No Al Primario Confessionale Al San Camillo Di Roma
Fuori gli obiettori di coscienza dagli ospedali pubblici
È stato bandito oggi un nuovo concorso per la nomina del primario di ostetricia e ginecologia dell’ospedale San Camillo di Roma, centro di riferimento regionale per l’accesso all’aborto.
Ma il concreto rischio che si sta profilando è che venga nominato un primario confessionale, nonostante siano chiare ed evidenti le ostilità dei ginecologi confessionali alla legge 194, all’autodeterminazione e alla salute delle donne.
Nel Lazio sono già diretti da ginecologi confessionali, quindi obiettori di coscienza, i reparti di ginecologia degli Ospedali di Frosinone (dove non si effettuano IVG) e di Viterbo e, a Roma, del San Giovanni, del Policlinico Universitario della Sapienza, del Policlinico Casilino. A questi vanno aggiunti i reparti di maternità degli Ospedali cattolici (Policlinico Gemelli, Villa San Pietro, Fatebenefratelli) e di quelli convenzionati (Santa Famiglia, Città di Roma, Villa Pia) in cui non si applica la Legge 194/78. Nel Lazio gli obiettori sono l’81% % del totale, in Italia la media è del 70%.
Non una di Meno non ha intenzione di lasciare la libertà di scelta fuori dalla sanità pubblica. Per questo oggi a Roma si è tenuto un partecipato flash mob alla direzione dell’ospedale San Camillo mentre sui social un tweet storm ha inondato il web con gli hashtag #obiezionerespinta e #LibereDi.
Quella di oggi è stata una prima tappa verso il 28 settembre – giornata mondiale per l’aborto libero e l’autodeterminazione che vedrà iniziative e azioni in tutta Italia. Costruiremo, insieme alle argentine e alle donne che nel mondo si attiveranno, mobilitazioni sui temi della salute e della libertà di scelta.
A Roma diamo appuntamento per mercoledì 28 giugno alle h 18 all’IFEST (presso il Parco Ponte Nomentano) per un incontro su diritto alla salute e libertà di scelta e per discutere di pratiche e campagne possibili verso il 28 settembre.