
Siamo lavoratorə e studentə di scuola e università.
Viviamo e attraversiamo il contesto della formazione di ogni ordine e grado tutti i giorni. Lo facciamo spesso in condizioni difficili, con aule carenti e sovraffollate, edifici fatiscenti , programmi didattici obsoleti e scarsa considerazione da parte di chi sul nostro lavoro e sul nostro studio dovrebbe investire da un punto di vista politico, sociale ed economico.
Il tema scuola e formazione, infatti, non può e non deve interessare soltanto chi quei contesti li vive e li attraversa quotidianamente, ma deve diventare dominio di tuttə perché riguarda il futuro e la possibilità di un mondo rivoluzionato per tuttə.
Partire da scuole e università, dai centri alle periferie, significa dare libero spazio ad un discorso critico che possa promuovere un orizzonte alternativo.
LA MANCANZA DI RISORSE E INVESTIMENTI
La mancanza di risorse è trasversale ad ogni ordine e grado di scuola. Gli investimenti sono assolutamente insufficienti su più fronti: dall’edilizia scolastica alla carenza e alla stabilizzazione del personale precario, dall’innovazione al contrasto alla dispersione scolastica e alle povertà educative, con scarsissima attenzione verso le condizioni di disparità e disuguaglianze presenti a livello sociale e di conseguenze dentro il contesto scolastico.
Migliaia di lavoratorə precariə ogni anno combattono con un sistema di reclutamento iniquo e umiliante. La scuola è l’ultimo baluardo del welfare, al cui interno lə insegnanti devono far fronte a un sempre maggiore disagio perché il territorio che circonda i nostri luoghi di formazione viene sempre più impoverito di servizi e risorse.
LA DIDATTICA
Le linee guida ministeriali sono inadeguate e ancora attestate su un registro di universalismo tutto maschile, Alcune tematiche sono totalmente assenti, mentre didattica e apprendimento sono impostati in termini gerarchici e autoritari.
La scuola continua a separare le emozioni e il benessere delle persone dagli aspetti cognitivi e dell’apprendimento. I corpi, le relazioni, i sentimenti, la sessualità, gli amori, sono ciò che viene considerato sempre e comunque “fuori tema”, marginale.
L’intera conformazione dei luoghi della formazione è orientata all’individualismo: dalla struttura degli ambienti (edifici/aule) alla struttura e alle pratiche della formazione (lezioni frontali/valutazione).
Negli ambienti universitari e della ricerca, i gender studies e gli studi decoloniali non solo non vengono promossi e finanziati, ma spesso vengono boicottati o relegati a questioni di scarsa rilevanza. Nelle scuole l’educazione sessuale e all’affettività non trova spazio, e quando lo trova, viene affidata a docentə senza una formazione e una preparazione adeguate, in un’ottica biologista e patologizzante che non tiene in considerazione gli aspetti emotivi e di consenso che indissolubilmente la riguardano.
AUTODETERMINAZIONE
Su questi temi da un lato registriamo le carenze e le responsabilità del sistema scuola nell’utilizzo ancora insufficiente delle carriere alias e di un linguaggio inclusivo, nella scarsa valorizzazione delle differenze e nel contrasto solo di facciata ad ogni forma di discriminazione (solo per fare alcuni esempi); dall’altro riteniamo importante interrogarci su quel che sia possibile costruire e rivendicare dall’interno dei contesti in cui studiamo e lavoriamo o veniamo coinvoltə come attivistə. Alcune lotte dellə studentə degli ultimi anni hanno messo in evidenza con forza temi quali la salute mentale, la questione delle molestie nei luoghi della formazione, del dress code, dei bagni no gender, del congedo mestruale o della stessa carriera alias.
Femminismo e transfemminismo sono infatti pratiche e visioni del mondo in grado di ribaltare completamente l’approccio escludente classista/razzista/sessista/abilista della scuola e dell’università di oggi, perché mettono al centro la persona, le relazioni, i corpi, una visione antiautoritaria della società e perché grazie alle pratiche che abbiamo costruito e costruiamo (il partire da sé, l’autocoscienza, l’abbattimento di gerarchie e ruoli precostituiti), possiamo creare comunità che siano in grado di dare forma ad un cambiamento radicale del contesto scolastico e formativo.
LA FORMAZIONE DEL “MERITO”
Questo governo sta piegando la formazione alla triade merito-vergogna-disciplina, tanto cara al Ministro Valditara. In questo percorso, è arrivato ad eliminare il reddito di cittadinanza per chi non completa l’obbligo formativo, favorendo un’emarginazione sociale radicale e punendo la povertà come una colpa individuale.
Nella scuola del “merito” si promuove la militarizzazione dei saperi in quasi ogni grado di scuola, con seminari tenuti dalle forze dell’ordine, progetti di PCTO in caserme e basi militari, progetti di ricerca universitari finanziati e utilizzati da aziende ecocide e guerrafondaie. Questo, chiaramente, senza lasciare spazio a qualsiasi altro tipo di alternativa che porti una visione antiautoritaria della societa.
Nella scuola del “merito” sta scomparendo la possibilità di discussione e critica all’interno degli organi collegiali, il potere dei dirigenti è sempre più assoluto e, con l’introduzione dell’autonomia differenziata, si preannuncia un attacco definitivo al diritto all’istruzione e ad un contratto nazionale per chi lavora nel mondo della scuola. Questa autonomia sarà infatti causa di differenze regionali gravissime sulle base delle possibilità di spesa dei territori, del contratto di lavoro e del salario del personale docente, producendo importanti disparità nell’offerta formativa per lə studentə.
Sentiamo forte la responsabilità di aprire un dibattito sulla formazione, costruito dal basso, attraverso le voci e i bisogni di chi fa formazione e vive la scuola e l’università ogni giorno.
Vogliamo costruire una rete di resistenza agli attacchi che da decenni subisce il mondo della scuola e dell’università.
Vogliamo un sapere libero dalla violenza patriarcale, dal razzismo, dall’abilismo e dal classismo.
Vogliamo una scuola laica, pubblica e gratuita che sia davvero per tuttə.
Vogliamo un’educazione sessuale e affettiva in tutte le scuole e vogliamo che sia affidata alle reti femministe e transfemministe.
Vogliamo spazio e voce per i corpi e le emozioni perchè stare bene a scuola sia una priorità concreta e un futuro possibile.
Chiediamo investimenti e risorse per strutture e personale, la revisione completa delle linee guida ministeriali con l’inserimento degli studi decoloniali e di genere. L’abolizione immediata del PCTO.
Facciamo appello a lavoratorə e studentə di scuole e università per partecipare al prossimo sciopero dell’8marzo. Invitiamo tuttə A prendere parte ai cortei e alle manifestazioni che si terranno nelle città, a dare corpo e voce a questo sciopero dentro gli istituti e gli atenei.
Contro l’autonomia differenziata e la scuola del merito,
Contro la dispersione scolastica, le disuguaglianze e le povertà educative
Vogliamo una scuola femminista e transfemminista!
CONTRO MERITO E PATRIARCATO, SCIOPERO INDISCIPLINATO!
Non una di Meno