30-31.01.2021 – GRUPPO ECONOMIA E LAVORO

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L’appello di lancio di Non una di Meno per il 30 e 31 gennaio 2021, due giornate online dove si articoleranno alcuni Gruppi tematici di discussione verso lo sciopero dell’8 marzo: Violenza e Percorsi di fuoriuscita; Scuola; Economia e Lavoro; Salute; Corpi, Ecosistema, Giustizia Climatica. Qui il form da compilare per partecipare ai gruppi. La seconda tappa è l’Assemblea Nazionale del 6 febbraio, sempre in modalità online. A breve tutte le info. Di seguito il testo del Gruppo Economia e Lavoro.

La crisi pandemica ha causato una profonda trasformazione del lavoro, produttivo e riproduttivo. L’obiettivo del gruppo lavoro è guardare a queste trasformazioni e immaginare pratiche in vista dello sciopero femminista e transfemminista dell’8Marzo per dar voce alle lotte già in campo e innescarne di nuove. Il nostro sciopero è quanto mai necessario. In questa stagione pandemica ancora di più ci hanno sfruttate, precarizzate, ci hanno costrette a lavori insicuri, invisibilizzati, mal retribuiti o non retribuiti, a causa di una divisione sessuale del lavoro che nasce da una atavica svalutazione dei nostri corpi per averci sempre disponibili.

La crisi ha messo in luce come il lavoro di cura nella salute, nell’educazione e nelle case sia essenziale, ma sia anche il più precario perchè il meno valorizzato. Abbiamo seguito figliə piccolə nella DAD mentre eravamo in smartworking. I turni nei magazzini ci richiedono piena disponibilità e siamo diventate più ricattabili, soprattutto quando dal nostro lavoro dipende un permesso di soggiorno. Ci chiamano eroine nelle corsie degli ospedali, ma siamo sottoposte a ritmi di lavoro senza sosta. Ci hanno definite essenziali quando abbiamo sanificato spazi pubblici e privati, ma siamo senza tutele e con salari bassi. Siamo state costrette a licenziarci per occuparci della cura di anzianə e bambinə.

Siamo le badanti e le lavoratrici domestiche in nero, esposte al ricatto e alla violenza. Siamo diventate sempre più precarie e i pochi sussidi esistenti non ci bastano. Siamo sex workers, siamo escluse da ogni forma di tutela e per continuare a percepire un reddito siamo più esposte al contagio e a sanzioni. Siamo freelance, Partite Iva, non abbiamo garanzie e sentiamo ancora di più l’isolamento nelle nostre case. Non avevamo un contratto, ora abbiamo perso il lavoro. La precarietà ci espone ancor di più alla violenza sui posti di lavoro e nelle case.  Queste trasformazioni vanno oltre lo stesso stato di emergenza e avranno ricadute sociali a lungo termine, come già la scadenza del blocco dei licenziamenti prefigura.

Il Recovery Plan e il Family Act, nonostante una falsa attenzione al genere, rinsaldano la divisione sessuale del lavoro. Le misure proposte concentrano ulteriori risorse nelle mani delle imprese per la ripresa dalla crisi attuale, senza un reale intervento sulle condizioni di lavoro e senza un adeguato rafforzamento del welfare. Infatti, le politiche di conciliazione indirizzate alle donne, agendo su base famigliare, riaffermano che il nostro reddito è sacrificabile e normalizzano il lavoro riproduttivo che svolgiamo ogni giorno nelle case senza retribuzione. La retorica dell’autoimprenditorialità femminile è un alibi per non prendere in carico le difficoltà strutturali dell’accesso al lavoro per donne e libere soggettività. Non vogliamo più supplire a un welfare del tutto assente. Per queste ragioni, lo sciopero femminista e transfemminista, in tutte le sue forme, si mostra nella sua urgenza e pone delle difficoltà inedite. È necessario uno sforzo collettivo per pensare una lettura femminista del presente, della crisi pandemica e delle misure messe in campo per superarla, verso e oltre l’8 marzo.

Il gruppo tematico si propone di costruire un’analisi collettiva dell’attuale fase politica, di formulare rivendicazioni adeguate alle trasformazioni del presente e di proporre pratiche per lo sciopero femminista e transfemminista. In particolare:

   1-Come analizziamo il lavoro, produttivo e riproduttivo, e le condizioni economiche nell’attuale fase politica? Come si è riarticolata la divisione sessuale del lavoro? Quali lotte si sono innescate sul terreno della riproduzione sociale?

   2- Come attualizziamo le rivendicazioni che abbiamo portato avanti in questi anni (reddito, salario e permesso di soggiorno europeo)? Quali pratiche per rispondere alla disciplina dei mercati finanziari sui nostri corpi, alla luce di una lettura femminista del Recovery Plan e del debito? Come riportare la riproduzione al centro delle nostre rivendicazioni?

   3-Come costruiamo lo sciopero femminista nelle sue diverse declinazioni, superando le difficoltà di accesso ai luoghi di lavoro, di mobilitazione nello spazio pubblico e di organizzazione di forme di astensione e protesta tra le mura domestiche? Quali pratiche di sciopero possiamo inventare/reinventare non solo contro il lavoro riproduttivo non salariato, ma anche contro lo smartworking e tutti quei lavori che hanno subito pesanti conseguenze (freelance, lavoro informale, etc.)? Quali rapporti possiamo tessere con lavoratrici, delegate e sindacaliste? In quali contesti e con quali strumenti?

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