convergenze da esplorare e approfondire.

🟣 Prima la pandemia ha rimesso al centro il tema della riproduzione sociale come prioritario terreno di conflitto: la definitiva visibilizzazione del lavoro essenziale e di cura, gratuito o malpagato, e l’urgenza di politiche ridistributive della ricchezza, il ripensamento e rifinanziamento delle istituzioni della cura e del welfare pubblico, l’accesso alla salute su scala transnazionale.

🟢 La crisi climatica si afferma oggi non come scenario futuro ma come presente terribilmente reale, diretta conseguenza di un modello di sviluppo neoliberista, patriarcale e coloniale segnato dalla violenza, dallo sfruttamento dell’ecosistema e dei corpi, in contraddizione con la vita stessa.

🔴 Ci muoviamo nello scenario di una guerra come esito ultimo della crisi della globalizzazione che ridisegnerà gli equilibri in tutto il mondo, una ridefinizione segnata dal riarmo e dal pericolo atomico, dalla stretta autoritaria e antidemocratica profonda che colpisce prima di tutto i corpi di donne, migranti, persone LGBTQIA+ e poverə. Una guerra che si serve dell’approvvigionamento energetico come una delle leve principali.

📛 L’affermazione elettorale della destra razzista, antiabortista, familista e ultraconservatrice porta al governo chi in questi anni nelle amministrazioni regionali e in Parlamento ha attaccato l’accesso all’aborto, l’autodeterminazione di donne e persone LGBTQIA+ e nei percorsi di affermazione di genere, la liberazione dalle oppressioni delle norme imposte dal sistema per tuttə e fa continua propaganda razzista per avere i confini chiusi, per ridurre le tasse ai ricchi e togliere anche strumenti già minimi e insufficienti di autonomia economica, come il reddito di cittadinanza, e che riproduce uno schema sociale profondamente patriarcale, iniquo e classista. Allinea l’Italia al programma reazionario di Polonia e Ungheria e afferma un’idea di fortezza Europa sovranista e razzista.

❌ Si sposta così sempre più a destra l’asse in un conflitto interno che si scarica sui nostri corpi riproponendo in funzione identitaria il modello caro ai clerico-fascisti di Dio-Patria-Famiglia che abbiamo già visto rappresentarsi a Verona nel 2019 e come anche simbolicamente affermano le elezioni a Presidenti di Camera e Senato di un antiabortista ultracattolico come Fontana e di un nostalgico fascista come La Russa.

🔻Ci troviamo dunque a ripensare il nostro discorso politico, dopo sei anni intensi di lotte del movimento femminista e transfemminista ma in un contesto mutato che ci incalza.

🔻 Ripensare il discorso politico non può prescindere dal ripensare e rilanciare pratiche e forme organizzative adeguate alle sfide del presente, in grado di agire i conflitti sui territori e nello spazio politico pubblico, non solo sul terreno della resistenza ma per costruire nuovi immaginari che partano dai nostri bisogni e desideri.

🔻 Non può sfuggire dall’interrogarci sul moltiplicare convergenze e costruire percorsi e orizzonti comuni a partire da un approccio intersezionale fondato sulla materialità delle nostre esistenze, dal riconoscimento di privilegi e oppressioni che le percorrono, dall’attraversamento e dalla moltiplicazione di spazi di espressione politica larghi, non identitari nè appropriabili.

🔻 Chiamiamo donne, persone lgbtqia+, migranti, precariə, disoccupatə, attivistə per il clima e chi si riconosce in queste urgenze a costruire insieme le lotte per i mesi futuri e la mobilitazione nazionale del prossimo 26 novembre.

🔥 Per tutto questo ci vediamo a Reggio Emilia il 29 e 30 ottobre in una quantomai necessaria assemblea nazionale, per fare risalite tuttə insieme la marea verso e oltre il 26N.

#risalelamarea
#amoreerabbia
💜🔥✊🏼

ℹDi seguito la struttura della due giorni e alcune info tecniche! ℹ

✨ L’assemblea é il momento politico e di socialità dove condividiamo la nostra lettura e analisi politica, ci confrontiamo sugli obiettivi politici, metodi e pratiche delle nostre lotte.

L’assemblea si svolgerà presso l’Ostello della Ghiara, a Reggio Emilia, durante le intere giornate di sabato e domenica. Vi saranno gruppi di discussione alternati a momenti di assemblea plenaria.

ACCESSIBILITÀ
La lingua di lavoro é l’italiano. L’assemblea si tiene al piano terra e al primo piano, raggiungibile con ascensore accessibile. Sono disponibili bagni per persone con disabilità.

⭕ L’assemblea é aperta a tuttə. Durante le discussioni collettive la priorità é data agli interventi dei nodi territoriali di Non Una di Meno, e a seguire a gruppi, associazioni, persone singole.

➡ L’assemblea sarà divisa nei seguenti momenti:

SABATO 29 ottobre

H10:00-13:00 Plenaria introduttiva con un’analisi della fase politica e sociale

H14:00-18:00 Gruppi di discussione in parallelo.
-Violenza ed autodeterminazione
-Guerra
-Ecologie politiche

DOMENICA 30 ottobre

H10:00-16:00 Plenaria conclusiva a partire dal lavoro nei tavoli e verso e oltre il 26N

❤️‍🔥 Con AMORE E RABBIA ❤️‍🔥

Non una di meno